I salari più bassi d’Europa e della regione, l’emigrazione e le rimesse degli emigrati sembrano mantenere gli albanesi lontani dal mercato del lavoro.
Più del 31% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), infatti, non è stata economicamente attiva durante il 2018: ciò vuol dire che questa categoria non è alla ricerca di un lavoro.
I dati Instat
La struttura della popolazione fuori dal mercato del lavoro è dominata dagli studenti (circa il 38,7%). Nella fascia di età lavorativa, le persone disoccupate che non cercano lavoro perché ritengono che non ci sia rappresentano l’8,7%.
Il 12%, invece, è rappresentano da tutti coloro che sono in pensione anticipata, il 10% da coloro che hanno un’invalidità permamente mentre la restante parte (circa 10%) da coloro che hanno lasciato il mercato del lavoro per molteplici ragioni.
Negli ultimi anni la popolazione in età lavorativa ha aumentato la sua presenza nella forza-lavoro, tuttavia la percentuale che continua a rimanere fuori dal mercato del lavoro è alta se confrontata con i paesi più sviluppati.
Nel 2018, i giovani compresi tra i 15 e i 29 anni che non lavoravano e che non frequentavano alcun corso universitario o di formazione professionale rappresentavano il 28,6% dei giovani totali. In questo gruppo, il 36,6% dei giovani è disoccupato, l’11,7% si è tirato fuori dal mercato del lavoro per scoraggiati, il 22,0% per responsabilità familiari e il 29,6% per altri motivi.
Un lavoratore tra i 15 e i 65 anni, in Albania e nei Balcani, trascorre in totale pigrizia circa 20 anni della sua vita, secondo quanto riportato dalla Banca Mondiale nel rapporto riguardante i Balcani Occidentali.
Disoccupazione da una parte e mancanza di personale dall’altra: è questo il paradosso dei Balcani. In Kosovo e in Serbia, ad esempio, c’è carenza di infermieri mentre in Albania, così come in Bosnia e nella Macedonia del Nord, c’è carenza di personale medico.
Eurostat: il salario minimo in Albania è il più basso d’Europa
Secondo i dati pubblicati a febbario da Eurostat, i lavoratori albanesi avevano un salario minimo mensile di 210 euro nel 2018, il più basso in Europa.
Nonostante i graduali aumenti anno dopo anno (il 1 gennaio di quest’anno è stato portato a 26.000 lek – 210 euro), il Paese delle Aquile continua a rimanere ultimo in questa classifica e, soprattutto, ultimo anche nei Balcani. In Serbia, ad esempio, lo stipendio minimo mensile è di 308 euro.
Per Macedonia e Montenegro, invece, mancano dati ufficiali di Eurostat; tuttavia, secondo i ministeri del lavoro dei due paesi, la paga minima mensile è superiore a quella albanese (circa 282 euro per la Macedonia, circa 288 per il Montenegro).
In Albania sono principalmente le industrie tessili e calzaturiere (che lavorano principalmente per il mercato italiano) ad offrire questi stipendi minimi per i propri lavoratori, che rappresentano il principale vantaggio competitivo per le imprese in Albania.
Aumentando questi salari, infatti, sarebbe quasi impossibile, poiché molte imprese perderebbero di conseguenza i loro partner stranieri.