Venerdì 13 e Sabato 14 novembre si è svolto a Bologna,presso il Palazzo D’Accursio, il secondo incontro della rete Mier. Mier (Media interculturali Emilia-Romagna,nato dall‘impegno della Regione Emilia Romagna e del Cospe) è un acronimo che racchiude in sé il bisogno di cittadini migranti e non di concentrare in un’unica rete le proprie attività multiculturali ,quali testate,siti web, iniziative radiofoniche e televisive.
Attualmente fanno parte della rete Mier: una web radio e una web tv(Asteriscoradio.com , Crossing TV ); due programmi radio (Se ne dicon di parole – Radio Icaro Rimini, Il giro del mondo in 95mH- Radio Sound Piacenza); tre siti web (Albanianews.it , Associna.com , Iltamburo.com ); sei pubblicazioni (Città Metticia -Ravenna, Il Sofà -Bologna, Il tamburo – Bologna, Segni & Sogni- Forlì, Speciale Mondoinsieme- Reggio Emilia, Mosaico – Piacenza) e due trasmissioni tv (i colori della musica – E’ TV Romagna e Rimini Icaro Tv e Mondo in onda – Telelibertà Piacenza).
Per capire lo spirito dell’iniziativa, credo sia necessario partire dal titolo stesso dell’evento: “Giovani ad “alt(r) a“ voce“. Il gioco di consonanti sulla parola “ alt(R)a” non è un puro divertimento stilistico, quanto piuttosto l’esigenza di far conoscere attraverso mezzi diversi un’”altra” Italia, non in punta di piedi ma a voce “alta”, con costanza e determinazione.
L’esperienza di vita individuale rimane un racconto da scrivere in qualche bel romanzo e nulla di più, se non si ha la forza di condividerla tramite l‘associazionismo. Ed è proprio quello che hanno fatto i ragazzi delle rete Together. La rete comprendere associazioni multiculturali sparse nel territorio dell‘Emilia Romagna: ArciMondo,Arcobaleno,Associna,Generazione Articolo 3, Next Generation Italy e Wor(l)d.
L’evento è stato salutato dalla signora Annamaria Dapporto(Assessore alle politiche sociali ed educative per l‘infanzia e l‘adolescenza,politiche per l‘immigrazione,sviluppo volontariato,associazionismo, terzo settore della Regione Emilia Romagna) la quale ha sottolineando l’importanza della coesione sociale ed ha passato la parola ai ragazzi delle associazioni di cui sopra.
Sun Wen Long sottolinea come “Associna” sia nata dall’esigenza di “dare notizie vere sul mondo cinese”. Diversa è la storia di Arcobaleno (sede Rimini-Riccione), nata da esigenze più materiali, ovvero migliorare la situazione alloggiativa degli stranieri ,si è evoluta con il mutamento delle esigenze dei suoi interlocutori. Blerina di Next Generation Italy pone l’accento su come non sia l’immigrazione in sè un problema, quanto piuttosto l’incontro tra l’immigrazione e la cittadinanza.
Aziz Sadid della rete TogethER parla di “lotta”.
Ovviamente ,dati i tempi che corrono( tempi in cui ad ogni nome arabo si associa un probabile terrorista) Aziz precisa che la loro “lotta” non si combatte con bombe ma con la “resistenza”, avente come obiettivo la sensibilizzazione della cittadinanza riguardo ad ogni forma di discriminazione (non solo razziale). Inoltre, sia Aziz che l’associazione “Arcimondo” sottolineano che l’obiettivo delle associazioni non è la ricerca di integrazione o di equilibrio sociale, in quanto già presenti nella società, quanto piuttosto il bisogno di mettersi in prima linea,di agire e di essere riconosciuti come Cittadini, con la C maiuscola.
Adil El Marouakhi del centro intercultura “Mondoinsieme” del comune di Reggio Emilia focalizza l’attenzione sul senso d’appartenenza. La necessità del comune cittadino di collocare, anche solo mentalmente, un individuo all’interno di una determinata cultura spinge a considerare i figli di immigrati come una replica tout court dei loro genitori. Gli Italiani non riescono (o fanno fatica) a considerare i “nuovi italiani” come soggetti con cui poter condividere una quotidianità “normale”.Un brillante progetto illustrato da Viviana Bussadori (Centro regionale contro le discriminazioni/Servizio Politiche per l‘Accoglienza e l‘integrazione sociale della Regione Emilia Romagna) è la “Biblioteca vivente”.
Il progetto, di origine danese, usa pratiche bibliotecarie per mettere in contatto cittadini/e con categorie fortemente stereotipizzate. Dunque, si ha la possibilità di prendere in “prestito” ovvero fare domande o semplicemente chiacchierare con uno straniero, una zingara o una donna musulmana (etc.) in un arco di tempo limitato a trenta minuti.Qui potete vedere i dettagli dell’iniziativaDopo un’un abbondante buffet, la conferenza è continuata con un’ospite venuto dall’America ,Sandip Roy, collaboratore di “New American Media”.
