In un contesto normale, la così detta ‘tassa della strada della nazione’ sarebbe stata discussa in forum, all’interno dei partiti politici, centri sociali, media, organizzazioni imprenditoriali ecc.
In un contesto anormale, non è successo nulla. La tassa è rimasta sulla ‘strada della nazione’, dove la lingua di comunicazione era la violenza.
Gli abitanti di Kukës non sono mai stati conosciuti per la violenza. Nella città non si sono mai registrate ribellioni contro il governo.
E’ difficile considerare l’utilizzo della violenza dei protestanti sabato come un eccesso ingiustificato. E’ possibile, come sostiene il governo, che l’opposizione politica abbia avuto un ruolo nella protesta e nella violenza, tuttavia l’opposizione difficilmente può organizzare violenza dal nulla.
Nelle immagini trasmesse dai media sabato, si possono notare uomini più anziani che lanciano sassi contro la polizia. E poi, le lodi infinite ricevute dai protestanti nei media convenzionali e sociali, una sorta di esaltazione generale quasi a dimostrare ‘chi siamo’ al governo, le discussioni oligarchiche e l’appello di boicottaggio alla compagnia di carburanti ‘Kastrati’ (comproprietaria della concessione della strada), parlano di una situazione molto spiacevole.
Il problema più grande è che gli albanesi non sembrano aspettarsi alcun cambiamento dalla situazione politica. L’opposizione è screditata così come la maggioranza. Quei pochi uomini d’affari che hanno guadagnato capitali, per lo più attraverso la connessione politico-aziendale e che vengono chiamati ‘oligarchi’, si stanno ritrovando in una situazione in cui lo screditare le loro aziende è diventata normale.
In un contesto normale, la comunicazione politica all’interno e all’esterno delle parti dovrebbe evitare tali escalation. Il governo, alla fine, non deve aspettare scontri per comprendere che il distretto di Kukës è il più povero d’Albania. Ci sono una moltitudine di statistiche a dimostrare questo. E’ anche illogico aspettare scontri per capire che quella strada viene utilizzata per la stragrande maggioranza dei casi per cause indispensabili e poi per piacere.
La normale comunicazione non funziona in Albania, ed è probabile che non abbia funzionato nemmeno in passato. I partiti politici hanno i canali della violenza e l’imposizione del potere dall’alto verso il basso, non viceversa. Altre strutture sociali che dovrebbero portare un normale contesto per far mantenere il controllo al governo sembrano essere deboli o non funzionanti affatto. Il Parlamento non è una linea di controllo per il governo. La procura sembra molto impegnata ad indagare sui manifestanti, ma non ha espresso alcun interesse nell’indagare sulle concessioni.
E’ allarmante il fatto che il governo sembra conoscere bene queste questioni, ma preferisce ‘spremere’ quanto più il popolo per mantenerlo sotto il suo controllo. C’è una lunga catena di tasse aumentate negli ultimi anni che seguono questo principio.
Nella maggior parte dei casi, queste tasse non hanno né la logica basilare di una tassa né tanto meno la logica del bene comune. Sono essenzialmente degli abusi di potere. E’ una logica del realpolitik. I voti non dipendono tanto dalla capacità di offrire un’alternativa valida, ma dalla capacità di costruire un meccanismo politico che usa la coercizione, il ricatto e il denaro e, occasionalmente, la violenza per accumulare voti.
Queste strutture politiche, che abbiamo svilupparsi di elezioni in elezioni, e il loro bisogno di denaro degenerano nell’imposizione di sempre più tasse e l’uso improprio di sempre più denaro del bilancio nazionale.
Attualmente, il bilancio statale non sembra avere alcuna tenuta. Il governo spesso si trova incapace di spendere le tasse che raccoglie e, di conseguenza, difficilmente ha bisogno di più tasse. L’attuale governo non è stato in grado di costruire una singola strada.
Si ritrova nella situazione che, nonostante i soldi, non è in grado di attuare alcun investimento pubblico. Il denaro scompare in modo misterioso. I costi dei lavori pubblici sono incredibilmente inflazionati: venti anni fa bastava un milione di euro per costruire un chilometro di autostrada, oggi nemmeno venti milioni sono sufficienti.
