Il 22 giugno 2018 la Svizzera vinceva in rimonta contro la Serbia – nella seconda giornata del Gruppo E dei Mondiali di Russia – grazie alle reti di Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka.
Una vittoria che, alla fine dei conti, regalò la qualificazione agli ottavi di finale per gli elvetici e, soprattutto, una serata indimenticabile per i tifosi albanesi sparsi in tutto il mondo. Merito proprio di Xhaka e Shaqiri, che dopo le loro reti esultarono mimando l’aquila bicefala della bandiera albanese.
Xhaka, segna per la Svizzera con l'Albania nel cuore scatenando l'entusiasmo di tutti gli albanesi ❤??Xhaka shënon për Zvicrën por kuqezi në zemër #Kuqezi #ForcaShqipe
Geplaatst door ALBANIA NEWS op Vrijdag 22 juni 2018
Un gesto d’amore destinato alle loro origini, a quell’identità albanese che in Kosovo – da dove provengono i genitori di entrambi i calciatori – è stata discriminata per quasi un secolo proprio dai governi di Belgrado. In tutto questo arco di tempo, gli albanesi del Kosovo hanno subito le peggiori violenze: imprigionati, torturati, bambini avvelenati, interi villaggi bruciati, famiglie distrutte e costrette ad abbandonare le proprie case, la terra natia e dei propri antenati, per il semplice fatto di essere albanesi.
Ecco perché quelle due aquile mimate nella notte russa di Kaliningrad non hanno rappresentato soltanto due semplice esultanze ma molto di più. Una rivincita simbolica verso chi ha fatto soffrire generazioni e generazioni di albanesi e un messaggio d’appartenenza alla storia di un popolo: nonostante a livello nazionale rappresentino un’altra nazionale (quella che li ha accolti e cresciuti), Xhaka e Shaqiri non hanno mai dimenticato le loro origini albanesi.
Esultanze sanzionate dalla FIFA
Le esultanze dei due calciatori provocarono reazioni in tutto il mondo: da un lato c’era chi giustamente sosteneva l’innocenza del gesto, mentre dall’altra una piccola parte che sosteneva che si trattasse di una provocazione politica.
“Per è stata una giornata davvero speciale. Questa vittoria la dedico alla mia famiglia, alla Svizzera, all’Albania e al Kosovo; il gesto era rivolto a tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto, non era assolutamente rivolto agli avversari.” – disse Xhaka al termine dei novanta minuti.
Anche il suo compagno di nazionale, Xherdan Shaqiri, proseguì sulla stessa linea:
“Non ha niente a che fare con la politica. Si tratta esclusivamente di calcio.” – dichiarò alla fine del match.
La FIFA decise qualche giorno dopo il match, per mettere d’accordo un po’ tutti quanti, di sanzionare i due giocatori con una multa pari a 10.000 euro. Una – seppur minima – ingiustizia nei confronti dei nazionali svizzeri considerando che in passato gesti simili non avevano creato tanto scalpore e non erano stati sanzionati.
Nel 2015, quando Kolarov realizzò la rete del vantaggio serbo durante Albania-Serbia 0-2 disputata a Elbasan, molti dei suoi compagni in campo esultarono con il gesto delle ‘tre dita’; un “gesto tipicamente serbo” – come ha più volte dichiarato in conferenza stampa il tennista Novak Djokovic – che tuttavia agli occhi della UEFA e della FIFA passò inosservato.
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