C’è un particolare che potreste notare nelle agende sulle vostre scrivanie, e che stranamente viene spesso sottovalutato. Quello che potete notare è che è l’anno che viene segnato è niente meno che il 2009.
Sembra irrilevante, ma non lo è. Se noi dobbiamo, e dobbiamo, misurare il progresso della specie umana, l’unico strumento possibile è il tempo speso che ci permette di misurare il nostro progresso è, appunto, il tempo a disposizione.Sembra che l’uomo sia arrivato sul pianeta 200 mila anni fa. Diciamo pure 202 mila.
È un gran lasso di tempo, se considerate che per andare in pensione ci mettiamo all’incirca 40 anni. Qui stiamo parlando di 200 mila anni anche se, ad essere onesti, dovremmo considerare solo gli ultimi 5 mille, ossia, la comparsa la scrittura. Non è ne l’energia e ne il software che ha dato l’accelerata agli popoli, ma la scrittura. E i confini.
Sapete che i confini sono quella cosa che non si vede, ma c’è, che si può varcare in natura ma non nella burocrazia, insomma, una cosa senza senso che a pensarci bene rischi di diventare matto. L’effetto più intelligente che questi confini hanno prodotto sono centinaia di conferenze sull’inutilità degli stessi confini. Questo per dare un idea della dimensione dell’idiozia.
Adesso ci dicono che hanno perfezionato di nuovo i confini. Non solo chi è fuori non può uscire, ma chi è dentro può essere buttato via in ogni momento, preferibilmente dagli piani alti così si fa più male mentre cade. I giochi sono fatti, e sono stati fatti molto velocemente dopo la seconda guerra mondiale. Lì in 10 anni hanno cambiato tutto, così, hanno aspettato che gli immigrati costruissero l’Europa moderna e poi basta, hanno fotografato la situazione.
Basta più schiavitù, basta atti di crudeltà, e hanno spiazzato noi altri, noi che siamo rimasti fuori. Hanno approvato in fretta e furia questa Dichiarazione universale degli diritti umani degli umani che vivono entro i loro confini. Ogni tanto escono, ci raggiungono, fanno il loro safari e bon. Come avere una riserva fuori casa, appena fuori Europa. Ma sono molto buoni, loro, eh, hanno approvato i Diritti umani, possono essere cattivi se hanno approvato i diritti umani, no, è un controsenso. Hanno fatto questo muro di Berlino a livello mondiale, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. È questa la realtà, è questa la situazione. A volta incomprensibile o quantomeno assurda.
Se stai morendo per un male inguaribile e hai perso anche tutte le tue funzioni, devi essere mantenuto in vita contro la tua volontà, anche con la forza. Ma se stai fuggendo da miseria e guerra, se stai morendo di fame o di sete di fronte all’Italia, Mi dispiace, la democrazia è a posti chiusi, dietrofront!Ed è anche per questo che accogliere gli immigrati che arrivano disperati non è ne un optional ne un modo per dimostrare quanto siamo buoni.
È un dovere, è un modo per lavare via quel poco di sangue accumulato per costruire questa Europa e quell’America. Che abbiamo dei diritti e che questi diritti vengono continuamente violati, mi sembra che non ci sia bisogno ne anche di nominarlo, per la stessa ragione per la quale nessuna indice una conferenza per sostenere che l’acqua è umida.
Potremmo fare una simile conferenza, potremmo invitare questi signori benpensanti specializzati in Acqualogia? No signori, la realtà è che noi, noi come comunità, e voglio chiarire che per comunità intendo stranieri e amici italiani come questi che ci hanno invitati oggi, insomma, noi abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre mani, ed attendiamo una risposta legislativa.
Le spalle a volte ci fanno male per le tante pacche amichevoli ricevute. Tutto quello che era nel nostro potere lo abbiamo fatto, e continueremmo a farlo. Ci siamo conosciuto, ci siamo organizzati, abbiamo cercato degli interlocutori. Purtroppo a tutto il lavoro svolto dagli ospiti di prima o di seconda generazione non è corrisposto una risposta seria.
Quello che ci serve è qualcuno che batta un colpo dai piani alti, qualcuno che ci dica “Io ci sono, so chi siete, adesso vediamo, adesso approviamo, facciamo…”
È una risposta che noi non abbiamo visto.