Il 29 Agosto 2012, l’Albania ha partecipato per la prima volta ai Giochi Paralimpici, ed è stato Haki Doku il primo ed unico atleta ad onorare la nostra bandiera. Dopo mille sacrifici, Doku ha raggiunto il suo sogno , e vorrebbe continuare. Ma oggi, a 5 mesi dalla fine dei giochi di Londra, la situazione è tornata la stessa di prima. Nessuna delle autorità sportive albanesi si è fatta viva: l’effetto di Londra non ha smosso la burocrazia albanese, che ha saputo fare soltanto promesse non ancora mantenute. Doku ha preparato il progetto per la partecipazione ai giochi paralimpici di Sochi 2014, ma ha paura di “non farcela” ad affrontare un percorso così difficile da solo, di nuovo, è tanta!
Ci eravamo conosciuti due anni fa, e ne era nata una piacevole conversazione . Quindi, noi di Albania News abbiamo provato ad intervistarlo, per conoscere un po’ meglio la sua situazione attuale.
Salve signor Doku, sappiamo quanto è stato difficile per lei riuscire a partecipare ai Giochi di Londra 2012. Come è stata la sua esperienza a Londra, e cosa è cambiato nella sua vita?
Innanzitutto, ringrazio il team del giornale Albania News che mi segue da anni e anni. L’informazione è molto importante, soprattutto quella del nostro caso, per sensibilizzare sullo sport per le persone diversamente abili. Lo sport ha in comune l’energia della vita. Partecipare ai giochi paraolimpici non è solo un sogno, ma significa grande impegno, sacrifici, sostegno economico, collaborazione e soprattutto per me significa ancora di più: nello stesso tempo impegno a sensibilizzare lo sport per le persone diversamente abili nel mio paese di origine e trasmettere tutto ciò che io ho imparato e che mi è stato insegnato in Italia, dove vivo dal 1995. Per tutto questo ci sono voluti 4 anni di duro lavoro, lottare con le procedure burocratiche in Albania che si potevano assolutamente evitare.
Grazie ai tanti collaboratori e sostenitori che ho avuto sempre accanto nella battaglia burocratica. Ho coinvolto il Comitato Paralimpico Internazionale, il Ministero dello Sport in Albania, l’intero Stato albanese. Alla fine ho vinto io, hanno vinto il mio lavoro e la mia fatica di 4 anni. Sono diventato così il primo atleta albanese della storia a partecipare ai giochi paralimpici, per di più in occasione dei 100 anni dell’indipendenza dell’Albania. Ogni lungo cammino inizia con dei piccoli passi… ho fatto per 4 anni quello che sentivo di voler e dover fare, superando momenti difficilissimi. La partecipazione ai giochi di Londra è stata un bellissimo sogno che non avrei potuto raggiungere senza quei piccoli passi… quello di iniziare a credere di poter realizzare il sogno senza mai mollare.
La mia esperienza lì è stata unica, molto difficile e indescrivibile… il villaggio, l’accoglienza, i volontari e tutto lo staff organizzativo. Emozioni che ricordo con nostalgia ogni giorno e che ricorderò per sempre: porterò nel cuore e nella mente tutto ciò che ho visto e vissuto. Con tutto questo, speravo di far tesoro per cambiare il mio paese, l’Albania. Nel villaggio paralimpico ho vissuto 10 giorni di pace, onestà, educazione, vittorie e grande soddisfazione, persone con il sorriso stampato che guardavano, parlavano e si rivolgevano a noi, alle persone diversamente abili. Sembrava di vivere in un sogno, che fuori dal villaggio non esistesse tutto questo. Basta prendere un giornale in mano, è tutto negativo. Nel villaggio era tutto il contrario: positivo a 360 gradi. Sono stati dieci giorni veramente fantastici, fatti di forti emozioni, divertimento, allenamenti e una gran bella compagnia, tra cui il mio trainer Vittorio Bonissi della G.
S.
Rancilio che mi ha accompagnato, educato ed allenato per ben 8 anni con la mia handbike.
A Londra ho avuto la possibilità di respirare la magica atmosfera dei Giochi paralimpici. Aver avuto l’opportunità di partecipare ai Giochi Paralimpici è stata una esperienza bellissima, indimenticabile e che lascio alle spalle con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile. Un po’ di amarezza per non aver centrato l’obiettivo che mi ero prefissato, ma comunque sereno per aver dato il massimo. Senza dubbio, un’altra lezione di vita che mi porterò sempre dentro. Una lezione di dignità, di sacrificio, di amore per la vita, di lotta, di desiderio, di non arrendersi. I momenti importanti segnano sempre una crescita e se questo motivo è positivo, allora la felicità è tanta! Queste sono state le Paraolimpiadi, un’esperienza importantissima, e dopo volevo mettere a frutto il bagaglio di tutto quanto avevo imparato. Se ognuno di noi portasse con sé il ricordo, bello, pulito e vero delle Paraolimpiadi, potrebbe nella propria piccola realtà produrre cambiamenti, miglioramenti. Nulla è impossibile. Basta volerlo, pensarlo e agire.
Nella mia vita non è cambiato nulla, sono sempre la stessa persona, ma con più forza, energia e determinazione, pronto ad abbattere ogni tipo di barriera burocratica, mentale e architettonica. Fare sport a livello agonistico paralimpico non vuol dire arrivare al gradino più alto, e partecipare ai giochi paralimpici, ha un altro significato importante: sfidare noi stessi, sfidare le difficoltà con cui ogni giorno ci scontriamo, rendere fiera la nostra famiglia e tutta la comunità che ci circonda.
