Le elezioni kosovare di inizio ottobre, oltre ad aver segnato l’affermazione del movimento “Vetëvendosje[1]”, che in virtù del 26% formerà una coalizione governativa con i moderati della Lega Democratica del Kosovo, potrebbero determinare l’inizio di un nuovo corso nella governance dello spazio albanese.
Il termine che tradotto dall’albanese significa “Autodeterminazione” è già rappresentativo degli obiettivi perseguiti dal movimento, che lega indissolubilmente il suo cammino alla questione nazionale albanese. Il movimento socialdemocratico, ideato e guidato da Albin Kurti, che secondo i suoi sostenitori è il naturale erede di una tradizione politica iniziata nel lontano 1878 con la Lega di Prizren[2], ha la sua moderna genesi durante la repressione serba, precisamente dalla evoluzione della rete KAN – Kosova Action Network[3].
Il Kosovo, che ha combattuto e ottenuto la liberazione sotto il vessillo nazionale albanese, rappresenta per molti osservatori un feudo americano utile all’espansione di Washington nella regione. Questo anche in virtù del sostegno aereo ricevuto dalle forze NATO. Di fatto è proprio la anomala presenza sovranazionale che ne e susseguita e che detiene l’ultimo grado di sovranità nel paese, tramite le missioni UNMIK[4], KFOR[5] ed EULEX[6] poi, ad aver ispirato la sollevazione cittadina guidata daò movimento in questione contro la “colonizzazione” internazionale del Kosovo e contro la mala gestione delle istituzioni di Peace Building. La rottura delle tradizionali barriere tra piazza e istituzioni costituisce l’elemento innovativo che ha attratto centinaia di giovani e studiosi[7], tanto da “normalizzare” le visite di comitive di studenti delle scienze sociali da tutto il mondo, che visitano la sede di Prishtina. Ci sono inoltre altre caratteristiche che hanno contribuito al successo di “Vetëvendosje”.
L’autorevolezza e il prestigio di Kurti costituisce di fatti un fattore determinante. Il politico che si prepara a diventare il prossimo premier, era un giovane “fricchettone” con i rasta nel 1999 all’epoca del suo primo arresto, mentre assisteva Adem Demaci Capo dell’Ufficio politico di UCK. Doo aver subito l’accusa di separatismo e la condanna a 15 anni di reclusione inflittagli da parte del tribunale di Nis, Kurti finisce nel carcere di Dubravka. Il caso scosse le coscienze dei pacifisti di mezz’Europa. In Italia si mobilitarono a suo favore varie associazioni cattoliche, membri della comunità accademica, diaspora albanese, i radicali ecc.[8] La pena tuttavia fu scontata solo in parte grazie alla fine del conflitto armato. Dopo l’indipendenza, Kurti iniziò a sfidare il potere dei generali UCK, che ben presto si lasciarono alle spalle il dramma collettivo della guerra per assicurarsi i privilegi provenienti dalle prestigiose cariche istituzionali. Il suo cocciuto anticonformismo, l’eloquenza della narrazione politica, e la battaglia anti establishment ha affascinato migliaia di giovani albanesi dei Balcani e della diaspora. Alcuni atti fortemente simbolici come la vendita della sua casa di proprietà per finanziare le attività del movimento, hanno ulteriormente proiettato l’immagine del movimento nel mondo. Le relazioni con i vicini e l’unificazione tra Albania e Kosovo rimane tuttavia il tema principale promosso negli anni dal movimento Vetëvendosje. La prima campagna che risale a metà anni 2000 fu accompagnata da spettacolari proteste e dai slogan “JO NEGOCIATA, VETËVENDOSJE”, tramite i quali si contestava un processo di dialogo asimmetrico che penalizzava la controparte albanese.[9] Il processo di dialogo tra Serbia e Kosovo inizia, ben prima della guerra, e già nel 1997 ad esempio, lo storico leader kosovaro Ibrahim Rrugova incontrava Milosevic in un summit organizzato dalla comunità di Sant’Egidio[10]. Il contatto tra i rappresentanti dei due paesi, ha conosciuto tuttavia un salto di livello solo a partire dal 2011, con l’inizio di incontri di natura “cosiddetta” tecnica[11]. I temi critici come la creazione della Zajednica la cosiddetta Associazione dei comuni serbi al nord, e la demarcazione della linea di confine col Montenegro che porto ad una cessione territoriale di circa 8200 ettari dal Kosovo al Montenegro in cambio della liberalizzazione del regime di visti promessa dall’UE, ricevettero resistenza massiccia da parte di “Vetëvendosje” forte, in alcune circostanze, anche dell’appoggio esterno di formazioni minori. Le immagini dei lacrimogeni nell’aula del Parlamento fecero nel 2015 il giro del mondo così come le proteste oceaniche e gli arresti di massa tra i quali anche diversi esponenti di primo piano del movimento e lo stesso Kurti.