Questo tipo di politica provoca grandi squilibri, disuguaglianze estreme nella società e degrado socio-ambientale. Basti vedere l’esempio della tassa sulla ‘strada della nazione’. Tre governi, il primo di destra e i successivi due di sinistra, avevano programmato la tassazione di quella strada perché il primo governo aveva speso oltre un miliardo di dollari per la costruzione di essa, accompagnata da accuse penali per gli abusi nella gara d’appalto.
Tuttavia, il pedaggio della ‘strada della nazione’ fornirà diversi milioni di euro l’anno di fatturato, mentre solo lo scorso anno, una compagnia petrolifera che ha la benedizione del governo ha lasciato oltre 60 milioni di euro di tasse non pagate. Una cifra tanto grande quella non pagata dall’IRTC che serviranno circa dieci anni per essere ripagate dai cittadini di Kukës, kosovari e albanesi in generale, o sotto forma di pedaggio stradale o di trasferimenti dal bilancio dello Stato.
Per tutto questo tempo né la polizia né la procura hanno detto nulla a riguardo. Non ci sono stati arresti nel cuore della notte per 60 milioni di euro non pagati. I 60 milioni sono affari abituali.
Questo tipo di sistema politico non esiste soltanto in Albania. Ci sono molti casi in tutto il mondo dove sistemi politici sono riusciti a vincere le elezioni con l’obiettivo di estorcere di più. Le concessioni utilizzate dal partito ‘democratico’, i quattro anni del governo PS-LSI, l’attuale governo socialista sono l’essenza di questa macchina politica vorace ed insaziabile.
Vedi l’esempio delle dichiarazioni civili e logiche del Fondo Monetario Internazionale. Il FMI sostiene che il governo non ha la capacità di valutare correttamente i costi e i benefici di questi contratti di concessione. Insiste sul fatto che i costi di questi contratti siano considerati come ‘debito pubblico’ e insiste anche sul fatto che il governo si auto asserisce nell’aggiudicazione di nuovi contratti di concessione.
Ciò che il FMI dice educatamente è che questi contratti di concessione non sono buoni per gli albanesi, i loro costi sono nascosti. Parte dei cittadini, senza mezza termini, chiama queste concessioni contratti di furto.
L’ex governo democratico è responsabile di centinaia di migliaia di euro di tali contratti come anche l’attuale governo. I costi di queste concessioni sono gravati sulle tasche dei cittadini albanesi. Ma ci sono volte in cui ‘la gente non riesce più a sopportare’. E in questi casi, l’incendio doloso sembra un’alternativa logica in un contesto in cui i canali politici di comunicazione non offrono altre alternative.
Il modo in cui il governo ha deciso di reagire a questa vicenda è il secondo capitolo della gestione della crisi. Il fondamento di questa gestione sta smantellando loro con una combinazione di violenza, corruzione e dibattiti.
Gli arresti delle dodici persone nel cuore della notte, senza alcuna giustificazione da parte della polizia se non quella della condizione flagrante, accompagnati dalla loro detenzione nei termini costituzionali massimi, insieme alla loro denigrazione pubblica come ‘persone con precedenti criminali’, dimostra che il governo è determinato a rispondere alla violenza con ulteriore violenza.
Il governo sembra credere che il problema sia sorto non perché ha imposto una tassa privata che i cittadini vedono come un furto che supera il limite del ‘furto accettabile’ ma perché non ha propagato in maniera sufficiente il perché serva questa tassa rifiutando di rispondere alla domanda di fondo: quanto guadagnerà la compagnia proprietaria della concessione e quanti ne darà?
Il caos è un rischio reale in questa situazione. La violenza è un’opzione relativamente facile rispetto ai normali strumenti di politica.
Ci si deve chiedere come siamo arrivati a questo punto, ovvero al punto in cui la politica e il business non comprendono altre lingue al di fuori della violenza.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato in lingua albanese su Reporter.al, dal titolo “Dhuna është e vetmja gjuhë që pushteti kupton” dell’autore Gjergj Erebara, giornalista del Balkan Investigative Reporting Network (BIRN) a Tirana.
Timeline
- Confine Albania-Kosovo: entra in vigore il pedaggio da 5 euro
- Albania, protesta contro pedaggi autostradali: scontri e feriti
- Pedaggio stradale, la strategia del governo albanese
- Albania, continua la protesta a Tirana mentre il comune di Kukës fa causa