Il costo della vita in Albania è quasi il 47% in meno rispetto all’Italia.
La vita costa la metà, il Paese è bellissimo, al contrario degli altri “paradisi” l’Italia è a due passi, la maggior parte delle persone l’italiano lo parlano. Se Cipro ha un imposizione del 5% l’Albania ha un imposizione dello 0% sulle pensione.
Posizione | Nazione | Indice costo della vita |
Nr.27 | Italia | 69,02 |
Nr.99 | Albania | 36,63 |
Perché dobbiamo farli venire in Albania?
I numeri parlano chiaro: quasi 400.000 sono le pensioni che l’INPS paga per i suoi cittadini all’estero.
Per capire l’importanza di questa classe sociale basta leggere le parole di Tito Boeri, ex presidente dell’INPS stessa: «sarebbe utile che il nostro Paese “importasse”, si rendesse appetibile ai pensionati che vengono da altri Paesi per aumentare la domanda interna e anche le entrate fiscali».
Il trend l’ha reso mediatico il Portogallo promettendo un’esenzione fiscale di dieci anni per i pensionati che sceglievano la penisola. Questa intuizione significa circa due miliardi di euro di gettito per le casse portoghesi secondo il sito economico investireoggi. Quasi 1/6 del Pil albanese.
La mancanza di una politica economica italiana, anche se con Quota 100 cerca di rimediare, fa sì che queste persone cerchino una seconda casa in un territorio straniero, per salvaguardare il lavoro di una vita. In Europa gli stati con più presenze di pensionati italiani sono la Germania e la Svizzera. I pensionati non sono un peso sociale come viene spesso percepito erroneamente. I pensionati possono essere una spinta per l’economia se la forbice tasse/incassi fosse abbastanza ampia.
Cipro invece è la meta preferita per le cosiddette “pensioni d’oro” con un’esposizione fiscale del 5% raccoglie più di 5000 italiani. Il secondo Paese che raccoglie il maggior numero di questi paperoni è proprio il Portogallo con meno della metà. Due dei Paesi maggiormente coinvolti dalla crisi economica europea, ma con politiche economiche mirate, tipo questa, sono riuscite a riprendere in mano i propri bilanci.
Se l’Italia non ha una politica economica a lungo termine, l’Albania naviga a vista nella nebbia.
Ma, senza che se ne renda conto, molti pensionati italiani stanno puntando lo sguardo verso di lei. L’Albania ha un accordo con l’Italia dal 1995, che evita la doppia imposizione, ed in più il fisco albanese esplicita quali sono i redditi esclusi da tassazione, tra cui le pensioni. Per la legge italiana basta che stai fuori dal territorio sei mesi e un giorno per poterti defiscalizzare. Il gioco sembrerebbe fatto. La vita costa la metà, il Paese è bellissimo, al contrario degli altri “paradisi” l’Italia è a due passi, la maggior parte delle persone l’italiano lo parlano. Se Cipro ha un imposizione del 5% l’Albania ha un imposizione dello 0% sulle pensione. Stando ai numeri raccolti dal patronato INAC Albania sono circa 500 i pensionati italiani nel territorio. Allora qual è il motivo per cui non ci stanno invadendo?
Perché non vengono in Albania?
Il primo motivo è che la persona che si trasferisce in Albania perde il medico di base, i medicinali gratuiti e quindi i servizi del sistema sanitario italiano, però per questo ci sono tante cliniche private in Albania che con polizze annue relativamente basse riescono a darti una sicurezza sanitaria.
Il secondo motivo è che il fisco albanese chiede una permanenza certa di 183 giorni sul territorio, che vuol dire di quasi 6 mesi. Come abbiamo detto prima, per concedere la defiscalizzazione il fisco italiano vuole che stiano 6 mesi e 1 giorno fuori. E quindi l’Italia vuole che stiano 6 mesi fuori e l’Albania li vuole 6 mesi dentro. Perché l’Albania vuole che stiano dentro il territorio per forza? Stiamo pur sempre parlando di persone di una certa età che hanno degli affetti famigliari nel Paese d’origine. Basterebbe lasciargli il libero arbitrio come fa proprio Cipro, per cominciare a rendere più appetibile il Paese.
Il terzo motivo, che poi è quello principale, è che l’Albania non è nell’Unione Europea e quindi la pratica di permesso di soggiorno non è un ostacolo facile. La pensione non rientra nelle categorie sociali da poter richiedere il permesso di soggiorno in territorio albanese. La pensione non viene vista come fonte di sostenimento. Un pensionato per trasferirsi ed abitare in Albania dovrebbe scegliere tra: sposarsi con una persona del posto, essere in possesso di partita Iva, essere volontario di un’associazione, o sennò si deve comprare direttamente una casa. Quindi non può fare soltanto ciò che vuole e deve fare, godersi la tanto attesa pensione. Basterebbe soltanto un rigo nella legge di immigrazione albanese includendo anche la categoria pensionati, e l’ostacolo più duro sarebbe sormontato.
