Riceviamo da Aleks Vulaj, rappresentante dell’Associazione “Ura e Bashkimit” questa notizia sulla presentazione di un melodramma dal titolo “La notte del martire”, e la proponiamo con il suo consenso.
La domenica del nove luglio presso la parrocchia di San Pietro, rione Canazza dopo la santa messa mensile come di consueto alle 15.30, sarà presentata un melodramma dal titolo “La notte del martire”, dedicata al giovane seminarista Mark Cuni, ucciso dalla dittatura comunista e recentemente beatificato nella chiesa di Scutari.
A presentarlo sono alcuni giovani della parrocchia San Rocco di Rranxa – Bushat (un comune ne pressi di Scutari) guidati dal loro giovane parroco don Dritan Ndoci. Questo nuovo beato è nato proprio in questo villaggio e quindi diventa un esempio di coraggio e fede per tutti i giovani. Per questo motivo è stato deciso di organizzare volontariamente, raccogliendo dei fondi per poter realizzare una statua in onore del martire Mark Cuni.
Collaborano alla serata anche il gruppo folcloristico dell’associazione “Ura e Bashkimit” con un pezzo strumentale e delle canzoni.
“La notte del martire”
Il dramma che lunedì del 10 luglio sarà presentato nella Chiesa di San Paolo Apostolo a Pistoia, parla della vita di un seminarista albanese, nato a Rranxa, Scutari nel 1919.
Mark era figlio unico. Già da piccolo decise di entrare in seminario. Era una decisione molto sofferta. Primo perché era figlio unico, dunque non avrebbe lasciato eredi alla sua famiglia. Ma molto di più perché le circostanze erano diventate molto dure a causa della morte del papa di Mark alcuni anni prima, lasciandolo cosi solo con la madre e la sorellina.
Ma qui certamente un ruolo molto importante avrà avuto la mamma di Mark: si dice che era una donna di una grande fede, anche se molto provata dalla vita. Quando la figlia si sposerà, lei avrebbe sofferto ancora di più la solitudine e Mark certamente avrà imparato molto dallo spirito di sacrificio che sua madre aveva.
Mark era un ragazzo molto intelligente. Da seminarista scrisse un piccolo libro di poesie dal titolo “Il decoro del parlare”, dove cercava di spiegare in poesia la grammatica albanese. Si può vedere chiaramente in questo libretto il talento che si nascondeva già in lui.
La venuta del comunismo in Albania certamente sconvolse moltissimo l’animo di questo giovanotto. Tanto più si sconvolse quando fucilarono Dom Ndre Zadeja, il quale era una specie di “idolo” per Mark, a causa della grade fede e creatività che questo sacerdote santo aveva.
In quel tempo i vescovi avevano proibito severamente ai sacerdoti e ai nuovi chierici che si intromettessero in questioni politiche. Per questo avevano scritto persino una circolare. I comunisti avevano cominciato a fare una vera strage nei quartieri delle città, dei villaggi in pianura e in montagna uccidendo ovunque uno o più uomini onesti e di buona fama. Volevano prendere in mano ad ogni costo il potere e, il mezzo che scelsero di usare, era il seminare terrore.
Nella piccola Albania (dove i cattolici per lo più erano una piccola minoranza) vennero uccisi durante i 45 anni della dittatura circa 67 sacerdoti. Circa 50 di questi furono uccisi solo tra gli anni 1945-1952. Mark fu fucilato ne 1946.
Mark voleva, e ci riuscì, a fondare un’organizzazione che lo chiamò “L’unione albanese”, per poter sensibilizzare la popolazione a fare resistenza al comunismo con la sola forza dell’intelligenza e della cultura. Nella sua coscienza Mark si trovava tra due direttive diverse: da una parte era quella dei suoi superiori che lo proibiva si immischiarsi in politica, e dall’altra era la pressione internazionale che era scatenata contro il comunismo. Tra questi anche il Vaticano che parlavo con molta severità contro il comunismo. Il Papa minacciava scomunica per chiunque aderisse al comunismo. Mark scelse di obbedire a queste ultime direttive.
Ma non durò molto e venne arrestato. Qualcuno lo denunciò di nascosto. Con questa carta in mano i comunisti avevano finalmente il pretesto che da molto stavano aspettando di avere: cosi arrestarono anche i suoi superiori e molti altri.
Ma il carcere, dove si trovava con i suoi superiori, e l’attesa di uscire di fronte alla squadra che li avrebbe fucilati dopo che era stata data la sentenza, si dice che si trasformò in un tempo straordinario di grazia per Mark. Il cuore grande dei suoi superiori lo calmava di non darsi la colpa più di tanto (si dice che Mark quasi svenì quando venne a sapere che avevano arrestato pure loro) e lo invitavano ad affrontare la morte come lo affrontano i martiri: sapendo che stavano andando in paradiso e perdonando i suoi esecutori. E, infatti, le ultime parole di Mark sarebbero state parole si perdono per i suoi assassini.
Durante i giorni del tribunale, si dice che sua madre era presente in sala. Era certamente preoccupata, ma dall’altra parte cercava di persuadere suo figlio a pensare a Cristo. I testimoni raccontano che lei, da una distanza abbastanza grande, cercava di dire al figlio con dei segni con gli occhi e con le mani, di non avere paura ma di pensare a Gesù. Anche se con immenso dolore, come ogni madre, lei affronto con molta fede il martirio del figlio suo. Testimonianze commoventi dicono che, quando le dissero che suo figlio era stato fucilato, lei aveva detto: “Ora mio figlio è diventato sacerdote”.
Morì molti anni dopo suo figlio, lascando come ultimo desiderio che, la camicia con macchie di sangue del suo figlio (la quale non si sa come le era venuta in mano, ma che era proprio la camicia che Mark aveva addosso quando lo fucilarono) la mettessero insieme a lei nella bara.
Mark, insieme ad altri 37 martiri, è stato proclamato Beato da Papa Francesco e ora gode la stima e l’affetto sorprendente di tutti, ma specialmente degli abitanti del suo villaggio nativo, affetto e stima che i comunisti durante la dittatura cercarono di sradicare in tutti i modi, con calunnie e terrore, ma non ci riuscirono.
Questo dramma, “La notte del martire”, vuole descrivere più o meno tutto questo cammino dalla sofferenza estrema di un giovanotto, alla gloria che egli si acquistato a causa della sua fede.