L’articolo di Gëzim Alpion, “Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press” è stato pubblicato in inglese per la prima volta nel 2005. Vi proponiamo in italiano una versione dello studio pubblicato in inglese nel 2008, anno in cui Albania News ha assicurato il permesso dell’autore di pubblicare lo studio.iii) I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Pregiudizio Razziale nei confronti dei Balcani
Nel pensiero occidentale i Balcani sono sempre stati visti come “la brutta appendice” dell’Europa, una regione dove le tensioni etniche e i conflitti sono endemici. Negli ultimi duecento anni, diversi leader europei hanno spesso espresso la loro cattiva opinione riguardo la penisola balcanica. Negli anni a partire dal 1820, ad esempio, il Cancelliere, tedesco di nascita, dell’Impero Austro-Ungarico, il Principe Klemens von Metternich, conosciuto come “il vetturino dell’Europa”, mise in chiaro il fatto che per quanto lo riguardava, i Balcani non facevano parte dell’Europa. Citando le sue parole: “L’Asia inizia dalla Landstrasse”, la strada che iniziava da Vienna con direzione verso il Sud Este verso l’Ungheria. Alla fine del diciannovesimo secolo, “Il Cancelliere di Ferro”, Otto von Bismarck, uno dei fondatori dell’Impero tedesco, sosteneva che i Balcani non valevano nemmeno le ossa di un solo granatiere della Pomerania.Ugualmente, diversi leader Europei si sono espressi in maniera dispregiativa nei confronti dei Balcani e degli altri paesi centro europei. Bismarck, ad esempio, non ebbe alcun scrupolo nel dire che
l’Albania era soltanto un’espressione geografica: non esiste una nazione Albanese”
L’Arciduca Franz Ferdinand considerava l’arrivo degli ungheresi in Europa come “un atto di cattivo gusto”.
Generalmente gli Europei dei paesi occidentali non considerano europei le popolazioni che vivono nei Balcani europei. Nonostante il loro contributo al “ generale progresso della civilizzazione europea”, questi europei “esterni” continuano ad avere un’immagine negativa in Occidente. Ci sono vari motivi per questo: geografici, etnici, religiosi, economici e politici.
Il dominio dell’Europa occidentale e la sua negativa opinione dei Balcani, hanno la loro origine al tempo dell’Impero Romano. La vittoria di Roma contro Gent, l’ultimo re illirico, nel 169 a.
C., segnò l’inizio della colonizzazione dei Balcani. Dall’annessione dell’Illiria da parte dei Romani, a prescindere da alcuni periodi di auto-governo, gli Albanesi hanno sempre vissuto sotto una costante occupazione. L’arrivo di massa degli Slavi nei Balcani a partire dal quinto secolo d.
C. in poi, significò che la regione diventò uno spazio conteso dove nazioni-tribù combattevano continuamente per il territorio. I conflitti nei Balcani, a partire dagli inizi della migrazione slava, hanno da sempre riguardato, e tutt’ora riguardano, l’estensione del territorio, la colonizzazione, il consolidamento e la protezione dei confini etnici.
Questo continuo conflitto etnico determinava agli occhi degli occidentali un’immagine affatto simpatica dei Balcani.I conflitti tra i diversi e i simili gruppi etnici nei Balcani, hanno fatto sì che gli abitanti di tali regioni fossero facili bersagli per i forti poteri coloniali, sia dell’occidente che dell’oriente. È stato questo in particolare il caso degli Ottomani, nel quattordicesimo secolo, quando la loro avanzata nella penisola balcanica fu facilitata dalla mancanza di unità tra i principi dei diversi gruppi etnici.
Nonostante i valorosi tentativi di unirsi contro il comune nemico, inizialmente nel 1389 e poi negli anni tra il 1443 e il 1468, i leaders delle nazioni balcaniche erano troppo divisi per formare un fronte comune contro i turchi. Il vecchio motto romano divide et impera è statoabilmente usato dai turchi durante tutta la loro lunga permanenza nei Balcani. L’impero Austro-Ungarico era ugualmente desideroso di approfittare delle forti rivalità tra i paesi balcanici.