New American Media
“New American Media” nasce nel 1996 ed è un sito che raccoglie notizie proveniente da testate giornalistiche in lingua,ovvero giornali aventi come principali interlocutori etnie non americane. I primi a notare la rilevanza dei giornali etnici non sono state le istituzioni ma, come spesso accade, i settori privati. Un esempio sono le compagnie telefoniche che hanno pensato di pubblicizzare i propri prodotti e servizi sui quotidiani in lingua ,in modo da ampliare il proprio mercato.
Uno dei tanti successi di “New America Media” è stata l’iniziativa di far tradurre ai giornali etnici in lingue diverse ( a seconda dei loro lettori,ovviamente) un editoriale che voleva esercitare una sorta di pressione della carta stampata sul mondo politico per una riforma della legge sull’immigrazione americana. Dunque, nello stesso giorno sono stati pubblicati 300 editoriali con lo stesso contenuto ma in lingua diversa.
Il pomeriggio è continuato con un dibattito relativo all’importanza dell’impresa, e quindi del settore privato, come soggetto pioniere del riconoscimento di una società che si evolve verso il multiculturalismo. Ed è in questa ottica che è nata “Impresa Etica”, sorta nel 2001 ,raccoglie aziende che insieme cercano di capire come muoversi nell’ambito della multiculturalità. Tra le tante iniziative, Impresa Etica ha introdotto in Italia “la carta delle pari opportunità”, già presente in diversi Paesi europei.
La carta può essere volontariamente firmata da imprese di qualsiasi dimensione che voglio impegnarsi in una politica dell’ inclusione. Una volta firmata la carta, le imprese vengo monitorate affinché garantiscano effettivamente delle pari opportunità a chi faccia (o voglia) far parte dell’azienda. Avete mai pensato che l’integrazione può avvenire anche tramite lo scambio di sangue?
E’ quello che racconta Andrea Tieghi (presidente dell’Avis): quattro anni fa l’Avis ha iniziato ,con successo, a coinvolgere cittadini immigrati nella donazione del sangue. La donazione del sangue non ha unicamente una finalità sanitaria, ma è un’esperienza che permette all’individuo proveniente dall’estero di sentirsi parte del tessuto sociale. Per non farci mancare nulla, la serata è continuata con due concerti presso Zò Caffè (Bo): Dadduo e Les Hardonik.
La mattina del Sabato ha avuto come protagonista la trasmissione televisiva in diretta streaming ,condotta da Iman Sabbah (giornalista di Rainews24) e da Azeb Lucà Trombetta (Crossing tv).
Professionisti ed operatori provenienti da diversi enti (Regione Emilia Romagna, Università degli studi di Bologna,Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia) e associazioni (G2, Nuovi profili Corecom Emilia Romagna,Nuovi profili, Yalla Italia!,Cospe) hanno commentato video ed interviste.
Il primo video mostrava una mini “inchiesta ” per le strade di Bologna.
Il professore Claudio Baraldi dell’università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sottolinea la fatica degli intervistati nel rispondere. Questo “imbarazzismo” (come viene definito da Lubna Ammoune di Yalla Italia!) deriva dalla confusione che si ha sul termine “razzismo”. Le scuole che dovrebbero fornire strumenti per una corretta interpretazione della realtà non li forniscono, i mass-media tendo ad amplificare e radicare pregiudizi. E tutto questo a discapito dell’individuazione del vero problema: non tanto il razzismo, quanto piuttosto l’ etnocentrismo. Il secondo video è un intervista a Yoon C. Joyce, attore italo/coreano.Un’analisi lucida sul problema dell’immagine dello straniero nel cinema e nella tv italiane viene fatta dalla sociologa dell’Università degli studi di Bologna, Pina Lalli. La sociologa parte da un dato statistico secondo il quale dopo la terza media, la maggior parte di incontri tra italiani e immigrati avviene per strada. Dunque, per cambiare la rappresentazione dello straniero non è sufficiente introdurre figure positive nel cinema o nella televisione. E’ necessario creare dei luoghi d’incontro informali e di scambio, in modo che l’italiano conosca l’immigrato non solo nelle vesti del “venditore di rose“.L’ultimo video mostrava l’intervista fatta a ragazzi stranieri che hanno intrapreso stage presso varie redazione giornalistiche.
Senz’altro l’esperienza dei ragazzi è stata positiva sia per i protagonisti stessi sia per chi gli ha ospitati. Tuttavia come sottolinea Gerardo Bombato (Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna) ,le redazione che si sono offerte sono delle “mosche bianche” nella realtà Italiana.
A concludere queste due giornate di intenso scambio umano e culturale sono state le parole di Tahar Lamri, scrittore algerino e neo-eletto presidente della rete Mier. Tahar vede il razzismo italiano riassunto nell’anomala “categoria” delle “badanti“. Queste signore,provenienti da ogni dove, oltre a non avere un nome professionale, vengono trattate al pari delle “schiave”.
Le nuove “schiave” sempre a disposizione delle esigenze degli anziani, coprono le lacune del sistema di welfare italiano.L’augurio e la speranza è che la rete Mier possa fare nuovi “adepti”. Una rete di multiculturalità è ciò di cui le regioni italiane ( e non solo l’Emilia Romagna) hanno bisogno,per avere (finalmente!) una voce veritiera sulla realtà dell’immigrazione.