Essa comincia nel febbraio dello stesso anno attraverso le ragazze del volley e finisce sempre con le pallavoliste vent’anni dopo e ancora a febbraio.
Anzi, la parte terza dello studio si orienta, al primo capitolo, nel correggere una storiografia errata, ripetutasi per quarant’anni e passa e che ha nascosto alcune questioni di primaria importanza. L’esordio assoluto delle donne nelle Coppe europea nel segno dello 17 Nëntori Tiranë Nel 1967 lo 17 [Shtatëmbëdhjetë] Nëntori Tiranë vinse il suo 13° titolo nazionale su 22 campionati disputati, ed il Komitet Olimpik Kombëtar Shqiptar ritenne la società meritevole e matura di esordire in campo internazionale nella stagione europea 1968-69.
Difatti il campionato nazionale albanese di pallavolo 1967-68 non fu disputato poiché la Federazione modificò i calendari M&F attenendosi al sistema occidentale autunno-primavera per slegarsi dai modelli sovietici anche in campo sportivo. Il torneo 1967 si era protratto nella primavera-estate-autunno di quell’anno, ed il successivo prese il via nell’autunno 1968 per concludersi nella primavera 1969. Per non interrompere il decorso agonistico fu comunque, nel 1968, svolta la Coppa della Repubblica vinta per le donne dallo 17 Nëntori, e per gli uomini dalla Dinamo.
Quindi per la prima volta in assoluto una squadra albanese femminile di club si presentava in una manifestazione europea: la Coppa dei Campioni (dal 2000-01 Champions League). Al primo turno le turche del Fenerbahçe İstanbul dettero forfait, e negli ottavi le tiranesi si trovarono di fronte, nel febbraio 1969, le fortissime romene del Rapid Bucarest e furono sconfitte con un doppio 3-0. Lo 17 Nëntori vinse pure il 14° scudetto nel 1968-69 e s’iscrisse alla Coppa dei Campioni 1969-70. Le cose sin da subito presero un verso complicato.
La Federazione Internazionale della Pallavolo a quel tempo organizzava le coppe europee (dal 1973 le allestisce la CEV, fondata quell’anno). La FIVB tenne un primo sorteggio per gli ottavi: Akademik Sofia-Fenerbahçe İstanbul e 17 Nëntori-NIM/SE Budapest. Al momento del sorteggio l’Akademik si ritirò al cospetto delle turche, e la Federazione mondiale rimescolò le carte, ponendo di fronte albanesi e turche: in tal maniera si favorirono le ungheresi contro le bulgare già ritirate: la NIM/SE si qualificò con un forfait pilotato e alle turche fu negata la qualificazione dopo il passo bulgaro. Le tiranesi onorarono l’impegno eliminando, questa volta sul campo e alla grande, il Fenerbahçe per 3-0 a Tirana e 3-2 a Costantinopoli nel febbraio 1970 (ricordo che la stessa squadra nel 2012 ha vinto la Champions League). Però ai quarti non giunse lo 17 Nëntori, ma il Fenerbahçe, poiché la Federata Shqiptare e Lojërave (Vollejboll) all’indomani della qualificazione dichiarò di non voler giocare contro il CSKA Mosca nel turno a seguire.
La prima leggenda metropolitana, dovuta a una cronologia apposta sbagliata per quarant’anni e passa, ha ripetuto che lo 17 Nëntori avesse incontrato nella 1969-70 il Rapid Bucarest ai quarti. Lo si fece per non render noto al pubblico il forfait contro le sovietiche: in pratica si è trasportata d’un anno in qua una partita della Coppa dei Campioni 1968-69.
La seconda è relativa all’inventata partecipazione in Coppa dei Campioni 1970-71. Lo 17 Nëntori non è stato fatto fuori dalle campioni ungheresi del NIM/SE Budapest per tre ragioni. A) L’incontro contro le ungheresi non fu svolto già l’anno prima per le questioni anzidette; B) Il NIM/SE stesso non s’iscrisse alla 70-1, essendo l’Újpesti Dózsa Budapest campione d’Ungheria 1969-70. C) Lo 17 Nëntori non poteva partecipare a quell’edizione, poiché era lo Studenti Tiranë, campione d’Albania 1969-70 (che non prese parte alla 70-1). Per attendere il successivo titolo lo 17 Nëntori (poi SK Tirana) avrebbe dovuto aspettare ben 23 anni, nei quali l’astro della Dinamo di Ela Tase avrebbe brillato in Patria e nel Vecchio Continente ai massimi livelli.
