Per l’Albania, un paese che dal dopoguerra, fino all’inizio degli anni ’90- che per circa mezzo secolo ergo, viveva sotto dittatura – guidato in modo monopartitico dall’unico partito legale e organismo dirigente al potere, il Partito del Lavoro (ex-Partito Comunista Albanese), è chiaro che anche la giornata del Primo Maggio, significasse letteralmente “La Festa del Lavoro” oppure, “La Festa dei Lavoratori”.
Oggi questa ricorrenza in Albania non si celebra più in ugual modo a prima, da quando nel paese – inizio anni ’90 – si è effettuato il cambio dei sistemi politici e in momenti in cui, tendenzialmente a livello globale, essa si è trasformata in una giornata di protesta e manifestazioni in cui il popolo rivendica proprio il suo diritto fondamentale, quello che attribuisce un significato a questa ricorrenza: il lavoro che purtroppo, attualmente scarseggia e la gente è stretta nel morso della crisi …
A quei tempi, in Albania, il 1° Maggio nella piazza principale di Tirana, centinaia di persone manifestavano gioiose proprio per dimostrare con orgoglio le loro riuscite in ambito lavorativo, su tutti i fronti della produzione. Le conquiste lavorative venivano così come il bilancio positivo riportava, dimostrate allo stato, il quale il lavoro lo aveva garantito ai cittadini, coerente al sistema che vigeva.
Per cui, per il popolo era doveroso dimostrare agli esponenti della guida del paese i risultati positivi dell’economia statale raggiunti nel corso dell’anno e questa del Primo Maggio si rivelava al contempo un’occasione importante per rendere grazie a loro per il benessere che al popolo derivava proprio dall’ottica del lavoro di per sé, garantito dalla grande “azienda stato”.
Scorci di storia e concezione del lavoro in Albania nel sistema dittatoriale
[…] Questo fu il primo trattore “Made in Albania”, prodotto dall’industria meccanica albanese nel 1978, con le proprie forze, in un’Albania sotto dittatura e in piena autarchia. Subito dopo la seconda Guerra Mondiale, ha avuto inizio la lotta del Partito Comunista Albanese per trasformare il paese da un paese agricolo arretrato in uno agricolo -industriale.
Il primo congresso del partito ebbe luogo il 1948. Ci si è concentrati sul lavoro fondamentale per l’industrializzazione e l’elettrificazione del paese. Industria: Punti cruciali furono quelli inerenti all’ampliamento della produzione nazionale. L’industrializzazione socialista avrebbe dovuto essere applicata con dei ritmi molto rapidi, per far uscire il paese dall’arretratezza, in tempi record, appoggiandosi nelle ricchezze del suolo e del sottosuolo, sfruttando quella poca industria esistente e creandone una nuova. In campagna vigeva lo slogan: “Appoggiare il contadino povero, alleanza con quello medio e lotta ai kulaki! “
(Tedi Papavrami: “Fuga per violino solo”) – Tradotto dal francese: Adela Kolea
Quindi il Partito Comunista Albanese formatosi nel 1941 acquisì la denominazione Partito del Lavoro, per arrivare fino al 12 giugno 1991, con il soffio del vento di cambiamento politico e sociale in tutto l’Est Europa – inizializzato già dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 – a cambiare definizione in Partito Socialista d’Albania.
Cortei ed entusiasmo a Tirana, nel viale Martiri della Nazione per il 1° Maggio durante la dittatura.
Disposizione dei quadrati umani.
Il viale Martiri della Nazione di Tirana, il più importante luogo centrale della capitale, che ha come inizio Piazza Scanderbeg e come termine Piazza Madre Teresa – tra l’altro, un viale progettato dall’architetto italiano Gherardo Bosio durante l’occupazione italiana d’Albania nel 1939 – negli anni della dittatura, per il Primo Maggio veniva occupato da una folla enorme, centinaia di persone che manifestavano davanti alla tribuna allestita per il Politburo e in cui presiedeva Enver Hoxha.
Ho addirittura ancora nelle orecchie la voce ufficiale che in TV accompagnava la cronaca di queste manifestazioni, Alfons Gurashi – devo dire, una voce dal timbro e l’intonazione molto bella e peculiare – e i suoi commenti professionali degni di un ottimo giornalista televisivo albanese, che portava nelle case attraverso il piccolo schermo le emozioni di questa giornata che mobilizzava tutto il paese e che faceva sì che gli occhi di tutti fossero concentrati per l’occasione, esclusivamente su Tirana.
“Alla gente, per questa manifestazione occorrevano mesi e mesi di preparativi.
Allineati in modo geometrico rigorosamente preciso, si componevano dei grandi quadrati umani, ergo con delle persone, che euforici per l’evento, a passo di marcia avanzavano nel vialone.
Il primo quadrato che dava inizio alla manifestazione era quello dei portatori della bandiera nazionale, per poi seguire con i quadrati composti dai vari lavoratori dell’industria pesante, quali i minatori, coloro che lavoravano nel settore della metallurgia, siderurgia e dell’energetica. Seguivano i quadrati dell’industria leggera ed alimentare, per poi veder allinearsi i quadrati dei lavoratori dei servizi quali commercio, sanità e quelli comunali. Seguivano gli agricoltori e pastori.
Poi sfilavano i quadrati della gioventù del volontariato, cioè coloro che partecipavano in modo volontario alla costruzione delle ferrovie dello stato, delle centrali idroelettriche oppure nei terrazzamenti delle colline. Dopo c’era il turno dei quadrati degli studenti delle scuole superiori e delle università.
Poi arrivavano minimo dieci quadrati di fila dei militari delle forze armate, ma con armamenti leggeri addosso.
