E’ la prima intervista che rilascia ad un giornalista, perché EDMOND GODO, 47 anni, albanese con cittadinanza italiana, è una persona schiva, che non ama parlare di sé.
Questa volta si è concesso, senza nascondere un certo imbarazzo.
Ha l’aspetto di un giovane signore dell’Italia del nord: viso florido, occhi vivaci che si alternano a sguardi nostalgici, portamento fiero, abbigliamento classico. Parla perfettamente l’italiano senza traccia di accento.
Mi saluta con un sorriso aperto, anche se è consapevole di doversi sottoporre ad un “bombardamento” di domande, alle quali finora aveva evitato di rispondere.
D: cosa l’ha spinta a venire in Italia, la necessità di trovare un lavoro o semplicemente l’attrazione per questo Paese?
R: Sono due le motivazioni. Innanzitutto l’Italia per noi albanesi è sempre stato un sogno anche se visto solo attraverso il filtro della Tv. Ma senz’altro c’è anche il motivo economico. Dopo il crollo del comunismo e con esso tutte le certezze che un sistema dittatoriale -pur con tutte le nefandezze di cui si è coperto- ci aveva dato, c’è stato il grande esodo del 1991.
Allora (avevo 23 anni) vivevamo felici e contenti. C’era più lealtà. Avevamo tutti le stesse cose e non avvertivamo la mancanza di libertà, perché non sapevamo cosa fosse.
Avevo appena finito le scuole e lavoravo presso un complesso di allevamento. Custodivo e davo da mangiare agli animali. Poi anch’io, spinto dal desiderio di una vita migliore, ho fatto parte di quel grande esodo.
D: Lasciare l’Albania, paese in cui ha vissuto per 23 anni, è stato traumatico?
R: Sì, è stato un vero trauma, perché arrivato qui sono stato sopraffatto da tante bellezze, da tanto benessere, da tutte quelle luci che si riflettevano su edifici dall’architettura stupenda… Ho impiegato un po’ di tempo per assorbire la scossa che quel cambiamento repentino mi aveva dato. Poi, lentamente, ho imparato a conoscere le strade, i palazzi, le chiese di questo luogo carico di storia e cultura.
D: Dove e come ha trovato il suo primo lavoro in Italia?
R: Tramite una famiglia molto generosa che mi ha accolto. Allora sapevo solo 200 parole di italiano, perché da noi, sotto il regime, era vietato studiare altre lingue che non fossero il russo. Si imparava nelle scuole un po’ di francese ed inglese ma il loro modello era solo il russo.
D: Come è stato accolto dagli italiani in genere?
R: In maniera memorabile. Arrivati da Durazzo al porto di Brindisi siamo stati ricevuti con molto calore; molti italiani ci invitavano nelle loro case, cercando in tutti i modi di farci sentire a nostro agio.
Persino il Governo italiano ci è venuto incontro, quando l’allora Ministro dell’Interno Claudio Martelli, nonostante una legge avesse deciso la chiusura delle frontiere, fece un decreto speciale perché gli albanesi, che erano arrivati in massa, potessero restare senza problemi nel vostro Paese.
E’ stato tutto molto bello e facile, fino a quando una parte, sebbene minoritaria degli albanesi, non infranse le regole del vivere civile, violando le leggi. Da allora tutti gli albanesi, a causa loro, sono stati marchiati.
Anch’io sono stato vittima di questo, perché con questo pregiudizio era difficile vivere.
Gli albanesi non sono quella parte minoritaria raccontata dalla cronaca nera. La maggior parte è diversa, purtroppo ignorata dai mass media, che non conoscono la cultura di questo popolo.
Il curriculum di Edmond Godo è ricco di iniziative socio-culturali che ha intrapreso per facilitare la vita dei suoi concittadini. Dal 1996 ha cominciato col volontariato e dal 2002 è stato fondatore dell’associazione BESA. Tappe impegnative e faticose che ha percorso con ostinazione e decisione senza mai lamentarsi per una sorte che un tempo sperava fosse diversa.
Avrebbe infatti voluto fare il medico, ma quando si rese conto che il percorso sarebbe stato troppo lungo, optò per la sociologia. Questo avvenne molto più tardi, perché finché visse in Albania gli venne impedito di studiare all’università a causa dei suoi genitori, perseguitati perché avversi alla dittatura.
