Mi succede sempre più spesso, ultimamente, di venire etichettato come ” uno che non vive lì”, dove per uno si intende io e per lì si intende l’Albania.Credevo fosse un modo di dire di gente poca istruita o che mi conosce poco bene, ossia, un modo come un altro per dire che secondo loro ho poche conoscenze sull’argomento che stiamo affrontando, ma purtroppo non è solo così.
Non è necessario ricordare qui che la nazionalità è strettamente personale, e anche anche un cittadino migrante che vive all’estero tante volte è molto più informato della realtà. Non è, dunque, un discorso che ha qualche appiglio logico, è puro istinto.
Forse, dopo quasi vent’anni l’Albania sta facendo i conti con i suoi immigrati. Sembrano lontani i tempi in cui l’immigrazione veniva incoraggiato, come i primi anni 90. Sempre di più si assiste allo scoraggiamento, non solo dell’immigrazione ma anche dello stesso immigrato. Questo rimane sospeso in mezzo all’Adriatico, perché quello ” ma che ne sai, tu non vive qui” che ogni immigrato sente almeno un paio di volte durante il suo soggiorno all’estero ( a casa? all’estero? ), è solo l’altra faccia della medaglia di quella frase che tutti gli extracomunitari hanno sentito almeno una volta quando hanno provato a criticare uno o più aspetti della società italiana e che suona più o meno cosi: se non ti piace torna nel tuo paese. L’immigrato non è più ben visto da nessuna parte, ne anche nel suo paese di origine. E sarà un caso ma comincia tutto nel momento in cui per la prima volta dopo tanti anni il lek non si rivaluta in confronto all’euro, complice la crisi economica di cui avrete sentito parlare e le poche entrare economiche portate dagli immigrati. Non è un secreto che i soldi di questi costituiscono un entrate importante per la cassa dello Stato albanese. Questi giorni tutti i giornali albanesi aprono con un perentorio ” I SOLDI PORTATI DAGLI IMMIGRATI: MENO 6.1% RISPETTO AGLI ANNI PRECEDENTI”La rottura è completa, è il razzismo che credevamo prerogativa dei paesi ospiti ha radici anche nel nostro.
Oppure, oppure, il ciclo è concluso, è il nostro paese è diventato il paese ospite, e viceversa.