Ramush Haradinaj[12] uno dei bersagli storici del movimento e capo uscente dell’esecutivo ha stizzito le cancellerie europee e soprattutto Macron, applicando intelligentemente alcune politiche audaci in politica estera, spesso simili a quello che il Movimento VV chiedeva ormai da anni. Si tratta di misure di reciprocità nei confronti della Serbia che non penalizzano realmente l’economia di Belgrado ma creano condizioni favorevoli nel processo di state building e di riconoscimento internazionale. L’aumento del 100% della tariffa doganale verso le merci serbe, la trasformazione delle forze di sicurezza del Kosovo in esercito regolare, l’ostinata avversione ad uno scambio di territori e lo spostamento dell’interlocutore da Belgrado a Mitrovica costituiscono solamente alcuni degli esempi di come il Movimento “Vetëvendosje” seppur mai andato al potere, abbia già prodotto effetti influenzando l’operato e la visione su temi centrali delle relazioni internazionali di Prishtina e Tirana.
L’avvicinamento delle posizioni di Washington e Mosca riguardo ai WB6, la pressione sovranista che obbliga il Consiglio Europeo a sospendere il processo di liberalizzazione del regime di visti con Prishtina, l’apertura dei negoziati con l’Albania, nonché una classe politica delegittimata da corruzione e malgoverno, non fanno che rafforzare la posizione di “Vetëvendosje” in patria. Il perseguimento di un piano congiunto con Tirana ai fini di un progetto politico che garantirebbe la governance degli albanesi nella regione, da sempre supportata dal movimento di Kurti, verrebbe oggigiorno avvalorato dallo stesso Rama. Il Movimento ha di recente[13] allargato l’attività alla Repubblica d’Albania, lasciando presagire che la nuova sede di Tirana potrebbe presto diventare il centro gravitazionale non solo per l’educazione al dissenso, le politiche economiche e probabilmente per le posizioni di Tirana nei confronti del dialogo Serbia-Kosovo ma anche in vista di una possibile unione tra l’Albania e il Kosovo. Sarà di conseguenza interessante osservare l’impatto nello scenario politico nazionale, la reazione delle comunità storiche albanofone in Macedonia e Montenegro nonché la reazione della folta comunità albanese in due paesi vicini e di strategica importanza per l’Albania, come Grecia e Italia, che ritroverebbero nel movimento di Kurti un nuovo soggetto pronto a raccogliere le loro istanze da tempo trascurate.
Le alternative del Movimento
L’alternativa di governo “Vetëvendosje” fa perno su tre modelli concettuali: lo Stato di diritto, lo Stato sviluppista[14] e lo Stato sociale. Per raggiungere detti obiettivi il programma persegue l’intervento in alcune aree prioritarie come sviluppo economico, istruzione, sanità, stato sociale e stato di diritto. La crescita economica, passa secondo Kurti attraverso l’intensificazione dell’intervento dello Stato. A tal proposito egli promette l’istituzione di una Banca di Sviluppo per aiutare le imprese locali, che contribuirebbe a superare l’alto tasso di interesse offerto dalle banche commerciali, che attualmente si attesta tra il 6 e l’8%. La lotta alla corruzione, che rappresenta un obiettivo prioritario dell’agenda del partito, Kurti propone la creazione di una corte commerciale con l’intento di snellire le dispute legate all’economia. L’istituzione di questa corte ridurrebbe infatti gli oltre 200.000 casi arretrati di diritto amministrativo, civile e commerciale che sono attualmente in fase di espletamento da parte della magistratura ordinaria.
In ambito sociale, Vetëvendosje ambisce a creare un sistema sostenibile di assicurazioni sociali che faciliterebbe il cambiamento sociale prospettato dal governo Kurti. Per realizzare questo ambizioso traguardo il nuovo governo pianifica di allocare oltre 40 milioni di Euro alla Sanità pubblica e incrementare gli introiti degli impiegati pubblici del 10% nei prossimi quattro anni. Lo stesso piano prevede di rilasciare medicamenti base per le fasce sociali più disagiate saranno già dal primo anno di governo. In materia di conversione all’economia verde e protezione ambientale, gli esperti economici di Vetëvendosje stanno lavorando su un piano d’investimenti pari ad altri 40 milioni di Euro, comprendente tra l’altro lo sviluppo di un settore energetico efficiente, la riabilitazione e l’ammodernamento degli impianti termoelettrici dismessi.
