Come un boomerang che non si sa fermare le aggressioni a sfondo razziale esplose ultimamente in Italia sollevano questioni inquietanti sulla società e sul suo progresso. O meglio, sul suo non progresso. Specialisti della domenica sportiva, soubrette disoccupate e politici riciclati, uno dopo l’altro hanno detto la loro su questa ondata di violenza che di certo non può considerarsi conclusa solo perché le emittenti televisive nazionali non ne parlano più.
Sembra che la domanda da un milione improvvisamente sia se questi episodi sono razzismo oppure no? Che è un po’ come chiedere se la pioggia è bagnata oppure no. Non so proprio cos’altro deve succedere per qualificare questi episodi come razzisti. Ma sarebbe incosciente fermarsi qui, senza scendere appena più nei dettagli e cercare di fare chiarezza sulle ragioni di tanta violenza.
L’impressione è che da qualche parte, diciamo circa un anno fa, diciamo durante la campagna elettorale, diciamo durante la campagna elettorale di una partito di maggioranza si sia forzata troppo la mano nel addossare la colpa della difficile situazione economica agli immigrati. E, che diamine, già che ci siamo diciamo che per colpa dei “ bingo bongo* ” anche le stagioni sono cambiate, i nostri quartieri sono insicuri e sempre per la stessa ragione i bimbi vanno male a scuola.
Penso che tutto quello che è successo dopo e che sta succedendo adesso è colpa di tanta propaganda che ha portato e che porta ad una guerra tra poveracci, extra o comunitari. Ma le ragioni sono da cercare ben addietro, allora quando pur di racimolare qualche voto si sono barati anni di civiltà e di convivenza pacifica. Ma quando questo succedeva le nessuno si ricordava che seminare odio porta tempesta, che tanto odio non poteva non riflettersi sulla popolazione.
Perché anche se una società non è razzista, lavorando con cura e con insistenza dietro oscure tende, muovendo bene i fili puoi farla diventare.
* copyright Lega Nord.