Pensionati albanesi che rientrano
Ancora una volta la nostra posizione geografica ci viene incontro, ancora una volta la nostra classe politica fa di tutto per mettere più barriere possibili a qualsiasi spunto di crescita economica. Come se il tempo non andasse avanti, come se l’economia aspettasse che la politica risolva prima le discussioni clanistiche che ha dentro, e poi quando avrà risolto i problemi che lei stessa ha creato al Paese e all’economia, solo quando avrà risolto i suoi problemi che sono molto lontani dai problemi dei cittadini, allora, se ha tempo si potrà concentrare sugli interessi del Paese. Gli altri Paesi fanno politiche oculate e mirate a lungo termine, l’Albania alza ancora gli occhi al cielo aspettando qualche segno dall’Europa per uscire dalla nebbia nella quale lei stessa ha scelto di entrare.
Segno che i Paesi europei non sempre possono dare o non sempre vogliono dare, a volte anche per interessi prettamente di economia interna. Proprio per salvaguardare o risollevare l’economia interna. Essendo in un economia concorrenziale, anche noi dobbiamo concorrere con i mezzi che abbiamo, per risollevare la nostra economia secondo un piano nazionale, non secondo le briciole che ci lanciano da fuori.
L’Italia stessa non si fa tanti scrupoli quando si parla di tutelare se stessa a scapito di altri. Sono anni che cerca di non firmare l’accordo per le pensioni di rientro degli emigrati albanesi che vivono nel suo territorio. Cosa che invece ha fatto con altri Paesi europei dove gli emigrati sono gli italiani, e quindi era economicamente conveniente, come con la Spagna. O altri Paesi fuori dall’Union Europea come l’Argentina o anche la Tunisia.
Le statistiche del Governo italiano aggiornate a gennaio 2018 parlano di una tendenza degli albanesi di lasciare il territorio italiano. Dopo che nel 2014 è stato sfondato il tetto psicologico dei 500.000 albanesi residenti in Italia, nel 2018 il numero è sceso 430.340. Questo è il numero delle persone che hanno un permesso di soggiorno. Considerando che nel 2017 si sono naturalizzati italiani circa 37 mila albanesi, vuol dire che quasi 33 mila non sono più in territorio italiano.
Se malauguratamente non avevano raggiunto il numero di anni di pensione in Italia, le loro pensioni vengono involontariamente, o meglio forzatamente, donate all’INPS. Queste persone magari hanno versato contributi anche per 15 anni ma non possono reclamare niente. Perché?
Qualcosa si muove
La risposta ce la dà Irena Xhani, Direttrice del patronato INAC Albania stessa, presente a Tirana dal 2015. Che, oltre ad occuparsi delle problematiche dei cittadini italiani in Albania (defiscalizzazione pensioni, permessi di soggiorno, equipollenze), si occupa anche delle problematiche dei cittadini albanesi che vivono all’estero (ricalcolo delle pensioni, servizi consolari, documenti per la cittadinanza).
“Fino ad adesso in molti si sono rivolti al nostro sportello. La questione non è facile, e le persone sono spesso deluse e rassegnate quando vengono da noi. Siamo consapevoli che non c’è ancora un accordo con lo stato italiano, e questo fa sì che tanti cittadini rimangono senza niente in mano, però paradossalmente grazie proprio alla legge Bossi-Fini del 2002 noi possiamo far sì che chi sceglie di ritornane in Albania e ha versato contributi anche minimi dopo il 1996 può recepire qualche forma di pensione. Proprio in questi giorni è stata depositata al Senato italiano per la prima volta una proposta di legge per riconoscere la comunione degli anni di pensione. Qualcosa si muove e noi abbiamo già aiutato tante persone che pensavano di aver perso questi anni, perciò invitiamo sempre i cittadini a fare un consulto prima di rassegnarsi.”
“La nostra è una missione – prosegue ancora – rendere più facile possibile la vita dei nostri emigrati, far sì che anche i nostri cittadini abbiamo un patronato dove appoggiarsi per documenti per i quali non avrebbero il tempo di ritornare in patria e perdersi nell’inferno burocratico. Missione non facile proprio per i problemi che caratterizzano il Paese.”
Missione che invece dovrebbero portare a compimento coloro che ci governano. È vero che non è possibile parlare sempre di politica, ma la politica influisce direttamente nella vita del cittadino, anche e soprattutto quando rimane passiva.