Analizzare perché gli albanesi con cittadinanza italiana presenti in Italia votino a destra dovrebbe essere molto utile alla sinistra per capire i propri limiti, i propri errori, le cause della sconfitta o addirittura chiedersi se ha senso continuare a dirsi di sinistra.
L’allontanamento dei nuovi italiani dal bacino dei votanti di sinistra (nel senso ideologico classico, anche se appunto questa non è propriamente sinistra – ma la destra rimane sempre destra) arreca un danno enorme al paese, alla futura Italia, ed è solamente questo che mi preoccupa, non tanto la meritata sconfitta elettorale della sinistra.
Ovviamente tutto questo vale solo se consideriamo che la sinistra sia sinistra, che le persone che rappresentano la sinistra siano di sinistra. Ecco che cosa, più che spingere a destra, allontana da sinistra gli albanesi e, forse, altri stranieri di diversa provenienza che vivono in Italia: partendo dal fatto principe, quando misero piede in Italia, nessun politico di sinistra ebbe mai il coraggio di proteggerli dalla campagna diffamatoria e degradante operata nei loro confronti; nessun politico di sinistra -“Moretti dixit” – è andato mai a sincerarsi di persona delle loro condizioni sulle navi o gli stadi colmi di profughi albanesi trattati in maniera disumana. Anzi, fatto ancor più grave, era al potere la sinistra (con il ramo di ulivo) quando, in quel famoso incidente in mare fra la nave militare italiana e quella carica di profughi, morirono decine di albanesi.
Perché allora “i nuovi italiani”, spesso integrati (per avere la cittadinanza servono dei criteri che valutano l’integrazione) non votano a sinistra?
Perché persino fra studenti e laureati in Italia si vota a destra, o peggio, andando a pescare ai suoi estremi?
Non sembra valere il fatto che gli albanesi scontino un passato di regime comunista, visto che in Albania, invece, la sinistra anche nel dopo regime ha storicamente più voti e, inoltre, anche in altre etnie migranti divenute italiane si nota lo stesso fenomeno; occuparmi degli albanesi è utile perché rappresentano una comunità di spiccata cultura politica e quella che più ho osservato da vicino ascoltando i loro perché.
La risposta di questi albanesi ai nostri quesiti sarebbe che la sinistra è sterile, elitaria, snobistica, è spesso intrisa di un «fascismo di sinistra» che ha le radici in quel «socialismo degli imbecilli» che fa fatica a togliersi di dosso. Perché è a sinistra che si sente più frequentemente “non sono razzista ma…”.
Perché la gente di sinistra è spesso, agli occhi dell’ albanese in Italia, un manipolo di figli di papà che si auto-compiacciono nei luoghi (spesso non alla portata delle tasche di tutti) di sinistra, nelle vesti (o divise, parlando fuor di metafora) di sinistra, finendo sempre per lasciarsi cullare da quel potere borghese dal quale si sentono, in realtà, protetti e che fingono di combattere con somma ipocrisia.
Affrontare il “non sono razzista ma..”, è molto più arduo se proviene da una sinistra in cui le persone portano un manto di “tolleranza” che, spesso, non solo offende, ma, nel quotidiano, in virtù di quel suo essere inaspettato , reca molti più problemi quando non si è preparati ad affrontarlo.
L’albanese è convinto che, fra la gente che si professa di sinistra, ci siano molti individui comunque razzisti, xenofobi, chiusi e pieni di pregiudizi, allo stesso modo che a destra; che l’opportunismo e quel “ho famiglia”, oggi tramutato in “devo pensare a me”, in Italia abbia radici più profonde delle costruzioni ideologiche e politiche successive che spesso sono più un appartenenza di style, o solo un paravento di comodo.
Mentre la destra ha sempre fatto la sua parte, combattendo con stereotipi e cliché la presenza di stranieri e gridando all’”invasione”, è la sinistra che non ha mai fatto il proprio dovere, non ha mai vissuto e combattuto realmente per quegli ideali che dovrebbe professare.
La legge Bossi-Fini fu fatta dalla destra, (legge che lo stesso Fini, dopo la sua metamorfosi politica, riconobbe non solo come ingiusta ma anche come inefficace), ma la sinistra, negli anni a venire, non lo cambiò mai, per paura di perdere voti, dal momento che gli stranieri non sono (erano) un bacino di voti: “E allora stiamo zitti – si pensava – perché, gli italiani, che sono xenofobi, non ci voterebbero” pensando non tanto ad “educare la nazione” quanto ad un tornaconto meschino, sacrificando all’interesse di qualche cacciatore di voti di bassa lega i propri ideali e persino la costituzione.
Gli albanesi votano a destra perché sono orgogliosi, e in una cultura orgogliosa si da più valore a un nemico potente che sconfiggi, che a un amico che ti tradisce. La sinistra italiana, infatti, ha tradito gli albanesi, perché ha tradito “l’essere di sinistra”. Gli albanesi hanno sconfitto la destra, in tutte le sue manifestazioni, con la loro pressoché totale integrazione, mentre la sinistra, durante la loro lotta alla sopravvivenza sociale, culturale ed economica in Italia, è rimasta totalmente assente, o peggio, ha anch’essa cercato di sfruttare, a suo vantaggio per fini elettorali, la loro vita zeppa di difficoltà.
Gli albanesi votano a destra perché a sinistra non trovano amici; questa sinistra PiDdina vive (soprattutto i giovani) da una parte di auto-narrazioni e di miti risalenti al passato dei propri genitori, e, dal’ altra, delle opportunità del presente che gli stessi genitori garantiscono loro. Gli albanesi sentono che i loro amici di sinistra non rinuncerebbero a nulla della loro consumistica vita, non solo per loro, ma per nessun ideale; i figli di papà della sinistra scesero in piazza per la legge Gelmini ma non per la Bossi-Fini – questo direbbe un albanese-italiano oggi.
