Qualche giorno fa ho letto della condanna a Radovan Karadžic , presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina dal 1992 al 1996 e colpevole del genocidio di Srebrenica. Letta la sentenza, per qualche giorno ho creduto nella giustizia internazionale….e invece no, mi devo ricredere.
In questi ore mentre scrivo, i giudici del Tribunale penale internazionale per l’ex Yugoslavia (TPI) hanno assolto l’ultrana-zionalista serbo Vojislav Šešelj dalle accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra che pendevano a suo carico. Basterebbe leggere i capi d’accusa per capire di che personaggio stiamo parlando.
Classe ’54, leader del Partito Radicale Serbo (SRS), Vojislav è stato Vice Primo Ministro della Serbia ed è stato accusato per persecuzioni e deportazioni forzate delle popolazioni non serbe per motivi religiosi, politici e razziali, omicidio, atti di crudeltà, sterminio e attacchi contro civili e distruzione e saccheggi di villaggi in Bosnia e Croazia tra il 1991 e il 1994.
Vojislav Šešelj rappresenta una vera e propria minaccia per la stabilità dell’intera area balcanica. Nonostante i pesanti capi d’accusa, l’esaltato politico di Sarajevo (città in cui è nato), davanti ad una folla di sostenitori ha dichiarato “Sono orgoglioso di difendere gli interessi di più di 10.000 volontari del partito che hanno combattuto sul fronte per una giusta causa”. I 10.000 volontari a cui si riferisce sono i “Seseljevci”, che significa uomini di Šešelj, un formazione paramilitare che negli anni si è macchiata di crimini contro l’umanità….però per una giusta causa, la creazione della GRANDE SERBIA.
Un tipo a posto insomma, che ha passato più tempo in galera che a casa propria, dato che è stato condannato diverse volta dagli anni ’80 ad oggi.
Un politico di gran classe che usa sputare, minacciare e urlare contro i suoi oppositori politici.
Amico di politici di spicco del calibro di Jean-Marie Le Pen.
Un tipo tranquillo che qulche giorno prima della sentenza di oggi, prendendosi gioco del TPI e rifiutando di presentarsi per la lettura del verdetto al termine del processo a suo carico, ha pensato bene di bruciare in pubblico la bandiera della Nato e quella dell’Unione Europea.
Prima di morire, l’ex presidente serbo Slobodan Miloševic, che di certo non sarà ricordato come un santo, lo ha definito un violento primitivo.
Intanto da oggi Vojislav Šešelj è un uomo libero, libero di fare “politica”, libero di fare propaganda, libero di creare conflitti e libero di destabilizzare non soltanto la Serbia ma un’intera area geografica delicata come i Balcani. Prepariamoci al peggio.
La mia solidarietà va al popolo serbo che è rimasto ostaggio di questi personaggi ultranazionalisti, non solo di Vojislav, ma anche dell’attuale premier Aleksandar Vucic (deputato tra le fila di SRS e dal 1995 segretario del partito di Vojislav) e del presidente Tomislav Nikolic (vice di Vojislav alla guida del Partito Radicale Serbo).