Kosovo compie dieci anni. Dieci anni di respiro, di gambe che spuntano, di braccia che si allargano, di colline che cantano, di voci che richiamano il valore che l’indipendenza ha nella vita di quelle persone che hanno patito negazione.
Un tempo erano uomini e donne il cui canto era proibito, le cui parole erano poesie di sospensione e di sofferenza. La sofferenza che assomiglia a quella dei campi di cotone da cui nasce il Blues, nasce il Jazz e dal quale prende spunto la musica dei nostri tempi.
Oggi il Kosovo è la catena smorzata, una storia di libertà, è un figlio che ci dice: “Che nessuno è nato per obbedire alla crudeltà della manipolazione, alle parole di una lingua estranea, di un atteggiamento che impone la sua superiorità”. Che la guida sia di quei “schiavi” che hanno riconquistato il vento che solo un respiro libero può catturare. Oggi è la tua prima tappa di vita, Kosovo.
Che tu sia beato dal canto degli uccelli che volano ovunque, dalle migliori prospettive e insegnaci che un da un piccolo territorio che ha saputo conquistare ciò che è più prezioso nasce il blues dei Balcani, il Blues nel cuore dell’Europa. Che tu possa essere lo stato dell’aquila che sappia accogliere le sue differenze e minoranze, rispettando ciò che a te un tempo era negato: il diritto di esistere.
Io a te mi sento vicina seppur l’indipendenza di quel territorio dal quale mio padre proveniva, Cameria, non è mai avvenuto. Il suo è un canto proibito, è una storia da nascondere e difficile a raccontare al mondo. C’è qualcuno che teme la sua docile voce, le torture e la grande ingiustizia subita. Di lei si parla poco e niente, di lei nessuno riconosce il diritto di esistere, semmai il diritto di raccontarsi. Ma per me, oggi è anche il suo decimo anniversario di indipendenza, affianco a te, che con te crescerà.
Un giorno le sue pianure, le sue colline di limone e di olive, il suo mare cristallino, la sua gente che ha percorso l’aldilà senza mai rivedere quella terra di uccelli in volo, avrà la sua pagina nella storia. Essi hanno abbandonato questa terra per volare in alto e sostare sopra quegli alberi di limoni e di oliva che un tempo hanno abbandonato per ordine delle truppe del male.
Il comandante del sterminio del popolo çam, adesso riposa tra le fiamme. Si, agapitós (caro) N. Zerva che tu possa udire il volo degli uccelli liberi di Ciamuria, che ti sorvolano sopra, laddove tu e i tuoi soldati non possiate più appuntare coltelli, violentare donne e uccidere bambini.
Auguri Kosovo e che il tuo anniversario sia anche quello di Ciamuria!