Nei giorni scorsi, Ismail Kadare è stata l’ennesima voce, che si è unita al coro delle reazione per i fatti del 21 Gennaio scorso in cui sono stati uccisi 4 manifestanti.
Quando ancora si respirava l’aria delle feste, alla vita albanese è stata interrotta la normalità, scrive lo scrittore albanese Ismail Kadare, in un articolo pubblicato sul quotidiano ”Illyria” di New York.“E proprio partendo dalla parola “normalità” che inizia il filo logico del discorso. Ormai si sa, che in un paese non normale, si regna “bene” e si governa male. Questa verità la conoscono bene i sistemitotalitari, sin dalle dittature idriche (quelle che hanno utilizzato la mancanza del acqua come mezzo di potere) ai nostri giorni. Solo negli ordinamenti in cui si va oltre la normalità, si possono generare delle psicosi malate che a loro volta generano ansia e terrore, i segni inevitabili di un potere tirannico”, afferma Kadare.
Tutti i paesi dell’Est Europa sono molto sensibili a conoscere questi segni, ricorda il grande scrittore, riferendosi proprio alla sofferenza di questi paesi sotto il regime comunista. Da questo punto di vista, è comprensibile che gli albanesi, quelli che hanno vissuto la dittatura più feroce e più lunga, siano due volte più sensibili. L’impazienza e il nervosismo politico in Albania hanno superato i limiti consentiti, scrive Kadare, che tenta di rispondere da solo a una domanda che lui stesso pone: Perché è cosi feroce il confronto politica nel paese?Per lui, sono due i fattori fondamentali: la voglia di potere e la corruzione. Il termometro, afferma lui,si rompe quando un malato non vuole sapere la sua malattia, perché lo conosce già, per non dire che la malattia è lui stesso. In queste circostanze, quando la corsa al potere e la corruzione si intrecciano, come nel caso dei cloni che generano mostri, il risultato finale non può essere che fatale.
Il 21 Gennaio, aggiunge Kadare, durante una manifestazione, sfortunatamente violenta, sono morti 3 persone inermi, quindi innocenti, cittadini dello Stato democratico albanese, e nello stesso tempotre futuri cittadini del Unione Europea. Quest’ ultima viene interpelata né per mitizzarla,né per sublimarla, ma per ricordare a tutti noi che ancora prima di far parte di questa casa comune, abbiamo violato il sua programma, quel programma che con sincerità e devozione, lo abbiamo proclamato come nostro.Una domanda emerge inevitabilmente in questo caso: Abbiamo bisognoche intervenga la morte, per ritornare a essere seri? Questa domanda doveva essere fatta da tempo, perché e da tanto che continuiamo a non essere seri. È da molto tempo che la banalità del male cerca di modellare la morale albanese. La formula fondamentale della democrazia: rispettare le istituzioni e la loro indipendenza, rischia di essere un’espressione vuota. Di conseguenza eventi cosi gravi, come la crisi istituzionali, non fanno più ne caldo ne freddo, scrive Kadare.
Tratto dalla tv albanese Top Channel, servizio del 2 febbraio 2011. Tradotto per AlbaniaNews da Anila Memushaj. Titolo originale “Kadare zemërim mbi politikën”.