La retorica del razzismo mi ha sempre affascinato. Il problema è che era noiosa, ripetitiva e banale, eppure affascinante. Ne studiavo i meccanismi, cercavo di scomporne la costruzione. Sono arrivato alla conclusione che è bruttissima, quanto meno da un punto di vista meramente letterario e narrativo. Esiste, però, qualcosa di ancora più brutto ed è la retorica del antirazzismo.Frasi come “anche mio nonno è migrato”, oppure “nella nostra classe c’è una studentessa albanese più brava degli studenti italiani” mi hanno sempre convinto a meta. Credo che bisogna essere migliori verso gli stranieri per essere migliore verso noi stessi, e non per via del nonno. Credo, al contempo, che tanti studenti albanesi e/o stranieri sono più bravi per il semplice motivo che, checché ne dicano, la lotta di classe è una faccenda seria e attuale.
Far finire in un unico calderone di Razzismo e AntiRazzismo fenomeni molto complessi – intolleranza, disagio sociale, miseria, ignoranza, lotta di classe – ebbe anche il cattivo effetto di escludere tutto quello che non rientrava in queste due categorie. Divenne quindi molto difficile parlare dei migranti al di fuori di una definizione di opposti, quali buoni/cattivi, vittime/carnefici. In tal modo si perdeva tutto quello che è successo nel frattempo, senza rumore e scalpore e che, quindi, sfuggiva alla soglia del radar mediatico o sociale. Credo anche un po’ anche noi ci abbiamo messo del nostro e adesso dobbiamo cercare una via d’uscita nel folclore dentro il quale ci siamo cacciati con le serata afro, la musica balcanica e le serate a base di cus cus.
Ed è per questo che sono molto affezionato a questo romanzo e a questa serie web : perché è il primo tentativo da raccontare una normalità lontana da stereotipi. Sono solo delle storie, e come tali vanno prese.
Intervento al festival di Internazionale in occasione della presentazione della serie web Italieni, tratto dal libro Nuove Lettere Persiane