Con i suoi 26.000 ettari vitati, l’Albania è una terra ancora poco conosciuta dal punto di vista enologico, anche se molte sono le potenzialità del territorio
Il vino in Albania
- Parte 1 – Breve storia del vino in Albania
- Parte 2 – Territori e vitigni d’Albania
- Parte 3 – Vigne Urbane, l’Uva Çylek e la Raki
Parte 4 – Il vino albanese, ieri e oggi (Scutari)
La Fabbrica di vino a Scutari
Come in tutti i paesi dell’est, in Albania ci sono molti luoghi abbandonati… A Scutari esiste ancora una fabbrica di vino abbandonata. Riscoprire una parte della storia della produzione del vino albanese (venë nella variante del nord, e verë nella variante albanese del sud, in ambedue le varianti il genere è femminile) e vedere con altri occhi questo luogo della memoria del vino può essere curioso.
Meta di escursioni e visite guidate, pare che ultimamente i luoghi abbandonati esercitino un grande fascino. Forse perché i visitatori immaginano la vita che vi si svolgeva o forse perché, in qualche modo, mettono i brividi proprio per l’angoscia che diffondono.
Sicuramente è passato del tempo dall’abbandono della fabbrica. Il cemento armato è corroso a causa di una lunga permanenza all’azione della pioggia, del freddo e del vento. Il “mostro” incute paura e rispetto: paura per quello che è, rispetto per quello che fu. Forse è il fascino del luogo abbandonato, che accende l’immaginazione sul suo passato glorioso.
Una fabbrica di vino gigantesca, ridotta a uno scheletro: ormai è lì che giace abbandonata da 30 anni, circondata da altri mostri di cemento. Si chiamava Zona industriale ai tempi della dittatura. Oggi invece è un cimitero di casermoni di beton, dove la maggior parte delle fabbriche è in disuso. A parte la curiosità, mi sono anche chiesto del perché, di questo desiderio “malsano” di provare angoscia per divertirsi… Viene anche da chiedersi il perché sia stata abbandonata, ma questa è un’altra storia…
Nei primi anni del ‘900, in Albania la produzione del vino si ridusse a dimensioni “familiari” e solo per un piccolissimo mercato. Nel successivo periodo fra le due guerre, gran parte delle colture di vitigni autoctoni furono devastate da oidio, fillossera e altre malattie, fino alla ripresa a ridosso degli anni ’60, quando la produzione statale vinicola albanese riprese vita, mortificando ogni iniziativa privata.
Questa Fabbrica iniziò la produzione inglobando un’altra proprietà della famiglia Kakarriqi, una precedente fabbrica di acquavite, la quale fu nazionalizzata dopo il 1945, che in seguito venne ricostruita. Verso gli anni 1953, l’azienda agricola “Perlat Rexhepi” a Shtoj e Gruda, realizza un progetto di 750 ha di vigneti, dove a parte le varietà summenzionate si coltiva anche la varietà Prokupac, varietà di uva autoctona in Serbia, Bosnia e Montenegro; e il Pamid, un vecchio vitigno utilizzato per il vino rosso, forse portato in Albania dai tempi degli antichi Traci e Kabernet. Grazie anche al lavoro instancabile di un agronomo originario di Korça, Todi Gjermani, si adoperarono molti innesti: Kabernet con il portainnesto Kober 5 BB; per la varietà Dimiat, Dimyat o Dimja, vitigno a bacca bianca di origine bulgara, il portainnesto R. Dulot. La forma di allevamento era il Vigneto a spalliera (Guyot) costituita da un tronco verticale, in cui è inserito un tralcio a frutto di 8-10 gemme di lunghezza, piegato orizzontalmente lungo la direzione del filare, e uno sperone basale di 1-2 gemme usato per il rinnovo dell’anno seguente. Venivano utilizzati pali in cemento precompresso, infissi nel terreno. L’intera produzione di uva dell’azienda agricola andava a rifornire la Fabbrica di vino.