Dinamo Tirana: clamoroso esordio e subito dopo la prima finale L’esordio in campo internazionale della Dinamo avvenne nella Coppa dei Campioni 1978-79. La prima fase la superò per ritiro del Post SV Vienna. Gli ottavi la posero al cospetto della forte compagine dello Slavia Bratislava che nel 1975-76 si era aggiudicata la Coppa delle Coppe (oggi Coppa CEV). Le albanesi primeggiarono 3-1 nei Carpazi (15-13 15-8 13-15 15-7) il 9 dicembre 1978; ma una settimana dopo a Tirana, quando il passaggio ai quarti sembrava sicuro, lo Slavia s’impose per 3-1 (15-9 14-16 15-9 15-9), per troppa sicurezza delle albanesi (che non riuscirono a fare un punto in più dopo essersi assicurate il secondo set!), e lo Slavia superò il turno per 102-101 a parità di set!
La successiva partecipazione 1979-80 inaugurò il decennio d’oro. Furono eliminate nell’ordine le tedesco-federali dello SV Schwerte (3-1 e 3-0 a Tirana; 8-15 dicembre 1979) e le favorite della 2000Uno Bari (1-3 e 3-0 a Tirana; 9-16 febbraio 1980). La sconfitta delle italiane (che schieravano la romena Rodica Pola e la bulgara Ilijana Petkova), del tutto inattesa per un pubblico completamente ignaro dei successi dello sport albanese, fu preceduta e seguita da interessanti commenti. Pino Montagna riportò su “La Gazzetta del Mezzogiorno” il 6 febbraio 1980, alla vigilia dell’andata: «Le caratteristiche della Dinamo sono: ottima preparazione fisica e tecnica; grande determinazione e caparbietà specie nei momenti difficili di una partita; difesa ben organizzata specie nei muri; forza d’attacco piuttosto potente.
Tutto questo deriva da allenamenti molto duri: infatti le atlete albanesi, pur essendo studentesse, operaie, ecc., godono, secondo la legislazione statale, di un orario di lavoro ridotto che permette loro la migliore preparazione possibile. Esaminando le singole giocatrici dobbiamo subito parlare di Ela Tase (21 anni), un vero e proprio talento naturale, dotata di un’elegante elevazione (3 metri) e di una potente schiacciata (una vera trascinatrice della squadra): opera di solito come schiacciatrice d’ala».
Carlo Gagliardi, due giorni dopo sullo stesso quotidiano: «La Dinamo nei due allenamenti svolti a Bari ha messo in mostra un’ottima preparazione atletica e un bagaglio tecnico generale non indifferente (l’impressione che abbiamo avuto assistendo agli allenamenti è di una formazione completa, con ottimi fondamentali e con giocatrici tutte sullo stesso alto livello).
Dunque il compito delle campionesse italiane è davvero molto difficile». Ancora Gagliardi da Tirana dopo l’eliminazione (GdM, 16 dicembre): «Le albanesi, che appena tornate in patria erano “sparite” dalla scena per ritrovarsi in un ritiro a Durazzo, hanno giocato un’ottima partita, nella quale non hanno sbagliato praticamente nulla: ricezione molto precisa, muri pronti ed efficaci, attacchi spesso davvero imprendibili. È giusto dire che sarebbe stato molto difficile riuscire a strappare quel set che avrebbe consentito la qualificazione della squadra barese».
Dal “Corriere della Sera” del 16 dicembre: «È durato poco il sogno della 2000Uno Bari. “Una squadra come la Dinamo – dice Radogna, l’allenatore delle baresi – è senz’altro di primo piano. Per questo, nonostante la nostra eliminazione, usciamo a testa alta da questo doppio confronto con le albanesi”. La Dinamo, infatti, ha dimostrato ancora una volta, di essere una squadra fortissima». Le albanesi arrivarono alla finale cecoslovacca di Jicín (7-9 marzo).
