Në vendin tone kudo valojne flamujt e… lirisë?!Vorremmo certamente poterlo dire, anzi urlare ad alta voce al nostro grande poeta un po’ pessimista. Tuttavia, nessuno ha il coraggio di farlo.
Forse Migjeni aveva ragione: “Nga ajo perpjekje lind vetem nje mi”. Il giorno 12 ottobre, durante un convegno organizzato dall’associazione “Scanderbeg Parma” in occasione del centenario dell’Indipendenza d’Albania, due illustri storici quali i professori Pellumb Xhufi e il suo collega, docente della facoltà Aldo Moro di Bari, Luciano Monzali ci hanno accompagnato a riscoprire la storia del nostro Paese.
Infatti, grazie alla interessante chiave di lettura che i due storici hanno dato con molto successo, albanesi e italiani si sono trovati complici, quasi appartenenti ad un’unica grande patria tra le aule della facoltà di Giurisprudenza di Parma.
Si è scoperto che neppure la storia di un paese vive di una vita propria e isolata, ma una serie di eventi che si sono intrecciati tra loro, alcuni casualmente altri per la strategia dei capi di governo del tempo costituiscono le fondamenta di quello che siamo oggi.
È proprio lo sguardo all’oggi che lascia un po’ perplessi. Grandi uomini ci hanno consegnato cent’anni fa una bandiera, simbolo di libertà ; una libertà ottenuta non con poca fatica. Dov’è oggi la nostra libertà?
È difficile ritenere che l’Albania di oggi sia quella che quei grandi uomini volevano che fosse e per amore della quale hanno sacrificato la loro stessa esistenza. Sofferenza, povertà, crisi e ingiustizie sociali lasciano molto da desiderare. Al porto di Durazzo accompagnano le automobili degli immigrati che hanno avuto la fortuna di fuggire sguardi persi e supplichevoli di bambini assonnati.
Qualcuno apre il finestrino, forse perché vede in quel bambino se stesso non molto tempo prima, per qualcun’altro la scocciatura è irritante. Qualcun’altro ancora ha visto in quel bambino lypesin e vogel che con insistenza torna e ritorna tra le righe del maestro di Scutari.
Quest’osservazione è di pochi fortunati, certamente,fortunati che ogni giorno vedono lottare la propria coscienza con la profezia di Migjeni. Ma anche “Lypësi i vogël” vive sotto la bandiera che si erge superba o indignata (è difficile da definire) sui tetti delle case o di qualche edificio.
Në pragun e çdo banese/ ku ka ndonjë shenjë jetese/ valon nga një flamur/ melankolie të trishtueshme. Nel ritorno verso la città parmense, dimenticando la rabbia e il pessimismo dell’illustre poeta sopraccitato si osservano tanti albanesi che lottano per la loro vita, per essere qualcuno, ma nessuno, dico nessuno si dimentica di dire “sono albanese”.
Qualcuno è riuscito davvero ad essere qualcuno con grande orgoglio per tutti. Vi era il medico, l’avvocato, lo studente etc. Durante il festeggiamento di questo centenario si potrebbe dire al nostro poeta: “Certamente, si poteva fare molto di più. Ma di una cosa ti sbagliavi; non è vero che nessuno può dire che qui vive un popolo che costruisce qualcosa di nuovo”.
Buirma Malo
Liceo classico Romagnosi, Parma