Secondo la ricostruzione della GDF di Verona, funzionava così: i connazionalicontattavano le vittime promettendo la sistemazione in Italia dietro un pagamento che variava dai 7 ai 9 mila euro. Prevalentemente pachistani, indiani e marocchini.
Una volta eseguito il pagamento, li veniva inviato tutta la documentazione necessaria per ottenere il visto dall’ambasciata italiana nel paese d’origine. E qui entravano in gioco tre sindacalisti veronesi dell’UGL Agricoltura che provvedevano alla “sistemazione” presso aziende agricole inesistenti oppure totalmente all’oscuro dell’operazione. Quindi riuscivano ad ottenere i permessi di soggiorno della durata di sei mesi, mentre venivano ospitati in case degradate per poi essere sbattuti fuori dopo pochi giorni.Un giochetto, a quanto sembra, più tosto semplice da fare nel bresciano e nel bergamasco, se è vero che i casi accertati sono circa 500, con un guadagno di circa 4 milioni e mezzo di euro. Sette gli arresti eseguiti dalla GDF nell’operazione Landlessl’8 settembre scorso, tra i quali 6 insospettabili italiani e persino – stando alle indiscrezioni – un esponente locale della Lega Nord. E fin qua, niente di strano, se vogliamo. Quello che stupisce invece è il fare i conti per capire quante volte queste persone sono state sfruttate. Prima, va da se, il dover pagare una cifra esorbitante per comprare essenzialmente il niente. Secondo, il dover pagare lasciando tutto quello che si possiede per un futuro non peggiore, e trovarsi in una casa non degna di questo nome, in un paese straniero e senza un lavoro. Terzo, non meno importante, pagare diventando una statistica nella bocca delle persone che hai pagato, diventare l’occasione per parlare e chiedere più legalità, più controlli e più sicurezza. Invocare lo Stato mentre si è parte del governo, invocare più sicurezza mentre tagli sulle forze dell’ordine, invocare la legalità mentre falsifichi documenti. Va tutto bene, basta saper innalzare una cortina di fumo ove far confondere la vittima col carnefice, e il più è fatto. Se non ci si riesce, c’è sempre il sole delle alpi ad illuminarci.