Ore cariche di tensione hanno tenuto sotto scacco il PD. Berisha, predecessore di Lulzim Basha, capo dell’opposizione, ha ordito una protesta ai danni dell’attuale leader, per tentare un “colpo alla dirigenza” del partito e potersi riappropriare del posto di Premier.
I sostenitori di Berisha, dopo aver provato a introdursi nell’edificio dalla porta principale, protetta dalle blindate, hanno tentato di irrompere nello stabile entrando da una delle finestre dello studio di Basha, ma sono stati respinti dall’interno. Un uomo è rimasto contuso e Berisha ha violentemente sentenziato contro Basha – che, con altri componenti del partito, si trova dentro il palazzo – di aver ridotto la sede a un vero e proprio bunker.
La risposta di Basha non ha tardato ad arrivare: puntando l’indice accusatore contro il predecessore, lo ha accusato di voler riprendere il potere con la violenza, solo per un suo tornaconto personale, senza alcun interesse rivolto al Paese.
Dopo circa due ore dall’inizio dell’attacco, temendo che gli atti di violenza potessero diventare più cruenti, Basha ha chiesto l’aiuto della polizia, che è prontamente intervenuta, lanciando gas lacrimogeni sugli aggressori. Berisha, di fronte alla forza pubblica, non ha potuto far altro che arrendersi e battere in ritirata con i suoi sostenitori, dichiarando il fallimento del primo assedio, con la promessa di ritornare più forte di adesso.
Quanto accaduto oggi, è uno degli atti dimostrativi, messi in campo dall’ex leader, facenti parte delle rimostranze partite già qualche settimana fa. Uno dei motivi che ha scatenato le ire dell’ex leader, spingendolo a mettere in atto la grande protesta – sostenuto anche da un piccolo gruppo di deputati del PD – è stata la decisione presa a settembre da Basha di espellerlo dal partito, dopo che gli Stati Uniti lo hanno dichiarato “non grato”, in quanto accusato di essere coinvolto in fatti di corruzione.