Mi sono ritrovato ultimamente, per ragioni personali, ad indagare oltre sulla vicenda di Nick and Bart. Ed è strano come a ripassare la storia in diversi momenti ti colpiscono sempre diversi particolari della vicenda.
Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco furono due immigrati italiani, nonché “il più grande errore” della giustizia americana. Vanzetti era un venditore ambulante di pesce, Sacco faceva il calzolaio. Furono accusati di omicidio e condannati. Ma “condannati” è una parola da giuristi, troppo delicata, per farci capire devo dire che furono fritti nella sedia elettrica. Scaricarono nei loro corpi dai mille ai due mille volt. Punto. Correva l’agosto 1927. Sarebbero stati riabilitati il 27 agosto 1977 nelle parole del governo del Massachusetts.
Nick e Bart, come vengono continuamente chiamati loro e il loro caso, divise allora e continua a dividere ancora molti americani, intellettuali, cantanti. Formalmente furono mandati all’agonia per due omicidi. Ma questo non è la completa verità, la verità nuda e cruda è che furono condannati per quello che erano e non per quello che avevano fatto. Non avevano compiuto gli omicidi, ma erano colpevoli di essere anarchici nonché immigrati italiani. Sono gli anni 20 e il momento è delicato: e da qualche mese che gli anarchici stano mettendo bombe dappertutto, specie nelle istituzioni americane. Tempi d’oro per i anarchici, nel bene e nel male. Si riscopre Bakunin, in Francia alleggia ancora il ricordo di Jules Bonnot e il discorso di Alexandre Jakob, la macelleria stalinista di Spagna deve ancora arrivare, il razzismo degli States dilaga, specie contro gli italiani. L’opinione pubblica sprona, pretende colpevoli, vuole la sua libbra di sangue proprio come il Shylocl di Will Shakespeare.
Non è mia intenzione adesso pretendere di riesumare un vecchio processo. Eventualmente vi mando a questo libro. Volendo essere precisissimi si potrebbe dire che Sacco era sicuramente innocente, ci potrebbero essere dubbi su Vanzetti, ma non è quello il punto. Il punto è che il processo fu influenzato da politica, giornali, nazionalità, condizioni politiche, insomma, tutti i fenomeni che non dovrebbero influenzare un processo serio che, in un altro momento o con altri imputati, si sarebbe concluso sicuramente con un altro esito. È mia intenzione, invece, portarvi alcuni passaggi delle lettere di Vanzetti e Sacco, quelli che mi hanno maggiorante colpito, alcuni passaggi in italiano ed alcuni in inglese perché non ho avuto il coraggio di tradurle. Per altre informazioni qui trovate informzioni esaurienti sul caso. Se siete ancora capaci di leggere sarete sicuramente ancora capaci di giungere a delle conclusione, ed ognuno è libero di giungere alle conclusioni che meglio crede.
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« Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra – io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano »
(dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts)
« Ricorda, figlio mio, la felicità dei giochi non tenerla tutta per te… »
(Nicola Sacco, al figlio Dante – 1927)
« Mai, vivendo l’intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini. L’ultimo momento ci appartiene, l’agonia è il nostro trionfo. »
(Bartolomeo Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
« Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. »
(Nicola Sacco, al figlio Dante – 1927)
People don’t seem to understand that Italians are unpopular anyway, especially if they are poor and laboring people. Their habits are not the habits of ordinary Americans, and they are suspected. They don’t get the same chance before an American jury that an American would get. The jury cannot help being prejudiced against them, and then if on top of that the Italians turn out to be Radicals, they have no show at all. One good looking American witness seems to outweigh a dozen Italian witnesses, even though we Italians know that the Italian witnesses are perfectly honest, truthful people. Before Americans will put an Italian on the same basis with themselves, and accept him as probably telling the truth, he has got to make money and own property.
Nothing that anybody can say now can change those facts or explain them away. Just think of convicting a foreigner on the testimony of a boy who said he can tell a man is an Italian from the way he runs, or what nationality he is by the way he runs. Would that testimony convict an American before an American jury? He said that he identified me; he pointed to me and said, “The man in the booth,” with all the despisement at his command, in order to impress the jury against me. If I am right he said at the trial that the bandit wore a light cap, and on the day of the crime he told the police or the detectives that the bandit wore a felt hat which fell on the ground.
Bartolomeo Vanzetti, July 28, 1927. Charlestown Prison, Letter to Governor Fuller
My dear Dante:
I still hope, and we will fight until the last moment, to revindicate our right to live and to be free, but all the forces of the State and of the money and reaction are deadly against us because we are libertarians or anarchists. I write little of this because you are now and yet too young to understand these things and other things of which I would like to reason with you.
But, if you do well, you will grow and understand your father’s and my case and your father’s and my principles, for which we will soon be put to death.
Bartolomeo Vanzetti in una lettera a Dante, figlio di Nicola Sacco
La storia si ripete. Come i nostri italiani, questi nuovi immigrati, devono affrontare le stesse forme di razzismo. Allora, con la nostra amara esperienza, com’è possibile non accogliere questa povera gente? Com’è possibile scacciare esseri umani che mettono a repentaglio la propria vita, per cercare lontano dalla propria famiglia mezzi di sostentamento?
Discorso di Fernanda Sacco ( nipote di Nicola Sacco ) All’Istituto Di Ragioneria “Angelo Fraccacreta” Di San Severo 18 Novembre 2009
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A proposito, ricordate quando vi ho detto che non volevo arrivare a nessuna conclusione? Beh, mentivo. Adesso vorrei che ciascuno di voi provasse a pensare a dei nome ipotetici per Nick & Bart. Come potrebbero chiamarsi oggi, per esempio? In Italia per esempio?