OBC Transeuropa, noto think tank che si occupa di sud-est Europa e anche dell’Albania, oggi dedica un articolo molto articolato sullo stato e la criminalità organizzata in Albania.
Un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al narcotraffico dall’Albania smantellata nei giorni scorsi a Catania ha finito per scuotere, pesantemente, anche la politica l’albanese.
Una contorta vicenda di traffici internazionali, collaborazione tra autorità e gruppi criminali e parentele scomode sta facendo tremare in questi giorni il governo del Premier socialista Edi Rama, insediatosi per il secondo mandato nel mese di settembre. Quattro anni di indagini delle autorità italiane sono state finalizzate il 17 ottobre scorso con un mandato di cattura nei confronti di undici persone, tra cui anche i fratelli Moisi e Florian Habilaj, noti alla cronaca albanese dal 2015, cioè da quando un ex agente dell’antidroga di Fier, Dritan Zagani, ha denunciato il legame – di sangue e di affari – con l’allora ministro degli Interni, Saimir Tahiri.
Il coinvolgimento dell’ex ministro degli Interni Saimir Tahiri
Nell’ambito delle indagini della Guardia di Finanza su un’organizzazione internazionale che negli anni è riuscita a trasportare oltre 3.500 kg di marijuana dall’Albania all’Italia, con un giro d’affari che supera i 20 milioni di euro, la procura albanese ha ottenuto anche un voluminoso fascicolo con le intercettazioni di incontri e conversazioni telefoniche tra i membri della banda, da cui è emersa l’ombra del coinvolgimento di Saimir Tahiri, nel periodo delle intercettazioni a capo del ministero degli Interni.
“Due criminali, miei cugini di decimo grado, non hanno esitato a fare il mio nome. Di criminali che fanno il nome di un politico per vantarsi, e comunque per i propri interessi, ce ne sono tanti. Ma intendo chiedere alla procura di indagare, senza avvalermi dell’immunità di deputato” Saimir Tahiri, ex ministro degli Interni d’Albania
Nel generale e imbarazzato silenzio dei socialisti l’unico a prendere la parola è stato il Primo Ministro Edi Rama che ha subito preso le distanze e definito “rivoltanti e scioccanti” le conversazioni degli indagati. “Vogliamo la verità, quanto prima”, ha brevemente commentato il Premier sui social, mentre l’uomo di punta del suo precedente governo era improvvisamente diventato un “ramoscello storto” all’interno della grande famiglia socialista.
“Nelle intercettazioni delle autorità italiane – conclude l’articolo di OBCT – potrebbero non esserci elementi sufficienti a dimostrare l’effettivo coinvolgimento di Saimir Tahiri nella vicenda, anche se certamente basterebbero per troncarne la corsa politica, ma c’è la parabola dell’attività di un’organizzazione criminale attiva dal 1998 e legata evidentemente a tutti i governi di Tirana che da allora si sono susseguiti. C’è, soprattutto, la parabola di un paese in cui ancora oggi regnano l’illegalità, la corruzione e la collusione della politica con la criminalità organizzata. In quelle 400 pagine di intercettazioni c’è, tra le righe, la capitolazione dello stato albanese.”
Potete leggere l’articolo integrale del 23 ottobre 2017 su OBCT “Albania: lo stato e la criminalità organizzata”