Dopo una sconfitta con le padrone di casa del Rúda Hvezda Bratislava (che vinsero la Coppa dei Campioni nel 1975-76 e di quell’anno, oltre alla Coppa delle Coppe nel 1978-79), la Dinamo superò seccamente 3-0 il NIM/SE Budapest (già campione d’Europa 1972-73). Solo un’inopinata sconfitta contro le allora outsider turche dell’Eczacıbaşı İstanbul (poi vincitrici della Coppa delle Coppe 1998-99) privò la Dinamo del secondo o terzo posto: giunse seconda a pari punti-partita con Eczacıbaşı e NIM/SE ma fu dirottata al quarto posto per quoziente punti-set: 0,651 contro 0,827 delle ungheresi e 0,858 delle turche! Le atlete albanesi protagoniste: Tatjana Aliko, Eva Duni, Lulëzime Duka, Emona Gripshi, Eva Kavaja, Mimoza Ibrahimi, Irini Iftiu, Fatmira Podgorica, Flora Pushaj, Ela Tase, Silva Turdiu; allenatori: Kreshnik Tartari e Ilir Cirinaku.
Nell’edizione 1980-81, la Dinamo il 13-20 dicembre 1980 negli ottavi sconfisse l’Uni Basilea con un doppio 3-0. Nei quarti si arrese al cospetto delle forti tedesco-orientali dello SC Traktor Schwerin (vincitrici della Coppa delle Coppe 1974-75 e Coppa dei Campioni 1977-78) con 2-3 in casa e 0-3 in trasferta (10-18 gennaio 1981). Lohhof: lo scandalo senza precedenti al mondo Esprimo la convinzione che si sia trattato del più grande scandalo sportivo di tutti i tempi; non perché non ci siano stati di peggiori, ma in quanto unico avvenuto alla luce del sole, senza vergogna e in barba ai regolamenti! Leggete qui .
Il raggiungimento della seconda finale e l’esordio dello Skënderbeu Il prosieguo degli anni Ottanta fu costellato da grandi soddisfazioni. Nella Coppa dei Campioni 1982-83, dopo aver superato il primo turno per ritiro dello SC ÖMV Blau-Gelb Vienna, la Dinamo si prese la soddisfazione della rivincita contro le turche dell’Eczacıbaşı İstanbul (seconde nella Campioni 1979-80 per quoziente punti-set), stracciandole il 4-12 dicembre 1982 sia in Albania, in meno d’un’ora (15-4 15-3 15-1) che in casa loro (15-12 16-14 15-8). Nel turno a seguire furono eliminate dal Vasas Budapest (quell’anno vice-campionesse d’Europa, nonché vincitrici della Coppa delle Coppe 1979-80 e 1980-81). Nella 1983-84 la Dinamo fu ancora eliminate dallo SC Traktor Schwerin.
Nella 1984-85 il ritiro della cipriote dell’ APOEL Limassol, mise di fronte la Dinamo contro l’Olimpia-Teodora Ravenna, l’1-8 dicembre 1984. Fu in Italia che, in pratica le albanesi furono eliminate, dopo essere state sconfitte per 20-18 nell’interminabile secondo set (parziale 7-9, e 8-10 nel primo perso per 15-10), per un 3-0 finale. Scrisse “La Gazzetta dello Sport” il 2 dicembre: «La Dinamo Tirana ha confermato a Ravenna di essere una squadra di ottimo livello, forte a muro e soprattutto fenomenale nella difesa a terra. Anche in Albania ci sarà senza dubbio una partita altamente spettacolare come quella di Ravenna». E così fu.
A Tirana, la Dinamo vinse per 3-1 (9-15 15-7 15-12 15-5). Il “Corriere dello Sport/Stadio”, il 9 dicembre salutò la qualificazione delle ravennati con queste parole: «La Teodora Ravenna è stata ammessa al secondo turno della Coppa dei Campioni femminile. Le italiane, prime dell’Europa occidentale ad eliminare le albanesi!». Tre anni dopo l’Olimpia avrebbe vinto la Coppa dei Campioni nel 1987-88. La stagione seguente 1985-86 debuttò in Coppa dei Campioni lo Skënderbeu Korçë, che nel 1984-85 era tornato in possesso del titolo nazionale che non vinceva dal 1972-73.
Le inesperte atlete di Coriza dettero vita a una prova di grande dignità contro le navigate polacche del Czarni Słupsk che si presero l’andata per 3-0 (molte giocatrici di casa componevano la nazionale che 28 giorni prima era giunta settima ai Campionati europei di Arnhem). Al palazzetto “24 Ottobre” lo Skënderbeu arrivò al punto di batterle il 9 novembre 1985 per 3-1 (9-15 15-9 15-5 15-3). La vittoria riveste particolare significato e importanza poiché le polacche giunsero addirittura in finale contro CSKA Mosca, Olimpia Ravenna e Dynamo Berlino (est).
