“L’università sviluppa tutte le caratteristiche dell’uomo, tra le quali la stupidità”, recita un detto di Anton Cechov.Aggiungo io: ma se questa stupidità in certi uomini non fosse una caratteristica innata, bensì venisse invece da ciò che non si insegna loro nelle scuole o nelle università, allora il problema non è la stupidità umana, ma piuttosto l’ignoranza di chi ha de facto il diritto di insegnare.
Questo, in poche parole, è quanto si può dire del sistema dell’istruzione in Albania. Un sistema a dir poco caotico e informale in cui le università private -la maggior parte non accreditate- hanno la meglio su quelle pubbliche, ben strutturate ma purtroppo mal funzionanti.
Per avere un’idea più chiara sulla qualità e l’efficienza delle università albanesi possiamo osservare l’elenco dei migliori atenei del mondo. Nella lista generale pubblicata all’inizio del mese di luglio, le università albanesi compaiono nella classifica solamente dopo il 7000esimo posto, dove troviamo un’università privata. In realtà questa è una buona posizione, considerando che nell’elenco delle 100 università migliori dell’Europa dell’Est non compaiono proprio.
Nella classifica l’Università di Tirana detiene il 8735° posto. Il peggiore ateneo albanese è al posto numero 20.634 su un totale di 20.745 università. Un miglioramento invece da parte del Politecnico di Tirana, che si posiziona nella classifica mondiale al 10.738 posto, mentre nel 2010 si
posizionava al numero 11.996.
Alla fine dobbiamo essere tutti ottimisti e speranzosi per questi risultati, perché questa è una delle poche volte in cui non ci troviamo ultimi (o primi secondo il punto di vista).
L’elenco, frutto di una ricerca basta su quattro indicatori importanti, ha soprattutto lo scopo di valutare il grado e il livello di digitalizzazione nelle università. Un tema, questo, molto caro al premier Berisha, il quale ha da tempo deciso di digitalizzare tutto il sistema dell’amministrazione pubblica, dimenticandosi però del tutto del sistema universitario. I finanziamenti alla ricerca scientifica e gli incentivi per creare un effettivo e funzionante sistema digitale negli atenei sono del tutto assenti: basta andare sul sito web dell’Università di Tirana, che sembra un blog in costruzione.
“Webometrics Ranking of World Universities”, che ha pubblicato la classifica web delle migliori Università del mondo, ha preso in esame oltre 20mila atenei valutandoli sulla base di quattro indicatori fondamentali dell’era della digitalizzazione globale:
1) La Presenza, il volume globale dei contenuti pubblicati sul webdomains delle Università come indicizzato dal più grande motore di ricerca commerciale (Google). Ai fini della classifica la presenza sul web è un buon indicatore delle attività svolte dalle Università nel 21° secolo.
2) l’impatto, la qualità dei contenuti viene valutata attraverso un “referendum virtuale”, contando tutte gli inlinks esterni che i webdomain delle Università ricevono da terzi. Questi collegamenti stanno riconoscendo il prestigio istituzionale, il
rendimento scolastico, il valore delle informazioni, e l’utilità dei servizi introdotti nelle pagine web secondo i criteri dei milioni di editori web di tutto il mondo.
3) L’apertura, lo sforzo globale per creare database istituzionali di ricerca è esplicitamente riconosciuto in questo indicatore, che tiene conto del numero di file ricchi (pdf, doc, docx, ppt) pubblicati sui siti web dedicati a seconda del motore di ricerca accademica Google
Scholar.
4) L’eccellenza, gli articoli pubblicati su riviste accademiche di alto impatto internazionale rivestono attualmente un ruolo molto importante nella classifica delle Università.