Un anno dopo la sua nascita ResPublica.al – un blog creato dall’opinionista albanese Mustafa Nano – rischia la chiusura per mancanza di finanziamenti. Grazie anche agli interventi di altri collaboratori in breve tempo il blog è diventato famoso per il suo pensiero alternativo e critico al governo del Premier Berisha.
Dal momento che il quotidiano “Shekulli” ha dato la notizia della probabile chiusura, un certo dibattito si è aperto in Rete sui costi di gestione di un medium del genere. In un breve intervento su “Peshku Pa Uje” (un blog collettivo molto seguito) Blendi Salaj si chiede “quanto costi la libertà di parola” sottolineando, come del resto hanno fatto in molti, che per mantenere online un sito bastano piccole somme. Ma in realtà il problema non sono i costi.
L’opinionista come professione
A partire dal 1997, in particolare, in Albania è nata una nuova categoria di business che riguarda l’espressione del pensiero. Una volta, però, le opinioni facevano da contorno alle notizie mentre negli ultimi anni, almeno per quel che riguarda i media albanesi, sono diventati il piatto forte e quello dell’opinionista è diventato una specie di professione. Abbiamo visto tante “menti illuminate” passare da un giornale all’altro (e/o da una Tv all’altra) trattando temi dai più disparati sui quali parlano con un certo tono da esperto del campo: poco importa se non conoscono profondamente la questione, basta che li paghi e hanno sempre qualcosa da dire.
Ecco perché, come dicevo prima, nel caso di ResPublica, il problema non sono i costi, ma i profitti. In un’intervista data a “Shekulli”, Mustafa Nano l’ha detto chiaramente che spendendo per questo progetto anche 12 ore al giorno pretende di avere in cambio “un buon stipendio” per sé e la possibilità di pagare gli interventi dei suoi collaboratori. Si tratta di un diritto innegabile, intendiamoci, ma – per rispondere alla domanda di Blendi Salaj: “Quanto costa la libertà di parola?” – il motivo per il quale è stato messo su un sito come ResPublica non ha niente a che vedere con il nobile e libero pensiero. Il suo scopo è quello di guadagnare soldi attraverso l’espressione di opinioni ma, se da un punto di visto economico, la libertà di parola non costa niente, non ti rende nemmeno ricco.
Poca cultura di Internet
C’è anche un secondo fenomeno interessante che riguarda la poca conoscenza della cultura del Web che la società albanese possiede. Nonostante la sua materia prima siano le opinioni e non le notizie, Nano rifiuta con un certo disprezzo il termine blog e dice che il suo è un giornale online. Ma nel seguente passaggio, preso dall’intervista a “Shekulli”, è lui stesso a cristalizzare la sua poca conoscenza di Internet:“Se [ResPublica] fosse un blog […] non avrebbe bisogno di finanziamenti.
Il blog si fa facilmente. Il blog è il diario personale di qualcuno. Oppure, i blog più esigenti, quelli interattivi, hanno bisogno semplicemente di uno studente che faccia da moderatore delle discussioni, che approvi i commenti, o da persona che prende articoli dove può e li butta come vuole sulla sua pagina. Ma anche questo studente li vuole quei 200-300 euro al mese. O no?”
No! Nessuno che fa dei copia/incolla può pretendere di essere pagato e la moderazione dei commenti di un sito ormai si può fare anche dai cellulari. Inoltre, nel suo tentativo di creare un giornale online, Nano non ha capito che tutta la comunicazione su Internet è interattiva: che sia il diario di un 13enne o il sito del New York Times, dove c’è la possibilità di commentare e inviare un feedback c’è interazione.
Ciò che sfugge a Nano è che commentare, oggi su Internet, è diventata una delle pratiche più diffuse: tutti quotidianamente esprimiamo opinioni sui nostri blog, sui giornali online, su Facebook e su Twitter. Diversamente da ciò che accade sulla carta stampata e in Tv, nel loro business delle opinioni su Internet, Nano e i suoi amici (con i quali, per onestà verso chi legge, spesso mi trovo d’accordo) hanno trovato una spietata concorrenza. Capisco che non sia facile accettare che la gente non è disposta a pagare per leggerti ma è l’amara realtà dei fatti in un regime di pluralità di opinioni.
Infine, chi cerca di guadagnare online dovrebbe anche sapere che i finanziamenti di terzi non sono l’unica via. Una provo a suggerirgliela io: se è vero, come si dice, che ResPublica è una delle pagine più visitate del Web albanese, guadagnare qualcosa con gli annunci di Google non dovrebbe essere molto difficile. Ma per capire come funziona serve, appunto, conoscere la grammatica di Internet.