Se stai passeggiano per la tua città ci vedi dal solito bar ci vedrai forse gridare ad alta voce. Saremmo in quattro o cinque giovani, presumibilmente studenti ma fuori corso o presumibilmente operai ma irregolari. Distanti nella nostra lingua che non ti è stato concesso di capire.
E se, imprudente come sei, come lo sei sempre stato prendi posto nel tavolo accanto forse capirai un paio di parole nel caos di Babele. Staremmo commentando la Gazzetta dello Sport, sì. Magari staremmo aspettando il nostro turno per leggerla, sfogliano con indifferenza altri giornali, diffidando della politica e della cronaca. A suo modo è un rito e oggi mi sembra di averci capito qualcosa. Quei giorni passate a chiedermi ” Perché la Gazzetta dello Sport?” finalmente hanno una risposta molto molto semplice.
Perché la Gazzetta è diversa.
E non perché parla di calcio ma perché è proprio diversa. La Gazzetta ci tratta in un’altro modo, come uomini e donne libere ed eguali. È l’unico spazio dove un nigeriano non cerca di venderti oggetti inutili ma segna e trascina la sua squadra verso la salvezza o verso la Champion’s League. È l’unico spazio dove un ghanese/albanese/rom/romeno/serbo/ucraino/brasiliano/bulgaro non spaccia/ruba/delinque. Vai a capire il secreto del calcio che quando non divide e non lede con spranghe di ferro e con cori razzisti, unisce come dovrebbe sempre fare. E al momento non riesco proprio a pensare a qualcosa di più bello che ad una squadra composta da più nazionalità che soffre, vince o perde insieme.
Sarà per questo che sì, la Gazzetta dello Sport va bene.
Certo, se proprio volete tornare alla retorica, si potrebbe dire che rubano il lavoro agli calciatori italiani. Certo, si potrebbe, ma non fattelo, non questa volta.