Un’aquila nera domina lo sfondo rosso della bandiera albanese, la stessa aquila che era nello stendardo di Skanderbeg ,il condottiero che riuscì a rendere il paese indipendente dagli ottomani nel XV secolo, seppure per un breve periodo.
Sventola dovunque, la bandiera albanese, e l’aquila dovunque è riprodotta.
Simbolo di orgoglio e identità.
Scena 1 – Qeparo
Terrazza comune del residence.
Un papà e suo figlio, un ragazzino di circa 12 anni, ospiti del residence, il gestore ed io. L’uomo traduce il mio pessimo inglese al gestore, che parla solo albanese e greco.
Suo figlio, orgoglioso, mi snocciola paroline in italiano: buongiorno, grazie, amici.
Gli faccio i complimenti. Da 5 giorni tento di mandare a memoria falenderim ma col caizer che riesco a pronunciare questa unica parola come si deve.
“Where are you from?” – gli chiedo.
“America. Illinois. Chicago”
Il padre lo guarda torvo.
“No. You live in America. You are from Albania.”
La differenza che passa tra house e home.
L’Albania non è il paese delle aquile. E’ il paese delle colombe.
In nessun altro luogo che ho visitato ho percepito tanta disponibilità, senso dell’ospitalità, gentilezza.
Gli albanesi sono un popolo gentile.
Scena 2 – Tirana
Giri a vuoto alla ricerca della strada in cui è situato l’albergo.
Il navigatore della nostra auto non riconosce le strade, i sensi vietati.
In linea d’aria dovremmo essere vicini, consultando la mappa.
Un automobilista è fermo all’imbocco di un vicoletto.
Scendo e sventolo la prenotazione indicando il nome dell’albergo.
Lui prende il cellulare, compone il numero e parla.
Poi mette in moto e fa segno di seguirlo.
Ci conduce fino davanti al portone dell’hotel.
Falënderim.
Scena 3 – Argirocastro
Nei pressi del centro storico.
Ci sono dei lavori in corso, la strada per arrivare all’hotel è chiusa.
Mostro la prenotazione ad un uomo in divisa (vigile urbano? poliziotto?). La gira ad una ragazza che suppongo lavori nell’ufficio turistico o nello stand Smile Albania.
La ragazza entra in macchina e si sostituisce al navigatore, conducendoci all’albergo.
Da soli non saremmo mai riusciti ad arrivare.
Non so in quale altrove sarebbe potuto succedere. Due volte su due.
Falënderim.
In tutti gli alberghi, b&b e appartamenti in cui siamo stati ospiti, all’arrivo ci sono stati offerti caffè, acqua e sterminati sorrisi.
(alla partenza strette di mano e abbracci)
Quando mi hanno chiesto perché le vacanze proprio in Albania, ho risposto perché no?, ma ero spinta soprattutto dall’idea della vicinanza e della convenienza economica (ellosò).
Poco più di una settimana (ellosò), da Tirana verso il mare del sud e ritorno, sostando nelle città di Berat e Argirocastro, entrambe patrimonio Unesco.
Ora posso consigliare di andare in Albania perché è vicina, economica, ma soprattutto accogliente e ospitale, e consiglio di farlo prima che la speculazione, la miopia amministrativa e l’euforia per la modernità divorino del tutto la sua arcaica e maestosa bellezza.
Vi invitiamo a seguire Mariateresa nel suo blog , con altri frammenti di viaggio dall’Albania e non solo.