Con i suoi 26.000 ettari vitati, l’Albania è una terra ancora poco conosciuta dal punto di vista enologico, anche se molte sono le potenzialità del territorio
Indice
Pergole selvatiche e viti maritate
In Albania, a proposito di forme di allevamento delle pergole, oltre la coltivazione di Vitis vinifera, spontaneamente, in un tempo indefinito, probabilmente con l’evento della Fillossera in tutta l’Europa, si è diffusa la vite selvatica, creando sistemi di pergole nei boschi delle dieci vallate strette di montagne che si distinguono nel Nord-Est e il Sud-Est d’Albania; le pergole selvatiche costituiscono un vero patrimonio genetico, di antica coltura vinicola (Prof. Dott. A. Shundi, Albania: una combinazione vitivinicola contemporanea e tradizionale, 2012). Dalle parti di Reç e in tutta l’Albania ci sono ancora molte viti maritate. Molte sono anche le viti maritate che sono allevate principalmente su olmi ma anche su pioppi e aceri.
L’uva çylek, o çilek
Il çylek o çilek, uva fragola o uva americana (in genere Vitis labrusca e Vitis riparia), inizialmente è stata impiegata come portinnesto della vite europea in quanto l’apparato radicale è tollerante agli attacchi della Fillossera. Ancora oggi prospera nelle pergole dei giardini di Scutari, è coltivata facilmente anche nelle recinzioni delle case e lungo i lati della strada. L’uva è usata principalmente per la produzione di raki. Invece dalla sua vinificazione si ottiene un prodotto con bassa gradazione alcoolica e dal profumo forte di fragola che a Scutari viene percepito come gradevole.
L’uva fragola è diffusa sia Scutari sia in tutta l’Albania. Pult, è il paese delle castagne e delle noci ma è anche una zona, dove si produce un tipo di vino da uva fragola e dove questa tradizione si sta consolidando ancora di più. Il vino di çylek (o çilek, vino rosso prodotto dall’uva fragola) ha un gusto deciso, fortemente acidulo e molto aromatico, si accompagna molto bene alla frutta secca, alle castagne arrostite e alle patate dolci.
Le vigne urbane e la raki
Successivamente alla vendemmia, quindi tra settembre e novembre, iniziava la distillazione. Non con l’intensità di una volta ma ancora oggi, in molte case di Scutari si respira quell’atmosfera della vendemmia e degli scambi di alambicchi e tini, e preparativi per la distillazione di raki (raki in albanese è un nome di genere femminile). In molti producono anche del vino ma la raki (da non confondere con la raki turca, un distillato di uva o prugne, aromatizzata con anice), è ancora una bevanda alcolica molto diffusa a Scutari e in Albania, principalmente prodotta con uva ma anche con, prugne, cornioli, more, gelsi, fichi e altra frutta. In città, la superficie dei vigneti “vigne urbane” è molto diminuita per via della cementificazione, tuttavia sono molte le case con il giardino dove non può mancare un pergolato. Sono in tante le famiglie che producono la raki (acquavite) per il loro fabbisogno. Normalmente si usa l’uva fragola eppure è molto diffusa anche la varietà a bacca rossa autoctona Mandakuq (o manakuq). Ogni famiglia ha uno stile proprio di produzione della raki.
I maggiori produttori di vino e acquavite, ovviamente, sono i contadini. Una volta, l’acquavite era legata a un concetto di povertà e sopravvivenza: la vita contadina ai tempi della dittatura era molto dura. Bisogna sempre ricordare che distillare privatamente e per uso personale qualsiasi bevanda alcolica era vietato. Anche la detenzione di un semplice alambicco rudimentale poteva condurti al carcere. La distillazione clandestina comunque non si è fermata mai e il proibizionismo statalista assieme ad altre normative scellerate ha prodotto soltanto l’impoverimento della nazione.
La raki si produceva anche per via del processo abbastanza veloce: ci vogliono circa 10 giorni di fermentazione dell’uva, e la vinaccia insieme al mosto è pronta ad essere distillata. Il grado alcolico era abbastanza basso 18-22°, molti puntavano sulla quantità producendo un’acquavite di 16°-18°, poiché l’acquavite veniva utilizzata anche per pasteggiare.
La raki di cornioli
In Albania, la raki più comune è quella di uva, tutte le varietà. Al secondo posto c’è la raki di prugne; invece la raki di cornioli che si produce a Shala, una zona del distretto di Scutari nei pressi del fiume Shala nel nord dell’Albania è abbastanza particolare:
“In questa zona viene prodotta una raki distillando il corniolo (Cornus mas); questo è conosciuto localmente con il nome di thana ed è un frutto di piccole dimensioni simile ad una ciliegia più oblunga. Il frutto del corniolo ha un colore rosso molto scuro e un sapore molto acido. Quando il frutto raggiunge la piena maturazione, cade al suolo e viene raccolto; solitamente la raccolta avviene nel periodo estivo e, una volta selezionati vengono riposti all’interno di barili a fermentare per circa un paio di mesi. Al termine della fermentazione vengono distillati e si ottiene così la raki. La raki di corniolo, a differenza delle altre raki prodotte in Albania, non è una bevanda di tutti i giorni, infatti è riservata alle grandi occasioni. Infine, la raki di corniolo viene anche bevuta per trattare i reumatismi.” (Cit. Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus).
Baku o Dionisi (Bacco, entrata del Gran Caffè “Kafja e madhe” a Scutari, opera di Kole Idromeno, scultore, pittore e architetto famoso – si pensa che l’altorilievo sia un autoritratto).
In Albania il consumo di alcol è libero, basta essere maggiorenni, e la cosa più importante è bere responsabilmente. Per gli albanesi ubriacarsi in pubblico è sempre stato culturalmente inaccettabile e, per uno che non sa bere, motivo di burla. In Albania l’acquavite si beve sempre: un brindisi iniziale prima di cominciare un banchetto e per pasteggiare. Insomma, ogni occasione è buona per un bicchierino di acquavite. Ultimamente la tendenza sta cambiando a favore del vino facendo tornare di moda il tred dei tempi antichi…
Le cantine, centro di quel fermento che vedeva parenti e amici “festeggiare il dio Bak” (Dionisio, Bacco) spillando dalle botti il vino di sapore dolciastro, hanno ripreso vita a Scutari (e in tutta l’Albania). Anche Papa Francesco nel 2014 durante il suo viaggio in Albania si concesse la curiosità di assaggiare i vini di queste terre.
Referenze
- “Rakia connecting people” – La storia e l’industria dell’alcool in Albania
- Albania, l’enoturismo punta su vini da autoctoni
- Caratterizzazione genetica e vitigni tradizionali della Serbia
- FISAR
- I Balcani: nuova frontiera per il vino.
- I vini della Bulgaria
- I vitigni classificati da Plinio e Columella: la Vitis Balisca e la Vitis Caburnica.
- Kallmet: un’uva, un vino, un territorio
- La rinascita dei vini albanesi
- Origini della vite e del vino
- Produttori di vino Kallmet
- SlowFood
- Una guida per gli amanti del vino in Albania
- Vino – Made in Albania