Gli albanesi, paradossalmente, delle persone di destra che hanno avuto modo di incontrare, hanno avuto, invece, l’impressione contraria: queste, nonostante le loro idee colme di stereotipi e di fobie, sanno essere se stesse senza dover necessariamente trattenere troppo a lungo i pregiudizi sull’individuo che incontrano e con cui legano per le circostanze della vita.
Si attua spesso una “scoperta” spontanea e reciproca. Invece, a sinistra, graffiando via lo strato superficiale della costante “retorica dell’apertura”, spesso emergono chiusure, circoli esclusivi, autoreferenziali elitarismi, a cui sembra che basti il convincimento fideistico in quel “non essere razzisti” o nel mito della diversità, condito con l’aroma di qualche cibo etnico, per sentirsi migliori.
Gli albanesi non votano a sinistra perché quest’ultima non è partigiana; Sarà forse per l’eredità comunista, ma per gli albanesi gli ideali vanno conquistati con forme partigiane e partecipazione dimostrativa, mentre, oggi, sinistra in Italia significa strette di mano, sorrisi finti, compromessi e compiacimento del potere che si dice di voler combattere.
Perché i politici della sinistra sembrano ad un albanese senza anima, senza vita, senza volontà di combattere, senza conflitti; Perché è a Berlusconi che piace il calcio, mentre Renzi è un uomo medio senza essere semplice, non è un accademico né un uomo con cui sedersi al pub per una birra (a differenza del cavaliere). Nella sua “geniale teatralità” è stato proprio Berlusconi ad andare a “piangere” per gli albanesi dispersi nel mare in quel lontano ’97 e posso confermare che parecchi albanesi sono convinti che, “da albanesi”, si sentirebbero molto più a loro agio con un Berlusconi che con un Renzi.
Dall’esterno politicamente, ma dall’interno in questa società, per quasi 25 anni, gli albanesi hanno finito per apprezzare molto di più un potente generoso (non importa se lo sia veramente o siano solo le circostanze a farlo apparire tale) che un lacchè tirchio.
La sinistra di oggi ha abbracciato soltanto i lati negativi e superficiali sia dell’uguaglianza che della diversità, ideali cardine di cui si è sempre fatta bandiera; uguaglianza e diversità sono state declinate secondo la grammatica del potere, alla stessa stregua di quanto fatto dalla destra e dal mondo liberale, finendo per creare disagio, imbarazzo e pietismo nei confronti di chi, attraverso quegli ideali, doveva essere protetto. A questo punto è meglio un lupo da cui sai di doverti difendere che un cane arrabbiato e impazzito che smette di essere il fidato guardiano.
Gli stessi luoghi di ritrovo e passatempo di sinistra o di destra sono un simbolo dicotomico dei diversi strati sociali che attraggono e con cui si legano: i luoghi di aggregazione della sinistra sono molto più esclusivi ed elitari, se rapportati a un operaio albanese, di quanto non lo siano paradossalmente i luoghi di destra.
A Udine, l’esempio che conosco, un operaio (non solo albanese) si sentirebbe molto più a disagio nei luoghi di cultura della sinistra che in un luogo di destra (non prendo qui in considerazione gli estremi).
Alcuni luoghi di sinistra in città sono vetrine della pretenziosa spicciolo borghesia cittadina; un cocktail di design, prezzi alti, contorti e sterili linguaggi pseudoculturali e velleitari, totale assenza di reale comunicazione e contenuti originali, consumismo sotto mentite spoglie e indottrinamento in salsa radical chic: in breve, una ‘cultura’ totalmente asservita alle logiche di potere.
Nella mia vita ho conosciuto molti più albanesi che mi raccontano di aver creato amicizie vere con italiani di destra (e questo è spesso motivo di orgoglio per entrambe le parti) di quanti ne abbia incontrati che mi raccontino di avere amici di sinistra.
La mentalità della maggioranza delle persone di sinistra – a differenza di quel che essi amano professare – risulta, per gli albanesi, fintamente aperta, autoreferenziale, superficiale e soprattutto “avara”. La sinistra statica, superficiale e opportunista di oggi è, paradossalmente, poco generosa sia dal punto di vista umano che da quello materiale, nel suo non voler combattere per per chi non ha garantito il minimo indispensabile che la costituzione garantirebbe per tutti, che rivela una sorta di avarizia anche negli ideali. Forse, nella destra, il “noi” nella sua esclusiva concezione, emana umanità più del “noi” fintamente inclusivo della sinistra.
Lo sforzo dei migranti albanesi a vivere nella società chiusa e alquanto xenofoba dell’Italia– un mondo affrontato con un coraggio e un senso della dignità individuale straordinaria – è stato visto e apprezzato più a destra che a sinistra.
Nella sua ossessione di pensare solamente alle masse che oramai non esistono più, accecata dalla borghese retorica dell’uguaglianza, la sinistra ha scientemente trascurato l’individuo, sia in quanto tale che come parte della massa; ha finito per dimostrarsi incapace di combattere per la dignità sia delle masse che degli individui. Essa non sa più quale direzione prendere, parimenti incapace di comprendere come combattere per l’uguaglianza a cosa significhi difendere realmente la diversità.
Non è, non deve apparire, un lode alla destra
È un monito per la sinistra
Un vuoto che mi auguro la società italiana la possa riempire con i valori della sinistra.