Se io vi dicessi M49 voi pensereste che sia un codice da servizi segreti o il nome di un mitragliatore. Invece siamo parlando di un cucciolo femmina di orso che sta mettendo zizzania fra il ministro Costa (Ambiente-M5S) e il presidente della provincia di Trento.
Le pagine dei giornali riportano la notizia, persino nel provinciale Messaggero Veneto era apparsa in mezza pagina. L’informazione è piena di dettagli su come ci si debba comportare se si viene a contatto con l’animale, trattandolo come invasore ostile o nel rispetto della sua libertà, discettando sulle differenze fra catturare e abbattere, fra pericoloso e dannoso: insomma, una lezione di terminologia giuridica sui diritti di un’orsa adolescente ed il suo peregrinare. È persino intervenuto il ministro dell’ambiente con tanto di monito, rivolto al presidente leghista della provincia di Trento, a non “catturare” l’orsa (sarà bruna?) che scende con troppa disinvoltura fra gli umani, perché non ha ancora mostrato segni concreti di “pericolosità”. Insomma, ecco un tema di vero dibattito e scontro degno di nota in un paese di 60 milioni e con i problemi che tutti sappiamo, l’orsa M49. Questo perché finalmente abbiamo toccato con mano uno scontro reale in termini di principio fra un ministro tollerante e ambientalista e un presidente di provincia leghista e giustizialista (povera Orsa… è pure femmina!). Tutto nella stessa giornata in cui, non molto distante (comunque concetto relativo) dalla zona oggetto delle scorribande pacifiche dell’orsa, si vuole costruire un muro, in questo caso contro degli umani dalla pelle bruna, anch’essi in cerca di nutrimento. Questo in una provincia-regione come quella del Friuli, dove il ministro degli interni impone o condivide a pieno (poco importa) con il “governatore” Fedriga, l’idea della costruzione di un muro anti migranti a partire da Trieste, da dove, per ironia della sorte, un po’ di tempo fa in questa zona si sono fatti arrivare dalla Slovenia delle coppie di orsi a ripopolare il Friuli. Ma non è soltanto questa assurda notizia (dell’Orsa) in sé con la relativa rilevanza datale nei giornali, quello che mi preme sottolineare è il livello selettivo e pedagogico con cui si agisce sulla sensibilità degli italiani. O forse, sarebbe da dire che si calibrano le informazioni, il racconto, l’importanza e il linguaggio, sulla sensibilità italiana? Da una parte un ministro ordina di concedere libertà a un’orsa per non catturarla e “rinchiuderla” dall’altra un altro ministro ordina muri contro gli umani. Qualcosa forse non torna in questa società!
Ora quindi parliamo del muro
L’orsa ci perdonerà e anche gli animalisti
Proprio a Trieste l’accoppiata Salvini-Fedriga, uno ministro degli Interni e l’altro “governatore” del FVG, vuole costruire un muro. Ora, non che si rimanga impressionati dalla inadeguatezza della nuova classe politica nazionale e regionale e delle valanghe di idiozie quotidiane da loro propalate, ma in questo caso c’è qualcosa di diverso dalla sparata elettorale o da quel machismo leghista eredità del “celodurismo” bossiano, anche perché Fedriga in quel ruolo non ci farebbe un figurone, e forse anche lui ci vedrebbe un po’ una forzatura vedendosi allo specchio. Ma si sa (e forse non si capisce mai in verità) che a cavallo del potere tutti diventano cavalieri, e più di qualcuno, attraverso lo scimmiottamento del passato carisma altrui, filtrato dalle trasmissioni televisive, inizia ad avere l’aria da seduttore, come “il dittatore” (caricatura) di G.P. Pansa. Torniamo alla questione del muro: partendo da Trieste proseguirebbe sul confine friulano a nord per circa duecento chilometri. Fare tutto ciò a Trieste, separandoci dal resto dell’Europa rappresenta in primis una questione culturale; isolare una delle città più cosmopolite del paese con un muro, o anche il solo proporlo, potrebbe sembrare una carnevalata equivalente al mettersi addosso la rispettabile divisa del corpo di polizia, ma purtroppo ha una rilevanza diversa. Non servono le nobili parole di un Magris per rispondere a tutto ciò e riportare la riflessione su quello che si dice e sull’atmosfera in generale. Io credo che a questi pericolosi ciarlatani bisogna rispondere con l’ironia, e se non bastasse, con una pernacchia alla Totò o con un sarcasmo che vada persino sul personale – volendo, si possono attaccare usando le loro stesse armi. Perché questi leaders agiscono proprio per interesse personale (elettorale) e con una presunzione senza limiti per cui tutto quello che passa loro per la testa può essere un pensiero sensato, con quella tipica malattia odierna traducibile con “io la penso cosi”, quindi non solo mossi da interessi particolaristici ma spesso anche realmente convinti di pensare la cosa giusta e degni di plauso per questo. D’altronde, la differenza è solo nei limiti, come diceva Einstein, limiti che, purtroppo, solo l’intelligente percepisce. Quindi questi signori senza limiti non sanno di Trieste niente, cosa rappresenta e come vive la gente di quella città di mare. Non conoscono lo spirito ‘di frontiera’ peculiare di quella cittadinanza; non sanno cosa è stata Trieste e cosa significa “frontiera” o, peggio, cosa finisca per rappresentare un muro in queste zone. Non lo sa Salvini, proveniente dalla sua eccentrica e frenetica città e forse nemmeno Fedriga, intriso di provincialismo. Non sanno che Trieste, fosse anche di destra, è una città popolata da cittadini di un mondo senza confini. Ma il dinamico duo parla di muri divisori a ridosso della città che divida ma non dicono che nessun muro potrà impedire alle aziende straniere di comprare le nostre e a queste di delocalizzare come non potrà impedire il tralignare ed i traffici delle mafie nei porti.
Chi vive nelle città di mare vede i confini e le frontiere in maniera ben diversa, come un orizzonte. I muri, per quanto alti e dotati di fili spinati non sono mai un ostacolo invalicabile per chi è trascinato dalla fame e dalla miseria, ma racchiudono al loro interno una miseria umana intrisa di omologazione, paura e violenza repressa.