I popoli balcanici hanno anche sofferto a causa di vari scismi che – a partire dal quarto secolo d.
C. – hanno caratterizzato il cristianesimo e delle decisioni di carattere religioso che sono state prese in particolari momenti della loro storia.
Nel caso degli Albanesi, un considerevole numero si convertì all’Islam dopo la morte del loro eroe nazionale Skanderbeg nel 1468. Una conversione resa possibile parte per coercizione, parte per corruzione e parte per convenienza dei locali governanti, che intendevano conservare il loro potere: questo ebbe un impatto pregiudizievole per l’immagine degli Albanesi in Occidente.
Le potenze europee hanno considerato l’Albania come una colonia turca per circa cinque secoli, soprattutto perché ritenevano erroneamente – ed ancora oggi lo credono – che tutti gli Albanesi siano musulmani.
L’Occidente ritiene l’Albania come un paese musulmano, e questa percezione è stata ancora più rafforzata sin dalla fine del diciannovesimo secolo da una forte propaganda serba, che descriveva gli Albanesi come dei “aderenti fanatici” alla fede islamica e, quindi, in quanto tali, come “non europei”.
Alcuni documenti recentemente resi pubblici dal Governo degli Stati Uniti d’America rivelano che, durante la Guerra Fredda, sia l’Occidente che l’Unione Sovietica si riferivano all’Albania come un “un paese musulmano”, malgrado la posizione atea assunta dal governo comunista nel 1967.
A seguito della disintegrazione dell’Impero Ottomano agli inizi del ventesimo secolo le potenze europee non esitarono ad intervenire nei Balcani per i loro propri interessi. La decisione di spezzettare i Balcani, e specialmente l’Albania nel 1913, rimane tuttora uno sfacciato atto di prepotenza internazionale avviato dai potenti stati europei a spese di una delle nazioni più antiche d’Europa.
La smembrata nazione albanese è un costante ricordo della ferita provocata nel cuore del continente europeo, che difficilmente scomparirà completamente, a meno che gli odierni leaders occidentali non ammettano gli orribili calcoli errati dei loro predecessori colonialisti, per i quali l’integrità territoriale e la sovranità di alcune piccole nazioni non è mai esistita.
L’influenza delle potenze occidentali diminuì considerevolmente durante la Seconda Guerra mondiale e specialmente durante la Guerra Fredda. Eccetto la fortunata situazione della Grecia, grazie al supporto finanziario degli Stati Uniti nel 1947, che successivamente fu essenziale per l’integrazione della Grecia nella Comunità Europea, tutti i paesi dell’area balcanica adottarono il sistema comunista.
La Guerra Fredda fu essenzialmente un inconciliabile conflitto ideologico, nel quale le differenze tra l’Ovest e l’Est erano viste come una manifestazione della battaglia tra il “buono” e il “cattivo”. Nella forte sfida tra due sistemi sociali opposti – il capitalismo ed il comunismo – l’immagine dei Balcani ne soffrì ulteriormente.
La fine della Guerra Fredda nel 1989 riportò fece affiorare di nuovo la vecchia questione sull’”Essere europei” o “Non essere Europei” dei Balcani. Fu solo allora che i Balcani, dopo vari decenni di propaganda comunista e di isolamento, riuscirono a vedere la loro immagine negativa in Occidente, immagine resa ancor più negativa dopo la violenta disgregazione della Jugoslavia negli anni ’90. Per quanto riguarda l’Albania,la sua immagine fu grandemente danneggiata dall’esodo nei primi anni ‘90 verso l’Italia ed altri paesi occidentali di numerosi Albanesi impoveriti dagli anni del regime, e dalle turbolenze civili a causa dei dolosi schemi piramidali del 1997.
Titolo originale: Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press. Tradotto per Albania News da Altina HotiL’articolo sarà pubblicato ogni settimana.Il 16 Dicembre è stato pubblicato la prima parte dal titolo I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Amplificando l’Oriente . Il 30 dicembre torniamo con la terza parte: Crisi di Identità