Il 22 febbraio il parlamento kosovaro ha eletto un nuovo presidente, Behgjet Pacolli. La Corte Costituzionale si è pronunciata il 30 marzo, ritenendo che tale elezioni era irregolare.
La sentenza della Corte Costituzionale è un atto dovuto ed obbligatorio in quanto c’è stata una manifesta violazione della Costituzione kosovara.
Tale decisione è arrivato in un momento di estrema difficoltà per il paese, e rischiava di delegittimare il governo, tanto da far parlare di nuove elezioni anticipate. La Costituzione infatti, è molto chiara. Se fallisce l’elezione del presidente della Repubblica, il parlamento deve essere sciolto.
Pacolli, cosi come la maggioranza dei parlamentari kosovari, ha preso atto di tale sentenza e quindi ha dato le dimissioni dal suo incarico.
Per fortuna le nuove elezioni politiche sono state evitate con l’elezione del nuovo presidente Atifete Jahjaga .
E’ stato una pagina vergognosa della storia del Kosovë, un malinteso che poteva certamente essere evitato. Eppure, d’altra parte, si nota anche la maturità di questa stessa classe.
Tra me e me, ho fatto un gioco pensando a cosa sarebbe successo se fosse accaduto la stessa cosa in Europa, in Italia per esempio. Ho immaginato Thaçi che dice “ La magistratura vuole sovvertire la sovranità popolare, la Corte Costituzionale è notoriamente contro di noi, è composta da magistrati rossi…”
Ma, almeno per una volta, i politici kosovari sono stati maturi e sono riusciti a rimediare ad un errore grossolano.
Ma ecco la novità. Negli ultimi 10 anni tanti, troppi leader europei si sono rivolti al Kosovë con quella arroganza politica che solo gli europei possono avere. Sempre insegnando, sempre correggendo. Chi sa, oltre che insegnare, dal Kosovë si può pure imparare qualcosa.
Chi lo sa?