Quando il giornalista albanese Blendi Fevziu, nel suo programma Opinion, intervistò Albin Kurti e gli chiese perché il suo governo avrebbe dovuto essere diverso dai precedenti, lui rispose semplicemente: «perché ci sarò io al comando».
Quando il giornalista insistette che non aveva dato particolari prove a proposito, allora Kurti rispose stizzito e incredulo: “Io credo di aver dato prove a sufficienza di non essere corrotto di non essere corruttibile e di non essere ricattabile”.
Non esiste una frase del genere da parte di nessun altro politico albanese o kosovaro almeno negli ultimi trent’anni.
Il primo ministro Rama invece sostiene che “premier vieni scelto il giorno delle elezioni, ma lo diventi col tempo, e non il giorno dopo che entri in ufficio”. Lasciando intendere forse, che un neo premier dovrebbe capire ed adeguarsi alle logiche di palazzi, alle logiche dei soldi, delle concessioni, degli interessi strategici, del benestare dei partner ecc.
Il premier Rama è ormai un leader decaduto, un leader che ha fatto patti con il diavolo più di una volta, e rivede in Kurti, forse con un pizzico di invidia, quell’entusiasmo e quella fiducia che il suo popolo, che la gioventù del suo popolo aveva riposto in lui nel giugno del 2013. Quell’entusiasmo e quella fiducia che lui non è riuscito a ripagare, o almeno di sicuro non a pieno. Forse questo è un rimpianto per Rama, sicuramente è un rimpianto per i giovani albanese, che in lui videro una luce sei anni fa, una luce ormai offuscata, indebolita e destinata a spegnersi.
Kurti è un leader in ascesa, ha un’energia contagiosa ed ha un carisma tale da poterti far diventare semplici anche le cose difficili, caratteristiche identiche che aveva Rama anni fa.
I due leader hanno molte cose in comune, almeno sulla carta. Entrambi fanno parte di forze di sinistra, entrambi hanno un’invidiabile esposizione dialettica, entrambi sono stati maltrattati da governi precedenti ed entrambi hanno come loro ambizione quello di voler rimanere nella storia dell’Albania.
Di certo, Edi Rama ed Albin Kurti sono tra i leader più intelligenti ed illuminati che il popolo albanese abbia mai prodotto, ed averli al governo nello stesso momento, se lasciassero da parte orgogli pericolosi, potrebbero essere la spinta che questo popolo non ha mai avuto. Se le istituzioni di Tirana capissero che dovrebbero collaborare con questo nuovo corso politico, ed apprendere da esso, ci sarebbero miglioramenti tangibili nella vita del popolo albanese da entrambe le parti del confine.
Se Rama e Kurti collaboreranno in proiezione del proprio popolo, forse questo confine nemmeno ci sarà più
Il “POPULISMO”
Vetëvendosje viene spesso accusata di populismo, di cavalcare il malessere generale per andare al governo. Se la vediamo da un’altra ottica, sono le stesse cavalcate che fa qualsiasi forza di opposizione, populista o moderata che sia.
Il fatto che in politica il termine populista viene usato in contrasto con quello di moderato è un’inesattezza, populismo e moderazione possono convivere benissimo assieme, e possono essere addirittura complementari.
Il termine populismo deriva dal russo e identifica una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse ed esaltarne i valori positivi. In quel tempo il popolo lottava contro lo zar e gli oligarchi oppressori, nel nostro contesto lo zar non c’è, ma gli oligarchi ci sono e diventano sempre più potenti.
Perché allora non recuperare il significato etimologico di questa parola? Perché volere il bene del proprio popolo dovrebbe essere etichettato come un aggettivo negativo? I politici sono i ministri del popolo, e come spesso ha ribadito Kurti stesso, il termine ministro deriva dal latino minister e significa servitore. I politici devono essere i servitori del popolo, e non il contrario.
Vetëvendosje viene visto come un movimento pericoloso perché è un movimento di sinistra e chiede ad alta voce politiche di sinistra, politiche per quelle classi sociali dimenticate dalla politica, per quelle classi sociali che finiscono per scappare e inondare i ristoranti e le ditte edili di mezza Europa, o chiedere quello stesso asilo politico che la Francia ha messo sul tavolo quando ha negato i negoziati all’Albania.
Quelle politiche che il Partito Socialista nella figura del suo leader Rama, ha dimenticato. Ha dimenticato Rama che lui è il leader di un partito di sinistra, e invece le sue politiche sono esattamente l’opposto, neoliberiste e di destra, di destra e capitaliste. Di un capitalismo becero che non prevede nemmeno il minimo di tutela, che non prevede nemmeno i sindacati, un capitalismo del quale il popolo albanese è estremamente e pericolosamente stanco. E’ anche estremamente e pericolosamente stanco di un esperimento economico che non prevede nessuna luce in fondo al tunnel.
Quindi, a volte i populismi sono utili, quasi necessari. Se la politica fosse fatta di leader populisti come Albin Kurti, che vendono le proprie case per finanziare un ideale, penso che l’autodeterminazione (VETËVENDOSJE appunto) dei popoli potrebbe diventare una logica conseguenza e non un’utopia.
La Paura
Se Vetëvendosje viene visto come un Movimento populista perché vuole mettere in primo piano il bene del suo popolo, perché vuole applicare politiche socialdemocratiche in stile scandinavo e perché vuole ridimensionare il neoliberismo Fridmaniano che niente di buono ha portato all’Albania e al Kosovo, allora ben venga il termine populista. Allora ben venga la scelta dei kosovari, allora benvenuta Vetëvendosje.
L’unica paura che deve avere Vetëvendosje è quella di fare la fine di altri Movimenti simili, vedi Movimento 5 Stelle o Syriza stessa, o Podemos in parte, e di contribuire a scrivere la parola fine ai partiti di sinistra in Europa.
L’unica paura che deve avere Albin Kurti è quella di deludere anche lui il popolo e la gioventù albanese che sono già allo stremo, cosa che gli sarebbe imperdonabile. L’unica paura che deve avere Albin Kurti è quella di adeguarsi alle politiche dei palazzi e delle concessioni, delle tangenti e delle corruzioni, proprio quelle politiche che forse lasciava intendere Rama stesso.