Il razzismo si percorre su due diverse strade: interconnesse, amalgamate, imparentate. C’è il razzismo delle camicie nere,dei cuori neri, degli squadristi e dei manganelli. La cronaca nera ne parla, dai giornali ai mass media.
I giornalisti negli studi televisivi mostrano la loro maschera di dolore per il sangue versato dalle giovani vittime, come Abba. E dietro le rughe della maschera c’è il sottile piacere di dover imporre al grande pubblico l’unica forma di razzismo da condannare: quella spettacolarizzabile.
Qualche lacrimuccia per Abba, per il racconto eroico fatto di questo ragazzo, l’hanno versata tutti. Dalle Alpi agli Appennini ,anche i sostenitori del “no immigrazione”,probabilmente ,per qualche istante si sono commossi. Dosi massicce di scene da film di mafia, film su carabinieri e simili, hanno reso tutto subordinabile al “morto che ci scappa”.
Dunque, di razzismo se ne parla solo in seguito al morto. Parlare di razzismo senza nessun cadavere è sconfinare nella metafisica. Almeno questo è quello che vorrebbero farci credere: una lenta manipolazione della coscienza popolana avente come scopo quello di sminuire un altro tipo di razzismo, quello “educato“.Un esempio di razzismo da gente per bene viene a galla dal seguente rapporto Censis: Immigrati meno lavoro più discriminazione.
L’esclusione dal mercato del lavoro degli stranieri, in tempo di crisi, è stato un ulteriore colpo di genio di chi ci governa. Tra un messaggio subliminale e uno esplicito hanno imposto alle coscienze la necessità di una solidarietà selettiva. Un solidarietà indirizzata a chi non può considerarsi estraneo alla nostra società, dunque lo straniero viene automaticamente escluso.
Il giochetto dell’escludi lo straniero, oltre a ricadere sul soggetto a cui non viene data la possibilità di lavorare, ricade su chi è già attivo nel mondo del lavoro. Lo straniero spaventato all’idea di ritrovarsi senza un lavoro a causa della propria nazionalità,non potendo fare affidamento sulle finanze del papi o della mami,sarà più ricattabile. Ed essere ricattabili serve alla nostra economia di mercato. Dal razzismo “educato “ si passa al razzismo subdolo. Il razzismo subdolo è sostenere i gesti del razzismo educato con frasi del tipo “ Ma se non ti sta bene, se disprezzi tanto l’Italia perché non ritorni nel tuo Paese?”. O detto altrimenti “ se ami l’Italia sei il benvenuto, altrimenti no”.
Io sono realmente(!) commossa della visione dell’amore che hanno questi razzisti per bene. Infondo sono dei romanticoni! Vorrebbero farci credere che l’amore dato all’oggetto amato debba essere acritico. Se cosi fosse saremmo in presenza di una visione non lucida che sconfinerebbe, nel nostro caso, nel nazionalismo più estremo. Loro saranno pur contenti dei loro estremismi da quattro soldi, ma chi l’intelletto lo usa, no.
Dovremmo trattare l’Italia come la donna-angelo della nostra salvezza terrena. Dovremmo porgere la guancia destra e la guancia sinistra alle varie sottocategorie di razzisti, solo così potremo dimostrare l’amore per l’Italia.
Dovremo svendere la dignità di umano per avere un po’ di rispetto razzista.
Dovremmo accettare muti la discriminazione, le botte ricevute e gli insulti gratuiti, perché secondo loro, questo è l’unico modo possibile per amare l’Italia.
Quale Italia? La presunzione del razzista è anche questa. Sono convinti che loro e il loro razzismo rappresentino l’Italia, in maniera unica e inequivocabile. Quando invece sono burattini di rigurgiti passati e non vedono la società che evolve, e con essa cittadini Italiani che condannano il razzismo.
E finché avrò la possibilità di scegliere l’Italiano affianco al quale lottare, di sicuro non sceglierò tra la vasta gamma di razzisti, calpestando la mia dignità.