Meritano essere ricordati i nomi di queste eroiche combattenti: Emanuela Axhani, Anila Burda, Eva Duni, N. Hatibi, Mimoza Ibrahimi, Prenda Ismaili, Mimoza Mati, Egla Miço, Brunilda Tasho; allenatore Pandi Gëllçi. Nella stagione seguente tornò la Dinamo, ma in Coppa delle Coppe, poiché nella Campioni lo Skënderbeu, dopo aver riconquistato il titolo nazionale 1985-86, preferì non partecipare. Nella Coppa delle Coppe 1986-87 la Dinamo giunse in finale dopo aver vinto sei partite su sei e perso un solo set. Vediamo il percorso.
Primo turno: Dinamo Tiranë-Olympiakos Nicosia (Cyp) 3-0 3-0 (2-9 novembre 1986); ottavi di finale: Dinamo Tiranë-Uni Lausanne (Svi) 3-0 3-0 (6-13 dicembre 1986); quarti di finale: Mladost Zagabria (Jug)-Dinamo Tiranë 0-3 1-3 (14-21 gennaio 1987). La Dinamo rifiutò di disputare la finale a quattro di Smirne per la presenza delle sovietiche del Komunalnik Minsk, assieme a Pallavolo-Nelsen Reggio Emilia e alle tedesco-federali del SG JDZ Feuerbach (subentrarono le jugoslave).
Le albanesi imbattute: Agi Babuli, Merita Berisha, S. Budo, Alketa Doçi, Lulëzime Duka, Mimoza Ibrahimi, E. Koja, Dorina Nishku, Jorgjeta Qirici, Ela Tase, Fausta Toska, Majlinda Xhufi; allenatori: Kreshnik Tartari, Eva Kavaja. Il cammino verso lo splendido apogeo: la terza finale Sin dal 1987 la Dinamo tornò in possesso del titolo nazionale e sino al 1991 vinse entrambi Campionato e Coppa della Repubblica per un totale di 10 tornei in cinque anni, più la Spartachiade Nazionale 1989 il 27 ottobre nella partita decisiva contro il Traktori Lushnjë (3-0).
Una potenza di gioco assoluta che avrebbe avuto grandi echi internazionali pochi mesi dopo. Procediamo con ordine. Nella stagione 1987-88 le squadre albanesi non s’iscrissero: la Dinamo rinunciò alla Campioni e lo Skënderbeu alla Coppe per potersi preparare meglio in vista di future competizioni continentali e per meglio calibrare cambi generazionali. Dobbiamo sempre tener presente che nonostante l’Albania vantasse allora risultati di alto livello in pallavolo, sollevamento pesi, tiro a segno, scacchi, e discreti pure in calcio, pallacanestro e atletica leggera (oltre al fatto che si praticavano tutti gli altri sport a livello di campionati nazionali) – la popolazione nel 1990 era stimata a meno di 3,3 milioni di abitanti: ossia meno di quella della Provincia di Roma (in quel tempo oltre 3,5 milioni).
Per cui solo grandi sacrifici e allenamenti continui e regolari potevano tener alto il nome della Patria nello sport internazionale. Successivamente non si sarebbero presentati alla Coppa delle Coppe il Partizani per la 1988-89 e la 1989-90 e il Traktori alla 1991-92: tutti club giunti alle spalle della Dinamo nelle Coppe della Repubblica 1988, 1989 e 1991.
Purtroppo avveniva di leggere sulla stampa italiana, e non solo, che le assenze albanesi erano dovute a isolazionismo politico, xenofobia, o altre amenità del genere: tutto questo da parte di persone in malafede o, nei migliori dei casi, completamente ignoranti in merito! La Dinamo ritornò, interlocutoriamente, nell’edizione 1988-89 della Coppa dei Campioni e fu eliminata al primo turno il 13 novembre 1988 dalle romene dell’Universitatea Craiova. La musica cambiò soltanto 357 giorni dopo. Il 5 novembre 1989 la Dinamo iniziò la marcia trionfale verso la sua terza finale. E fu l’unica delle quattro di Forlì ad incontrare nei turni precedenti tutte squadre campioni nazionali dell’Est europeo, note per la loro forza tecnica e atletica. Furono buttate fuori una per una. Cominciamo.