Proseguendo con ordine: Godo passò tre mesi in Calabria presso una struttura balneare, poi venne a Roma, dove, attraverso una sua conoscenza, trovò lavoro come cameriere in un albergo. “Non avevo altra scelta. La vita mi ha insegnato ad adattarmi. Sono molto individualista e come tale mi comporto”
Ora lavora nella reception di un grande albergo del gruppo Valadier. Essendo scaglionato in orari variabili, il suo impiego gli dà il tempo di dedicarsi anche alle altre attività. Volontariato, assistenza, che fa gratuitamente e con impegno e generosità. Tutto questo gli ha aperto le porte di una grande istituzione come quella del Campidoglio. Eletto per la prima volta nel 2004 come Consigliere Aggiunto al Terzo Municipio e successivamente come rappresentante della comunità albanese al Comune di Roma.
Salire idealmente sulla Scalinata che dalla stupenda piazza disegnata da Michelangelo porta negli studi del Sindaco di Roma e ottenere un alto incarico non è da tutti. Edmond Godo è infatti l’unico albanese eletto e presente in un’istituzione politica al Comune di Roma. Ma anche lì il suo lavoro di intermediario tra le grandi Istituzioni, Ambasciate, Ministero degli Esteri, Governo, fatto di pubbliche relazioni, convegni ad alto livello, riunioni fino a notte inoltrata con ore di sonno perse, è svolto gratuitamente. E’ infatti impossibile, per uno straniero, avere accesso ad un vero ruolo politico.
D. Quali dei tanti ruoli che ha ricoperto le ha dato maggiori soddisfazioni?
R: Senza dubbio la mia famiglia. Senza l’appoggio spirituale di mia moglie e l’affetto che mi danno i miei due figli, Era di 10 anni e Daniel di tre anni, non so se ce l’avrei fatta”.
D: Sull’Albania si sa poco. Come spiega l’indifferenza del popolo italiano verso gli albanesi in contrasto con l’amore che gli albanesi hanno per gli italiani?
R: Bella questa domanda che nessuno mi aveva mai fatto.
E’ vero, noi albanesi abbiamo per l’Italia un grande amore. Ce lo suggerisce la storia. L’occupazione italiana non è mai stata aggressiva, ma un’esigenza del momento: Hitler occupò il corridoio di Danzika e Mussolini per dare una risposta agli alleati tedeschi occupò l’Albania. Basti pensare che è stata l’Italia a investire da noi, a creare la prima banca albanese, fondamentale per la formazione del nuovo stato e per i futuri investimenti. Inoltre, se si percorre il Paese, si possono vedere nelle varie città tracce italiane nelle strade, nelle piazze, nei palazzi. Da qui nasce l’amore e il rispetto per l’Italia.
D: Sinceramente, qual è oggi il suo giudizio sull’Italia e gli italiani?
R: La differenza tra ieri e oggi è notevole. Da allora le cose sono profondamente cambiate. Ormai regna sovrana l’indifferenza. E’ un Paese buonista, non buono. Non mi piace la mancanza di coerenza tra quello che dicono e quello che pensano. Questo non toglie che ci siano elementi positivi come l’accoglienza in molti strati della società e la grande cultura.
Oggi, ci confessa Edmond Godo, è di fronte ad un bivio. Si chiede: Che fare? Continuare a rimanere in un Paese dove si vive sempre da stranieri e quindi emarginati, o ritornare in Albania, dove si verrebbe anche lì accolto ormai come uno straniero?
La risposta non è facile. “La crisi -dice- ci impedisce di tornare nel nostro Paese. Qui ho un posto sicuro, una famiglia con due bambini da mantenere. Anche per la moglie Rovena non è possibile accedere all’insegnamento nonostante le due lauree, in Albania in lettere e in Italia in archivistica e paleografia perché la legge italiana non prevede accessi a concorsi da parte di stranieri. Ho provato a bussare alla porta di Bersani, allora capo del Pd, ma non ce l’ho fatta, non sono stato fortunato ed ora, nonostante da 4 anni sia un cittadino italiano, continuo a rimanere sempre ai margini”.
D: Ma allora ci sarebbe una speranza, se è vero quello che si dice, che in Albania sta per esplodere un boom economico?
R: No, non credo possa succedere in breve tempo. Occorrono istituzioni molto forti, Ma c’è una buona prospettiva perché abbiamo un grande amministratore, Edi Rama, e penso che lui possa fare molto. Perché più che un politico è un grande amministratore e saprà fare in modo che l’Albania, avendo grandi risorse, possa ancora espandersi.
Edmond Godo, visto da vicino, non è uomo che si arrende. Ha un carattere forte, sa muoversi come un vero diplomatico, conosce le sue potenzialità. Quindi con la determinazione che lo caratterizza, accompagnata dal suo sorriso accattivante, riuscirà certamente a trovare, come desidera, la sua dimensione e gratificazione ed essere finalmente se stesso e non solo uno straniero, anche se di alto livello.