Il prossimo 28 giugno in Albania si deciderà l’impronta che si vorrà dare al parlamento, e la lotta tra i due poli, destra e sinistra, diventa sempre più agguerrita.
I due maggiori partiti, quello Democratico (PD) di centrodestra, e quello Socialista (PS) di centrosinistra, hanno offerto per lungo tempo ai cittadini teoremi accusatori spesso non confermati, incolpando l’un l’altro di abuso di potere e di ipocrisia, arrivando persino a toccare direttamente le famiglie dei lider del PD, Sali Berisha e PS, Edi Rama.
Dopo l’ultimo scandalo, del presunto coinvolgimento del figlio del Primo Ministro Sali Berisha nel caso Gerdec,: l’esplosione del deposito d’armi, ove hanno perso la vita 17 persone innocenti; e dopo il ritiro dal mercato di Tirana del quotidiano “Gazeta Shqiptare” per mano di non si sa chi, “in seguito a delle rivelazioni, – secondo la testata – che getterebbero il governo in un vicolo senza luce”, o “per mano del quotidiano stesso, – secondo il governo, è arrivato il momento dei confronti in diretta Tv.
Il governo pubblica comunicati stampa che parlano di grandi obbiettivi raggiunti e talvolta anche superati, e l’opposizione di sinistra invita la cittadinanza a non credere all’ottimismo quasi berlusconiano che il governo prova a vendere. Tra i vari comunicati troviamo anche quello di una crescita netta dei turisti nel primo trimestre del 2009, ben 7% in più rispetto allo stesso periodo del 2008.
Dal comunicato si evince che nel 2008 i turisti recati in Albania sono stati ben 2 milioni e mezzo.Un incremento dovuto anche alla maggiore collaborazione tra il Ministero degli Esteri e quello dell’Interno, e una migliore cooperazione con gli amministratori dei centri turistici, del tutto assente prima.
Nel comunicato si nota come la metà dei 2 milioni e mezzo di turisti siano cittadini albanesi, emigrati nei paesi vicini, che tornano in Albania per salutare i propri cari, approfittando delle vacanze estive o invernali. Insomma, turisti in casa propria.
In base ai risultati che il governo vuole presentare cambia anche la connotazione degli emigrati nell’economia dello stato albanese.
Perché, se è vero che sono turisti in casa loro allora nulla di ciò che producono fuori di essa deve influire nella crescita del PIL albanese. Se è vero che sono turisti, allora nel calcolare le risorse medie per famiglia, il Ministero dell’Economia non dovrebbe includere anche i risparmi che gli immigrati inviano ai loro famigliari in Albania ma semplicemente quello che spendono quando rientrano a fare, appunto, i turisti.
Se è vero che sono turisti, a nulla serve chiamarli in causa durante le campagne elettorali. Abbellendo i programmi politici ( sia di destra che di sinistra) con la promessa, peraltro mai mantenuta, di riconoscere il diritto del voto on-line agli emigrati, dandoli la possibilità di esprimersi sulle loro preferenze politiche.“I grandi investimenti fatti dal governo in materia di ricostruzioni ed infrastrutture,- ha detto il Vice Ministro al Turismo, Suzana Turku, in una conferenza stampa di pochi giorni fa, – hanno portato risultati importantissimi che il governo ritiene di accrescere ulteriormente nei prossimi 4 anni, qualora i cittadini vorranno dargli la fiducia il 28 giugno prossimo. L’obbiettivo, – ha aggiunto il Vice Ministro, – è quello di sfruttare la posizione strategica dell’Albania, rendendola una meta non rinunciabile per chi si reca nei Balcani”.
Sembra che i grandi risultati del governo, insieme a quelli dei comuni dell’opposizione, nel settore del turismo escludano l’importanza delle rimesse degli emigrati che influiscono direttamente sull’andamento dell’economia albanese per poi contraddirsi quando si fanno stime sulle risorse mensili ed annue disponibili per famiglie.
Famiglie che spesso risultano vivere con una pensione minima ma in meravigliose ville. Famiglie che possiedono anche più di una macchina pur non lavorando nessun loro componente. Famiglie che gestiscono negozi, bar, centri benessere, ecc. senza però aver mai chiesto un prestito in banca. Famiglie che vivono dignitosamente grazie esclusivamente ai loro cari all’estero. Anzi, grazie ai turisti, albanesi emigrati all’estero, benevoli. Ma dopo tutte queste stime che dimostrano l’importanza per l’economia albanese di chi lavora e vive fuori dall’Albania vien spontaneo porgere qualche domanda: Quando smetterà la classe politica di fare propaganda spicciola occupandosi delle famiglie dei rispettivi avversari, invece di darsi un vero segno di maturità politica? Quando si pronuncerà il parlamento albanese a favore del voto on-line, riconoscendo l’influenza diretta degli emigrati sull’economia, dando a tutti loro che investono al meglio i risparmi del duro lavoro svolto all’estero, la possibilità di esprimere il loro credo politico?Sicuramente, queste domande non possono trovare risposte entrò il prossimo 28 giugno quando gli elettori albanesi decideranno il colore futuro della politica interna. Ci auguriamo però che i prossimi 4 anni bastino a trovare i fondi per organizzare la realizzazione di tale promessa più volte rimandata. Chissà, forse alle elezioni del 2013 il valore degli emigrati non sarà più calcolato solo in termini di PIL o di presenze di turisti ma anche ricambiato con il diritto di voto garantito dalla costituzione.