Rai Radio 3, nel suo programma ‘Radio 3 Mondo’ di oggi, ha parlato di Albania. Nello specifico, l’emittente radiofonica ha trattato due tematiche: l’imminente demolizione del palazzo storico del Teatro di Tirana – uno dei primi interventi architettonici italiani in Albania – e il problema della marijuana, che da anni ormai affligge il paese.
La conduttrice, Anna Maria Giordano, ne ha discusso con Giovanni Vale, corrispondente di Osservatorio Balcani e Caucaso, con Adele Budina, produttrice italo-albanese della Casa di produzione Abfilm a Tirana, e con Andi Tepelena, artista e operatore culturale e uno dei fondatori del movimento per la protezione del teatro.
Il Teatro di Tirana
Costruito nel 1938 dall’architetto italiano Giulio Bertè, è caraterizzato da una stile razionalista che aveva come obiettivo quello di dare un volto nuovo alla capitale e al centro della città. Tuttavia, ora, il Teatro è destinato alla demolizione, con la Bjarke Ingels Group che si è già impegnata per progettare il nuovo edificio a forma di nastro.
“Il teatro nazionale per noi è un simbolo: è l’unico polo teatrale importante per l’Albania. Ci stiamo rivoltando soprattutto per il fatto che sia passata una legge speciale, per la quale questa demolizione dovrà avvenire in breve tempo.
Inoltre, non c’è stata una gara d’appalto pubblica. Nel corso degli anni non sono mai stati effettuati interventi di riabilitazione, perché l’obiettivo è quello di privatizzare il suolo pubblico allo scopo di costruire sei grattacieli e un piccolo teatro a parte. Un giro d’affare da circa un miliardo di euro.
Il Teatro rappresenta la nostra storia. Da lì è passata non solo la cultura albanese degli ultimi anni, ma anche la storia dell’Albania.” – è intervenuta Adele Budina.
“E’ una battaglia cittadina a protezione di un patrimonio culturale di tutta l’Albania. Il nostro movimento è composto da politici, cittadini e artisti, e vogliamo proteggere il Teatro come memoria storica del nostro paese.
A mio avviso, la cosa migliore da fare sarebbe fare un referendum locale nel quale il popolo si possa esprimere. Ma la legge sul referendum è abbastanza complicata, e quindi non è un’opzione percorribile.
Per questo abbiamo deciso di creare il movimento, sperando che qualcosa si possa fare in modo da interrompere la demolizione del Teatro, un atto di interesse solo per i partenariati pubblici-privati.” – dice, invece, Andi Tepelena.
Il problema della marijuana
L’attenzione della trasmissione è poi passata ad un’altra tematica riguardante il Paese delle Aquile, ovvero il problema della marijuana e il caso emblematico del villaggio di Lazarat.
“Fin dagli anni novanta, il villaggio di Lazarat è divenuto il centro della produzione di marijuana. Quando Edi Rama è stato eletto nel 2013, si stima che nel villaggio ci fossero circa 300 ettari di marijuana, per un valore totale di 4,5 miliardi di euro, 1/3 del PIL del paese.
Edi Rama arriva al potere con la promessa di reprimere la coltivazione di marijuana e di combattere la criminalità organizzata. Nel 2014 mette a ferro e fuoco il villaggio e, infatti, quando vi sono passato io quest’estate non c’era più nessuna attività e vi si poteva entrare liberamente, cosa che prima non era possibile.
Tuttavia, la guardia di finanza italiana ha continuato a sorvolare sull’Albania e ha notato un proliferare di piantagioni di marijuana altrove nel paese. Siamo passati dalle 300 piantagioni fotografate nel 2013, alle 2000 del 2016. “ – afferma Giovanni Vale.