Poi ancora, spettava esibirsi ad un enorme quadrato di ragazzini delle scuole medie, i cosiddetti Pionierë, i quali presentavano un vero spettacolo cantando “L’Internazionale”.
Concludeva la manifestazione l’esibizione del quadrato degli artisti, quali coloro della Radio, della TV, del Kinostudio ( gli studi cinematografici), dell’Opera, del Balletto, del Teatro e poi la Stampa.
In questo modo davanti alla tribuna, nel vialone si interpretavano le danze tradizionali del paese dagli artisti vestiti in abiti folcloristici albanesi e si cantava altrettanto da parte dell’Ensemble Nazionale dei Canti e delle Danze.
Circa 100 mila persone marciavano davanti alla tribuna dove presiedeva Enver Hoxha, il Politburo, il Corpo Diplomatico accreditato in Albania e tanti altri ospiti d’onore che venivano da diversi paesi del mondo e che erano rappresentanti dei partiti marxisti-leninisti. La notizia di questa manifestazione veniva trasmessa anche da molte emittenti televisive straniere. “
(M.Xhafa, ex-esponente del Partito del Lavoro Albanese e responsabile tecnico dell’organizzazione della manifestazione del Primo Maggio)
Albania: Quando il 1°Maggio era letteralmente un’occasione di festa …
“Ha smesso addirittura di piovere, perché in tribuna è apparso Enver!-caduti in idolatria …
“Ha smesso addirittura di piovere, perché in tribuna è apparso Enver! È stato lui a portarci il sole!”- acclamavano i più anziani devoti il leader comunista e dittatore, che veniva venerato come una divinità, talmente erano caduti in idolatria per la sua personalità.
Nel caso ergo, capitava che a Tirana piovesse durante le manifestazioni popolari del Primo Maggio, esattamente nel momento in cui il leader Enver Hoxha avrebbe fatto il suo ingresso sulla tribuna d’onore, nel palco allestito appositamente per gli esponenti del Politburo, da parte di alcuni venivano fuori delle esclamazioni bizzarre per via delle idee radicate in testa del tipo “che sarebbe apparso il sole contemporaneamente all’arrivo della guida suprema del paese sul palco!”
“Vuoi vedere che così accade veramente?”- si sfidavano alcuni, talmente convinti, in una sorta di scommessa che associava il leader ad una divinità in grado di compiere miracoli, anche meteorologici!
Queste erano solo una parte dei danni dell’esaltazione del culto dell’individuo che nel regime dittatoriale in Albania aveva preso dimensioni fuori dal normale.
Ma dopo un po’probabilmente, si sarebbero resi conto che l’apparizione del leader dittatore in tribuna, non avrebbe avuto quel potere speciale attribuitogli dalla gente in modo soggettivo.
Quei mazzi di fiori di carta crespa colorata che loro tenevano in mano, lavorati a forma di rosa che al posto dello stelo, aveva un filo di ferro rivestito di carta e che spesso pungeva accidentalmente le mani, sventolandoli sulla testa acclamando il leader, stingendo una volta bagnati dalla pioggia, avrebbero semplicemente riempito di macchie tutti i loro vestiti …
Ma non si trattava nemmeno di un panem et circenses. La gente ci credeva veramente a tutta questa mobilitazione.
Amarcord.
I fiori decorativi di carta crespa che si usavano per la grande manifestazione del Primo Maggio
Simbolo distintivo della scenografia della ricorrenza, i fiori colorati di carta crespa che riempivano le mani dei manifestanti per il Primo Maggio, li ricordano tutti gli albanesi appartenenti alle cosiddette “generazioni delle manifestazioni”.
Erano fiori decorativi, su cui confezionamento, gli incaricati si occupavano per tempo e venivano distribuiti alle istituzioni scolastiche o centri di produzione, insieme alle uniformi, destinati all’imminente manifestazione.
La mattina del Primo Maggio, quando io ero ancora una bambina, con i miei amici, abitando a due passi dalla Piazza Martiri della Nazione a Tirana, in cui avveniva la grande kermesse, uscivamo e ci posizionavamo al bordo di un grande prato verde – nel quale solitamente in settimana giocavamo – in attesa di tutti i manifestanti, i quali, per raggiungere la Piazza, per forza sarebbero transitati accanto al nostro campetto. Questo campetto si trovava attiguo all’Ambasciata Italiana tra l’altro.
Dalla Piazza giungevano i suoni di qualche strumento musicale o di qualche microfono. Erano gli addetti ai lavori, che facevano le ultime prove acustiche tecniche dalla tribuna.
Solitamente usavamo indossare abiti nuovi per questa ricorrenza. Contenti e ansiosi attendevamo in fila l’arrivo dei manifestanti, tendendo strategicamente, a modo nostro, “un’imboscata”.
Vi chiedereste il perché? Per chiedere loro di donarci qualche fiore di carta crespa, di quelli che componevano i loro bouquets e con cui avrebbero eseguito la loro performance in Piazza!
Loro conoscevano questa “usanza” dei bambini del quartiere adiacente la Piazza, per cui, gentilmente staccavano qualche fiore dal loro bouquet artificiale e ce lo lanciavano, diventando motivo di grande gioia per noi.
Calcolando che lì passavano centinaia di persone, noi bambini ottenevamo talmente tanti fiori di carta da portare a casa, da non sapere dove appoggiarli. In questo modo, nelle case del nostro quartiere, l’aria della Festa del Primo Maggio si amplificava e si respirava ancora di più per via di questi decori che i bambini portavano da fuori con le loro imprese tipicamente infantili, ma caratteristiche dei tempi che correvano.