Nell’ultimo periodo il clima di xenofobia è aumentato, grazie anche all’operato dell’attuale governo che altera come i “gas serra“ gli equilibri sociali del paese. È difficile tracciarne una via d’uscita, mi domando se l’Italia sia diventato un paese razzista, o è solo una mia percezione come ci vuol far credere il governo, oppure si tratta di un dato di fatto dimostrato da episodi di violenza nei confronti del “diverso” in molte città italiane.”
Sicuramente, si può parlare di percezione sbagliata sull’aumento della criminalità per opera degli stranieri. Ed è una parte della compagine governativa a fomentare questo clima di insicurezza per avere l’appoggio dell’italiano medio nell’emanazione di leggi che rendono difficile la vita ai cittadini non comunitari residenti in Italia. Il caso più eclatante riguarda il decreto sicurezza che colpisce di più i migranti regolari rispetto a quelli irregolari, ma sopratutto non inasprisce le sanzioni per gli sfruttatori, coloro che nello sfruttamento di situazioni di permanenza irregolare in Italia, traggono un ingiusto profitto.
Non è da meno la circolare del 25 febbraio 2009 dell’INPS che recependo una direttiva comunitaria, traccia le iniziative di intervento per le attività di vigilanza durante il 2009. L’obiettivo è quello della tutela del lavoratore e dell’efficienza del sistema produttivo.
L’art.15 della circolare INPS sancisce che gli Stati membri sono tenuti a garantire ogni anno l’ispezione in almeno 10% delle imprese attive sul loro territorio, al fine del controllo e della tutela dei cittadini di paesi terzi in posizione irregolare. L’ispezione dovrà essere fondata su un analisi di rischio che tiene conto dei settori di rischio ed eventuali precedenti violazioni. È proprio in questo passaggio che l’INPS sbaglia circoscrivendo questo rischio nelle sole “aziende etniche”.
“Aziende etniche” non è altro che il termine foggiato dall’INPS per definire le aziende di titolarità straniera, anche se gli esperti in materia sono pienamente d’accordo che la definizione del concetto di gruppo etnico non è assolutamente univoca per l’impossibilità di individuare precisamente le comunità umane, mai delimitate e chiuse abbastanza da conservare la stessa cultura, la stessa lingua, le stesse istituzioni intatte per lunghi periodi di tempo.
In Italia esistono diverse minoranze etniche (i Valser in Valle d’Aosta, gli Arberesh nel sud d’Italia e in Sicilia, i Ladini nelle Dolomiti ecc.). Non credo proprio che sia intenzione dell’INPS di estendere i controlli anche a queste minoranze etniche.
Spesso il termine etnico è un modo per risaldare i rapporti all’interno del proprio gruppo e mantenere vitali cultura e tradizioni, ma a volte diventa uno strumento ideologico per delegittimare altri gruppi e per giustificare la loro emarginazione e discriminazione.
A mio avviso, l’INPS sta discriminando queste aziende, identificando le aziende a titolarità straniera come le sole che possono avere una posizione irregolare. L’INPS giustifica l’emanazione della circolare in funzione del recepimento della direttiva comunitaria, ma la Comunità Europea non parla di “aziende etniche”. Forse perché questo termine non ha nessun significato reale ma solo teorico e complesso, e sicuramente perché non è sua intenzione discriminare le aziende con titolarità non comunitaria.
Con questa circolare l’INPS dimostra un segnale di chiusura verso i cittadini non comunitari. In questo momento di crisi invece bisogna lavorare per trovare soluzioni comuni, tutelando sia le aziende sia i lavoratori siano essi italiani o stranieri.