L’ufficio stampa dell’ambasciata degli Stati Uniti a Tirana ha confermato oggi che sono state respinte le richieste di visto a 170 alti funzionari ed ex funzionari albanesi, assieme alle richieste delle loro famiglie.
Il comunicato
“Dalla revoca dei visti ad alcuni giudici e procuratori nel gennaio del 2017, l’ambasciata ha respinto richieste di visto a più di 170 alti funzionari ed ex funzionari, insieme alle richieste delle loro famiglie.
La posizione dell’ambasciata degli Stati Uniti, nel negare l’ingresso negli USA ad funzionari ed ex funzionari corrotti, rimane inamovibile.” – si legge nel comunicato dell’ufficio stampa.
Il quartier generale diplomatico americano specifica che il rifiuto dei visti è arrivato a causa delle informazioni che ha ricevuto sugli alti funzionari, coinvolti in corruzione e in abuso di potere.
“L’ambasciata degli Stati Uniti nega di aver revocato i visti a tutti i funzionari pubblici e di aver chiesto loro di ripetere la procedura di richiesta. Queste sono false affermazioni.
L’ambasciata degli Stati Uniti ha agito sulla base di quelle informazioni che indicano che una persona non può essere accolta negli Stati Uniti, e continuerà a usare la sua autorità per far avanzare gli sforzi anti-corruzione in Albania.
L’ambasciata americana prende queste queste accuse di corruzione molto seriamente e continuerò a revisionare i visti e le richieste di visto dei funzionari pubblici con ulteriori controlli.” – continua il comunicato.
Parole che fanno subito tornare in mente alcuni dei casi più clamorosi albanesi riguardanti la revoca del visto americano, come quello del deputato Tom Doshi o dell’ex procuratore Adriatik Llalla.
Solo qualche giorno fa, invece, il primo ministro Edi Rama aveva provocato l’ex premier Sali Berisha riguardo al suo viaggio negli Stati Uniti, riferendosi implicitamente alle richieste di visto respinte per lui e la sua famiglia. Berisha, d’altra parte, ha negato le accuse anche se dall’ambasciata americana a Tirana non è arrivata nessuna reazione ufficiale.