L’Italia, come ormai tutta l’Europa occidentale, si trova di fronte a un consistente fenomeno immigratorio: milioni di uomini e donne appartenenti a mondi, etnie, culture, lingue, religioni diverse, fino a ieri estranee l’una all’altra, si trovano a vivere fianco a fianco tra loro e in mezzo a un paese e una cultura. Uomini e donne, culture e mondi diversi che ultimamente destano anche timori e paure tra gli italiani.
Una delle questioni più dibattute da qualche tempo è quella dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’ondata di episodi criminali che vedono gli stranieri come protagonisti negativi. Trovandosi di fronte a tali fatti gli italiani, ma non solo, hanno paura. Paura perché ci sono territori nelle città lasciate allo stato brado e sembra che solo oggi, dopo le ultime vicende di Roma, lo si venga a sapere. A questo si aggiungono anche linee politiche che più di altre hanno accresciuto i timori, richiamando in nome della sicurezza le ronde da Ku Klux Klan o sindaci sceriffi. Inquieta il fatto che alcuni politici scoprano improvvisamente il lato oscuro dell’immigrazione e pensino che la repressione sia la soluzione a situazione di degrado che datano da anni. Ma i migranti non sono soltanto i ladri o gli stupratori, sono anche uomini e donne spinti da sempre con la speranza di trovare una vita migliore altrove, pronti a tentare l’avventura della migrazione, anche a costi umani altissimi. Uomini e donne provenienti da condizioni di miseria, insicurezza e violenze con l’unica speranza di fare una vita degna e onesta. Uomini e donne spinti da guerre e lotte tra etnie diverse a cercare asilo in Italia.
A questo si aggiunga anche il sogno di un mondo ricco di beni e di consumi infiniti che i mezzi di comunicazione alimentano a dismisura in popoli appena usciti da ristrettezze economiche e libertarie, come quelli dell’Europa ex-comunista.
I migranti hanno bisogno dell’Italia, ma anche l’Italia ha bisogno dei migranti: un’Italia ripiegata su se stessa diventerebbe più meschina, più povera, più debole, più vecchia. Un’Italia aperta, invece, sarà più giusta, più forte, più ricca, più giovane se si saprà governare l’immigrazione. I migranti sono una parte della soluzione e non una parte del problema: essi non devono diventare i capri espiatori di diversi malesseri della società. Si pensa che oggi sono ormai molti a riconoscere la verità del fatto che c’è bisogno degli immigrati per poter mantenere e aumentare il benessere, che c’è bisogno della loro presenza lavorativa e contributiva perché molti lavori non sono più assunti e svolti dagli italiani; forse meno numerosi sono quanti vedono in questa necessità anche una opportunità di arricchimento culturale, di dilatazione della democrazia, della giustizia, della pace.
La stessa tenacia che guida le richieste di misure sull’immigrazione, dovrebbe caratterizzare anche l’impegno per l’organizzazione dei servizi, l’accoglienza, l’accompagnamento delle persone, le azioni di integrazioni che servono a prevenire la violenza. Si dovrebbe cercare di evitare che quella dell’migrante sia una presenza che incute paura, reprimendo le frange criminali, ma senza generalizzare e senza mettere in soffitta il resto, indicando percorsi formativi e culturali che aiutino a superarle.