Primo turno (5-12 novembre 1989): BKS Stal Bielsko-Biała (Polonia)-Dinamo 1-3 2-3, vendicato lo Skënderbeu 1985-86. Ottavi di finale (2-10 dicembre 1989): Dynamo Berlino (Germania Est)-Dinamo 3-1 0-3 (nettamente: 8-15, 10-15 9-15); la squadra berlinese aveva vinto le Coppe delle Coppe 1977-78, 1983-84 e 1984-95, oltre a essere stata due volte vice-campione d’Europa (1963-64 e 1964-65) e ben sette volte al terzo posto (1972-73, 1973-74, 1978-79, e dal 1985-86 all’anno prima). Quarti di finale (18-25 gennaio 1990): Dinamo-Dinamo Bucarest (Romania) 3-1 1-3 (differenza punti: 98-92); notevole la prova, in quanto le albanesi conquistarono in trasferta la qualificazione.
Lo stesso giorno dell’inizio della finale forlivese (23-25 febbraio 1990) sottolineai lo storico evento di un incontro fra club albanese e sovietico con un articolo apparso sul quotidiano sportivo milanese. Lunedì 26 febbraio sul N. 17 di “Sporti popullor”, nell’articolo ‘Dinamo e 3-ta në Evropë’, Kastriot Ahmati scrisse: «[…] Gazeta më e madhe italiane sportive, e përditshmja “La Gazzetta dello Sport” në një shkrim te firmosur nga njohësi i sportit shqiptar Giovanni Armillotta, me penelata të shpejta portretizonte kampionen tonë në veprimtaritë kombëtare e ndërkombëtare, udhën e saj ndër vit». Il ripristino ufficiale dei rapporti diplomatici Albania-URSS si ebbe il 30 luglio 1990, una volta che l’Unione Sovietica ammise le proprie responsabilità.
Nel primo incontro la Dinamo perse contro le imbattibili sovietiche dell’Uraločka Sverdlovsk, già campioni d’Europa 1980-81, 1981-82, 1982-83, 1986-87 e 1988-89 e poi 1993-94 e 1994-95; nonché vincitrici della Coppa delle Coppe 1985-86. Nel secondo dové soccombere alle padrone di casa dell’Olimpia-Teodora Ravenna, già campionesse d’Europa 1987-88 e ancora 1991-92. Nel terzo incontro, fuori dai prodigi tecnici delle sovietiche (molte di loro vinsero il titolo mondiale femminile a squadre il 1° settembre 1990) e dal fattore ambientale che aveva sostenuto le italiane, la Dinamo conquistò la medaglia di bronzo sconfiggendo le francesi del Racing Parigi per 3-1 (15-11 3-15 16-14 15-5).
Alketa Doçi risultò prima in classifica punti con 65, a pari merito con la sovietica Irina Smirnova-Ilčenko, di lì a poco campionessa del mondo. E in quel momento mi sovvenne il febbraio 1961 quando lo Stade Français Parigi per non essere eliminato dal Partizani, nella Coppa dei Campioni maschile, si rifiutò di giocare a Tirana aggrappandosi a scuse assurde, sostenuto in questo dalla FIVB controllata dai sovietici. Ricordiamo le ragazze di allora: Agi Babuli, Merita Berisha, Alketa Doçi, Mimoza Ibrahimi, Gentiana Kambo, Dorina Nishku, Jorgjeta Qirici, Ela Tase, Ogerta Tole, Majlinda Xhufi; allenatori: Kreshnik Tartari, Eva Kavaja.
All’alba del 26 febbraio 1990, la Dinamo annoverava in dodici anni: 28 vittorie e 18 sconfitte, pari a 14 qualificazioni (di cui tre in finale) e 6 eliminazioni. L’occaso della Dinamo Col 1990 non finiscono i successi della pallavolo femminile, di cui tratteremo nella quarta parte, però per una serie di circostanze dovute ai rapidi cambiamenti politici che presero piede ai primi anni Novanta, e per la successiva mancanza di contributi statali che garantissero la conferma dei successi sin ad allora conseguiti, il tramonto della grande squadra di Tirana iniziò ad annunciarsi ben presto.