Uve e vini principali
I vini principali prodotti erano: il vino Mavrud, Kallmet, Riesling, Malaga (vino liquoroso), Adriatik (vino rosso da tavola, aspro e disarmonico). Con la varietà di uva Mavrud (varietà molto conosciuta in Bulgaria) si produceva un vino color rosso porpora e ricco di tannini e acidi. Questa varietà, probabilmente portata in Albania dai greci, è coltivata fin da tempi antichi. Il sapore si distingue da altre varietà, con note che richiamano la mora e il gelso. Con la varietà Moscato (Moscato di Alessandria), si produceva un vino liquoroso Malaga. Con il Riesling bianco (Riesling renano) si produceva un vino bianco abboccato, il Riesling appunto. La tecnica di produzione era quella del uvaggio multivarietale, in cui diverse uve venivano vinificate assieme e il prodotto risultava da una mescolanza di uve originarie di vitigni differenti, pigiate insieme così da ottenere un mosto unico che era poi fermentato. L’indicazione in etichetta si limitava al nome della varietà principale seguita da un aggettivo riferito al colore (bianco, rosso) la qualità, I, II, III, e il nome della Fabbrica di produzione, quantità, grado alcolico e luogo di produzione. Nel caso del vino Malaga, in etichetta si aggiungeva l’indicazione vino dolce (es. Malaga, Vino dolce). La fabbrica produceva anche acquavite, principalmente da uve bianche ma anche rosse. A parte la raki di largo consumo, produceva anche una raki di qualità, invecchiata in botti di rovere o castagno (anche gelso). La produzione di vino e altri alcolici di qualità era destinata principalmente all’export (inclusa l’Italia).
I primi anni ’90, segnano il disfacimento dell’economia con conseguente fallimento dell’esperimento dell’economia statalista: cominciò il programma di privatizzazione dei terreni vitivinicoli che portò a una successiva modernizzazione del settore e un miglioramento nella produzione del vino. Si produce vino maggiormente di largo consumo ma anche vino di qualità.
La Cantina dell’amicizia “Medaur”: il futuro è oggi
Dalla Fabbrica di vino abbandonata, una visita alla Cantina moderna “Miqësia” Medaur (La Cantina dell’Amicizia “Medaur”, Koplik, Scutari) era d’obbligo – “Medaur” è il nome di una deità antica illirica. La Cantina produce vino Kallmet e Kallmet riserva, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Moscato Bianco e ha una capacità di vinificazione e conservazione per 80 mila ettolitri di vino.
Durante la visita in cantina, il direttore, Ramadan Likaj con molta gentilezza è venuto a salutarci e ci ha presentato la cantina, orgoglioso della sua fabbrica di vino “interculturale” con tecnologia italiana, uva coltivata in Albania, mano d’opera albanese e botti di rovere francesi. In seguito un enologo ci ha accompagnati nel processo della produzione del vino dalla vendemmia e la pigiatura, fermentazione e vinificazione e le diverse fasi tra vino bianco e vino rosso. E infine alla svinatura e all’invecchiamento in barrique: una delle tipologie di botti più utilizzate negli ultimi anni per produrre vino, dove il Kallmet riserva prende un gusto morbido e arrotondato, con un finale di mandorla e vaniglia.
Le esportazioni verso i mercati internazionali dei prodotti vinicoli e le relazioni con le migliaia di lavoratori in vigna, l’incontro tra culture e la mescolanza dei prodotti di differenti vitigni per produrre vini eccellenti ha trasformato il mondo del vino in un mondo multiculturale e interculturale.
In Albania, le cantine più conosciute per l’elevato livello qualitativo dei vini sono: Medaur Miqësia, Arbëri, Balaj, Bardha, Belba, Çobo, Kardinal, Kokomani, Koto, Luani, Nurellari, Rilindja, Sara, Skënderbeu, Vila Duka, Vila Shehi, Vintage, Zika ecc. Tutte le cantine sono attrezzate con una sala per le degustazioni e su appuntamento è possibile una visita ai vigneti.
Nei prossimi articoli parleremo di altre storie di uve, vini, e mete da inserire nel vostro itinerario, se state pianificando un viaggio alla scoperta dei vini d’Albania.
Referenze
- “Rakia connecting people” – La storia e l’industria dell’alcool in Albania
- Albania, l’enoturismo punta su vini da autoctoni
- Caratterizzazione genetica e vitigni tradizionali della Serbia
- FISAR
- I Balcani: nuova frontiera per il vino.
- I vini della Bulgaria
- I vitigni classificati da Plinio e Columella: la Vitis Balisca e la Vitis Caburnica.
- Kallmet: un’uva, un vino, un territorio
- La rinascita dei vini albanesi
- Origini della vite e del vino
- Produttori di vino Kallmet
- SlowFood
- Una guida per gli amanti del vino in Albania
- Vino – Made in Albania