A suo tempo in pochi se ne sono accorto, ma il 12 dicembre un detenuto è morto in una caserma diBrescia. Certo, la mancanza di attenzione è un po’ anche colpa sua: infatti era nero. Ma non solo. Era anche immigrato, quindi clandestino perché prima del arresto aveva perso il posto di lavoro, quindi anche il permesso di soggiorno.
Gabiada viene arrestato in virtù della Bossi-Fini, viene detenuto in una cella della Caserma e chiede aiuto. Ha mostrato alle forze del ordine un certificato medico che attesta che è asmatico. In tasca porta l’inalatore con il farmaco per riuscire a respirare nei momenti di crisi. Servirà a poco, riceve lo stesso trattamento di un delinquente qualsiasi. Si sente male, quindi inizia a gridare per cercare aiuto. Aiuti che però ritardano ad arrivare come mostra un video diffuso da Repubblica. I carabinieri sono confusi, lo lasciano lì e chiamano un ambulanza. Morirà poco dopo in ospedale. O forse no, secondo la ricostruzione di Repubblica che colloca la morte molto prima, quando il detenuto si trovava ancora negli ambienti della caserma. Segue un interrogazione parlamentare che si conclude in nulla di fatto, ma segue anche un fascicolo della procura a carico di ignoti. Dopo mesi di indagini, finalmente la richiesta della magistratura: archiviazione! Secondo la procura di Brescia non ci sono responsabili nella sua morte. Tutti hanno agito secondo legge e coscienze, tutti hanno compiuto al meglio il loro lavoro. Toccherà quindi al GIP decidere se disporre l’archiviazione o chiedere al pubblico ministero di formulare l’accusa di morte colposa. Giova ricordare che quella leggeche ha permesso di accompagnare il clandestino in caserma sarebbe stata abrogata pochi giorni dopo perché ottusamente abnorme. Infatti poco dopo l’Italia recepisce la normativa europea che non persegue come reato la non ottemperanza al decreto di espulsione. Ma per Gabiada è già troppo tardi.
Intanto a Brescia prosegue anche una battaglia politica guidata dal PD. Alla quale rispondono, puntualmente il sindaco e il vice sindaco in una nota congiunta «Accogliamo le dichiarazioni e i giudizi espressi da alcuni rappresentanti del Pd con grande dispiacere. La nostra fiducia nei confronti dell’Arma è totale; siamo convinti che gli agenti e tutti gli uomini della caserma abbiano fatto il proprio lavoro con la consueta professionalità, puntualità e passione per il servizio che quotidianamente mettono al servizio della comunità»Non vogliamo essere fraintesi, anche noi abbiamo una fiducia totale nei confronti dell’Arma e della magistratura. E’ solo che continuiamo a non capire come una persona può morire così. E non capiamo com’è possibile che il pm aveva rifiutato il trasferimento di Gadiaga in una struttura ospedaliera, come richiesta dai carabinieri nella relazione di servizio. O se non c’è qualcosa di inappropriato nel fatto che il pm che conduce l’indagine è lo stesso che ha rifiutato il trasferimento. O se non si può morire così, solo perché qualcuno fa leggi assurda ed inapplicabili perché gli piace molto giocare afare il padano.