Nella Coppa dei Campioni 1990-91 ad un buon inizio – ove furono superate le cecoslovacche della Královopolská Brno (1-3 fuori e 3-0 in casa, 1-8 dicembre 1990) – la Dinamo perse il treno per la quarta finale, finendo sconfitta – contro ogni pronostico – dalle olandesi dell’Avero OS di Sneek per 0-3 e 3-1 a Tirana (16-23 gennaio 1991). La partecipazione alla 1991-92 – ove alcune delle più forti giocatrici andarono via o si ritirarono dall’attività – fu da dimenticare: fuori agli ottavi di finale contro le tedesche del CJD Feuerbach Stuttgart (doppio 3-0 in casa e fuori: 8-15 dicembre 1992).
Da quel momento la Dinamo finì, e per onore delle cronache, registro l’ultima partecipazione in Coppa dei Campioni, la 1995-96, quando – adottato l’assurdo nome di Olimpik (poi rigettato) – la Dinamo fu eliminata dal Vrilission Atene con doppio 3-0 (8-10 dicembre 1995, entrambe nella capitale greca). L’anno del Teuta L’anno 1992 inizia con una novità: il 29 febbraio per la prima volta la società di Durazzo, il Teuta (ex Lokomotiva), conquista la Coppa della Repubblica dopo dodici anni di dominio della Dinamo. È un importante avvenimento per la città adriatica in quanto, nel 1999-2000 il Teuta vincerà anche, e per la prima volta, la Coppa della Repubblica di pallavolo maschile, e completerà il ciclo di vittorie nelle quattro più importanti manifestazioni pallavolistiche (il primo titolo nel volley maschile fu del 1946, e nel femminile nel 1949).
Durazzo e Tirana sono tutt’ora le uniche città albanesi a essere presenti nei quattro albi d’oro. Nella Campioni 1992-93 tornò lo Sportklub Tiranë (ex 17 Nëntori) dopo 22 anni, ma fu sconfitto in un’andata-ritorno, entrambi a Vienna, dal Post SV con doppio 3-0 (secondo turno: 14-15 dicembre 1992). Ma andiamo alle “temerarie” durazzesche che, al contrario delle colleghe tiranesi, preferirono nella Coppa delle Coppe 1992-93 non disputare l’andata-ritorno in trasferta ospiti delle avversarie, ma giocare la partita di competenza fra le mura amiche.
Il Teuta esordì in campo internazionale, addirittura fuori Europa! Il 3 ottobre le albanesi si trovarono in Vicino Oriente per il primo turno contro le israeliane dello Ha-po‘el Bat Yam: giocarono a Tel Aviv e vinsero per 3-2 (15-7 10-15 15-9 12-15 15-10); per la prima volta un successo della pallavolo albanese in Asia. Il ritorno a Durrës del 10 ottobre fu senza problemi: 3-0 (15-3 15-6 15-5). Al secondo turno, l’8 novembre, il Teuta vinse anche ad Atene contro il Panellinios per 3-0 (15-9 15-9 15-8). Due giorni dopo la partita di ritorno in Albania, il N. 74 di “Sporti” del 17 novembre 1992, titolava a caratteri cubitali in prima: «Me fitoren e 4-të radhazi – “SK Teuta” hyn me dinjitet në historinë e volejbollit shqiptar», celebrando il 3-2 (15-3 14-16 14-16 15-7 16-14). Negli ottavi di finale si arrese alle forti ed esperte ungheresi del Vasas Budapest (di cui abbiamo parlato sopra).
Però il Teuta era per la prima volta fra le prime sedici squadre europee detentrici di coppa nazionale: più avanti vedremo anche la seconda. Un successo inatteso, mentre il Paese versava in profonda crisi. Queste le protagoniste: Lavdije Hakrama (già migliore regista ai Campionati Balcanici Under 18 del 1982 in Bulgaria), Xhevahirë Hasanaj, Edlira Kasa, Esma Kastrati, Liljana Luca, Valentina Nurçellari (cap.), Alma Roça, più le juniores Biberi e Ymeraj; allenatore: Njazi Dervishi.
Sprazzi e comete Un’ulteriore prova di una certa consistenza tecnica da parte delle squadre albanesi femminili (ma non a livello del Teuta) si ebbe nella Coppa dei Campioni 1994-95 che vide schierato lo Sportklub Tiranë. Al primo turno le albanesi eliminarono il Makedonija Strumica per 3-0 1-3 (5-12 dicembre 1994); il secondo turno lo passarono per ritiro delle slovene dell’OK Celie. Agli ottavi (ossia fra le migliori sedici squadre europee vincitrici di scudetto) ebbero di fronte le italiane del PVF-Latte Rugiada Matera (già campionesse d’Europa 1992-93).
