Dopo il servizio sul KANUN, andato in onda su LE IENE il 27 Gennaio, ho sentito la necessità di far chiarezza e spiegare agli amici italiani e non, quello che è realmente questo codice antico e quello che ha rappresentato negli anni per la comunità albanese.
Parlare oggigiorno, nel 2019, di Kanun può sembrare assurdo, ma a quanto pare la famosa vendetta di sangue del paese delle aquile è ancora viva, soprattutto nelle zone montane del nord dall’Albania.
Teoricamente il Kanun riguarderebbe solo il popolo albanese in quanto trattasi di un insieme di consuetudini che regolano la vita sociale dei villaggi (principalmente del nord) dell’Albania, ma a quanto pare i flussi migratori albanesi che hanno interessato l’Europa ed in particolar modo l’Italia hanno visto anche uno sconfinamento di queste pratiche secolari.
A volte si dipinge il Kanun come qualcosa di mostruoso, dimenticando spesso e volentieri il periodo che diede vita a questo antico Codice delle Montagne. Nel ‘400 l’Albania viveva l’invasione, la dominazione e la resistenza all’impero Ottomano e all’Islam.
In quel periodo questo codice “ghego cristiano” è stato un mezzo utilizzato nel tentativo di resistere e sopravvivere all’invasore straniera. Il Kanun sopravvisse alla dominazione turca e fu tramandato fino ai giorni nostri di generazione in generazione in via orale.
Senza dimenticare che all’interno dell’antico codice ci sono delle consuetudini di alto valore come l’ospitalità e la BESA, parola e gesto non traducibile in altre lingue se non con “fiducia e parola data”, che però non ne rispecchia a pieno il significato.
La stessa BESA che spinse il popolo albanese ad accogliere e salvare gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre nel resto dell’Europa quest’ultimi venivano deportati e sterminati. Si, perché secondo il Kanun, chi dà la BESA e l’ospitalità le difende con la vita.