Come è stato il rapporto con le autorità albanesi? Con il ministero? E con l’ambasciata? Ha ricevuto qualche ringraziamento particolare dalle autorità sportive albanesi oppure dal Presidente della Repubblica?
L’Albania, o per essere più precisi il Ministero dello sport, è molto indietro a livello educativo nel settore sportivo paralimpico. Hanno dimostrato una scarsa visibilità per lo sport per i disabili in Albania: un grande errore. Ancora oggi non esiste un Comitato Paralimpico Albanese, nonostante promesse che non sono mai state mantenute, che aggravano ulteriormente la situazione per la realizzazione di progetti futuri. Quando un atleta si prepara a realizzare un progetto, si trova di fronte a procedure burocratiche per colpa del ministero dello sport che non rispetta le promesse. Anche se in Albania nulla è stato scritto ancora, e nulla si sta facendo, con il passare del tempo, il mondo è pronto a ricordare con grande orgoglio la partecipazione ai giochi Paralimpici. Questo non si dimentica. È tutto scritto!
Il Consiglio Britannico, in collaborazione con la Fondazione Vodafone Albania e il Comitato Olimpico Albanese, ha segnalato questo evento al Presidente della Repubblica Albanese, che per tradizione mi ha consegnato la bandiera per la partecipazione ai giochi paralimpici di Londra 2012. Ne approfitto per ringraziare il presidente Bujar Nishani per la sua sensibilizzazione, con la speranza che possa essere ancora più vicino alle persone diversamente abili, fino ad oggi trascurate, non ascoltate e non rispettate.
Cosa pensa di fare con il suo progetto? Intende andare avanti da solo, come ha fatto fino ad adesso, oppure è stanco e deluso e ha pensato di mollare tutto?
Al ritorno da Londra avevo in mente di realizzare tanti progetti per l’Albania, di iniziare una nuova sfida contro le barriere architettoniche, politiche e quelle mentali. Ma per come sono andate le cose in Albania si è spenta anche quella voglia di fare, di iniziare questa nuova sfida: ancora solo promesse e parole senza frutti. Avevo contribuito in Albania per un anno intero come volontario e non ho ricevuto nessun tipo di contributo dal Ministero dello Sport -stranamente non erano previsti fondi*. Grazie al Consiglio Britannico in collaborazione con la Fondazione Vodafone Albania, mi hanno quantomeno rimborsato i viaggi di alcune gare e alcuni viaggi per promuovere lo sport in Albania.
Progetto in Albania: avevo promesso di realizzare un tour di 900 km con handbike per promuovere lo sport per disabili, ma questo progetto pare che sia ancora in stand-by, perché devo sempre mantenere la mia famiglia, e il contributo offerto dalla Fondazione Vodafone Albania non bastava per la mie esigenze economiche. Ero pronto per iniziare un altro progetto 2012-2014 molto importante, i giochi paralimpici invernali Sochi 2014, facendo sci di fondo. Ma come si fa ad andare avanti così? Il tempo è molto limitato, io dovrei prepararmi e non so dove, e a che porta bussare. Ancora non esiste un Comitato Paralimpico, ho deciso di mollare.
Peccato, perché questa volta hanno perso loro. Non sono io a mollare tutto, sono loro che mi ci hanno costretto. Hanno avuto quello che volevano. L’Albania ha fatto una bella figura nel mondo, senza sapere quanto ci è voluto ad arrivare fin qui. Ho ricevuto un enorme sostegno economico dall’Italia, da tanti italiani, per 4 anni, spese da parte mia togliendo una parte per i miei figli. Alla fine che cosa ho avuto in cambio? Dal mio paese non è arrivato nessun contributo economico. Ho ricevuto delle promesse a Giugno 2012 dal direttore del Ministero dello Sport, Dr. Vasil Bici, ma dopo tanti solleciti via email e via fax non ho ancora ricevuto nulla.
Correre e promuovere lo sport in Albania è come una presa in giro. Non ho intenzione di chiedere aiuto ancora ai miei sostenitori italiani. L’Italia mi ha aiutato, anzi se non avessi avuto questo appoggio economico dall’Italia, non sarei mai potuto arrivare a sfilare la bandiera albanese a quell’evento leggendario. Il governo albanese non ha saputo apprezzare questo enorme sacrificio da parte mia. Spero che nei prossimi anni imparino ad apprezzare ciò che è stato fatto. Il governo albanese non deve penalizzare lo sport per persone diversamente abili: tantissimi atleti disabili hanno voglia di fare sport in Albania, ma questo non è possibile; ancora non sanno dove devono andare a bussare, non possono nemmeno andare al Ministero dello Sport. Il bivio delle barriere architettoniche.
Come si fa a
non mollare? Quando si prende un impegno bisognerebbe portarlo a termine con successo. I diritti per le persone diversamente abili sono scarsissimi dall’alto. Il governo in primis si deve impegnare seriamente, dal primo punto ed eliminare le barriere architettoniche, e poi quelle mentali. Se non sono in grado di farlo da sé devono imparare dal mondo. Ho visitato Accra, capitale del Ghana, e vi posso garantire che hanno una cultura molto avanzata per quanto riguarda lo sport paralimpico, nonostante i gravi problemi economici; funziona molto meglio che a Tirana. Personalmente continuo a praticare sport, ma a livello non agonistico e per tenermi in forma. Prima di tutto devo collocare e coordinare il mio lavoro che mi permette di vivere e mantenere la famiglia, poi si vedrà. Spero che l’anno 2013 cambi per il meglio, e che il governo inizi a considerare questo problema serio, trascurato negli anni passati e presenti, e si impegni a rispettare le persone diversamente abili. Rispettino i loro diritti ed ascoltino le loro esigenze e i loro bisogni, e li aiutino ad uscire da questo isolamento.