Le due partite furono giocare nelle belle città pugliesi di Bisceglie e San Severo e finirono entrambe 0-3 (17-18 gennaio 1995). Una nota di nemesi. L’ultima volta che una compagine femminile albanese partecipò alla Coppa dei Campioni fu nell’edizione 1999-2000. Il Teuta eliminò con due partite fuori casa le bosniache dell’OK & FCL Lukavac 3-0 e 3-1 (9-10 ottobre 1999). Successivamente si trovò di fronte nel secondo turno proprio lo stesso Slavia che ventun anni prima aveva tenuto a battesimo l’esordio internazionale della grande Dinamo.
Le durazzesche persero entrambi gli incontri per 0-3 a Bratislava. Un’era aveva completato il suo ciclo. Ed infatti dalla nascita della Champions League (2000-01), nessuna squadra albanese ha maturato diritti di partecipazione. Altri esordi internazionali, ancora il Teuta e ospitalità agonistica Dobbiamo aggiungere che altre squadre albanesi femminili fecero il loro esordio dal 1993-94 agli anni Duemila. In Coppa dei Campioni: Lushnja (ex Traktori) nella 1993-94; Erzeni Shijak nella 1997-98 (eliminò il Moldavgidromash Chișinău, 3-0 e 2-3: 11-18 ottobre 1997; ed uscì contro il Donaukraft Vienna, doppio 0-3: 30 novembre-6 dicembre 1997). In Coppa CEV (Coppa delle Coppe sino al 1999-2000 e Top Teams Cup sino al 2006-07): Elbasani (ex Labinoti) nella 1993-94; Partizani nella 1999-2000; Minatori Rrëshen nella 2005-06; Universiteti “Marin Barleti” Volejbolli Tiranë nella 2010-11. In Challenge Cup (sino al 2006-07 Coppa CEV): Studenti Tiranë nella 1998-99.
Per finire va sottolineato che per tre volte le strutture pallavolistiche albanesi ospitarono i gruppi eliminatori delle Coppe europee femminili, ed in uno di questi si registra l’ultima qualificazione al turno successivo sino ad oggi fra donne e uomini. Gruppo 1 eliminatorio della Top Teams Cup 2002-03. Si svolse a Durazzo fra l’8 e il 10 novembre 2002. All’ultimo momento si ritirarono le austriache del Wüstenrot Salisburgo. Presero parte: Teuta Durrës, le danesi del DHG Odense e le bosniache del Polo Kalesija.
La prima partita vide le danesi superare le bosniache per 3-1. Il secondo giorno il Teuta perse incredibilmente con il Polo per 2-3 (22-25 25-21 25-16 14-25 14-16). Mentre al terzo la vittoria della squadra di Durazzo sulle favorite del DGH per 3-0 (25-23 25-20 25-14) qualificò il Teuta per differenza-set (+2 rispetto a –1 di bosniache e danesi).
Così facendo le durazzesche si qualificarono per la Pool 4 della fase successiva, risultando per la seconda volta fra le migliori sedici squadre femminili europee vincitrici di coppe nazionali. Gli altri due gruppi femminili eliminatori ospitati in Albania furono il Gruppo 6 (a Tirana) della Coppa CEV 1995-96: Sportklub Tiranë 3° su quattro; e il Gruppo 4 (a Tirana) della Top Teams Cup 2003-04: Studenti 3° su quattro. Anche in campo maschile si svolsero in Albania gruppi eliminatori delle Coppe: Gruppo 7 a Tirana (Top Teams Cup 2002-03): Dinamo 4° su quattro; Gruppo 12 a Durazzo (Coppa CEV 2003-04): Teuta 4° su quattro; Gruppo 8 a Tirana (Top Teams Cup 2004-05): Studenti 3° su quattro. (3. continua)
Le altre puntate:
- I (10 giugno 2010): Origini e Nazionali maschili “A”, Juniores (“Under 20”) e Giovanile (“Under 18”). Dall’élite mondiale degli anni Cinquanta alla sopravvivenza odierna
- II (27 dicembre 2012): Il secondo ciclo aureo. I Club maschili nelle Coppe europee: Dinamo e Partizani, grandi fra le grandi)
- IV (7 febbraio 2013): Ela Tase, stella internazionale della pallavolo