Il Kosovo ospita diverse minoranze non albanofone oltre alla comunità serba. A tal fine Kurti sostiene l’importanza della rimozione di una certa discriminazione verso le comunità rom, ashkali ed egiziane e la promozione di una società inclusiva ed egualitaria. Il leader del movimento VV ha espresso pubblicamente in più occasioni l’impegno del suo futuro esecutivo nel porre termine alla discriminazione istituzionale tra le communita. Il miglioramento delle condizioni delle minoranze passa inevitabilmente tramite un’istruzione di qualità e la lotta alla povertà, che sono problematiche particolarmente accentuate per le comunità rom, ashkali ed egiziane – ha affermato il candidato premier durante una delle sue apparizioni prima delle votazioni. Lo stessi si è spesso rivolto in serbo alla minoranza presente al nord, in modo particolare a quella frazione che riconosce lo Stato del Kosovo ed è volenterosa ad instaurare un dialogo diretto con Prishtina, invitando i cittadini nel nord del fiume Ibar a evitare strumentalizzazioni da parte del potere a Prishtina e Belgrado e a costruire congiuntamente una convivenza e un futuro migliore in Kosovo. Kurti propone cinque punti per scongelare i rapporti con Belgrado ormai sospesi a seguito delle tariffe doganali. In particolare il leader di VV si è detto pronto a superare i dazi stabiliti da Haradinaj in luogo di una più ampia e organica reciprocità politica. Come già citato il primo passaggio è quello di sostituire l’interlocutore nel processo di dialogo, passando da Belgrado a Mitrovica Nord. Il secondo punto consiste nella revisione di tutti gli accordi firmati i quali hanno ormai raggiunto numeri insostenibili e risultati marginali. Un incontro diretto in tempi brevi con il capo della diplomazia europea, lo spagnolo Borrels, rappresenta il terzo punto del piano Kurti, utile secondo lui a formulare un nuovo approccio nei confronti della Serbia. La creazione di una coalizione nazionale per rapportarsi con Belgrado e richiedere in maniera risoluta reciprocità con il vicino ingombrante costituisce inoltre una delle azioni più importanti della piattaforma di politica estera e interna di Vetëvendosje.
Rapporti tra Kosovo e Italia: una breve panoramica
L’Italia riveste un ruolo importante ai fini della sicurezza del paese in qualità di socio attivo della missione NATO KFOR che è presente in Kosovo dal 1999. La missione, la quale, pur essendo stata gradualmente ridimensionata nel numero di effettivi dalla fine della guerra, mantiene un ruolo fondamentale per la stabilità della regione e l’Italia ne coordina le attività dal settembre 2013.
Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Kosovo stanno subendo una certa ripresa negli ultimi anni dopo il netto calo avviatosi dal 2015. Nel biennio 2017-2018 il valore totale delle esportazioni di Prishtina all’Italia è cresciuto di circa 1 milione di euro passando a 7 milioni e 800 mila euro, circa il 2.1% del totale. L’export kosovaro in Italia rimane largamente inferiore al record del 2011, quando si toccò quota 83 milioni di Euro, mentre decisamente meglio va alle imprese italiane che esportano in Kosovo. La quota delle importazioni dall’Italia nell’anno passato ha oltrepassato i 205 milioni di euro assicurandosi il 6% del valore totale dell’import del piccolo Stato balcanico[15]. In Italia risiedono circa 40.371 cittadini del Kosovo ossia il 0.78% del totale[16] e ad essi si affiancano gli oltre 440 000 albanesi della Repubblica d’Albania ufficialmente residenti secondo i dati ISTAT del 2018. È proprio al fine di affiancare la diaspora albanese sulle principali problematiche e informare sugli sviluppi in patria nonché coinvolgere essa nei processi decisionali, sulla falsa riga dei successi raccolti tra le altre comunità albanesi-kosovare nel Nord Europa, di recente è stato aperto il Centro del Movimento “Vetëvendosje” – Italia[17].
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[1] La vittoria di Kurti era stata ampiamente anticipata dai principali istituti di ricerca specializzati sui Balcani occidentali i quali avevano individuato nel movimento Vetëvendosje la principale formazione politica in termini di popolarità, e nel suo leader, il politico preferito dai cittadini del Kosovo. La slovena IFIMES – Internatioal Institute for Middle East and Balkan Studies ad esempio, associava ad un governo a guida VV una reale opportunità per la decriminalizzazione del paese. Kosovo 2019 early parliamentary election: A new chance for decriminalisation of Kosovo? https://www.ifimes.org/en/9685
[2] Il 10 giugno 1878, delegati provenienti da tutta l’Albania si riunirono a Prizren per elaborare una piattaforma politica comune per contrastare il Trattato di San Stefano e le risoluzioni del Congresso di Berlino, che avevano ignorato il desiderio albanese di autodeterminazione.
[3] KAN fu creata nel 1997 per denunciare gli abusi del regime di Milosevic da un gruppo di attivisti guidati dalla scrittrice americana Alice Mead.
[4] Presenza delle Nazioni Unite stanziata in Kosovo con decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A seguito della dichiarazione d’Indipendenza avvenuta nel 2008 dall’Assemblea legislativa del Kosovo, riconosciuta da 112 stati su 193, le funzioni eminentemente civili e di governance di UMNIK sono de facto decadute. Attualmente il rappresentante speciale del SG delle Nazioni Unite che guida la missione è il diplomatico afghano Zahir Tanin. Si veda B.Reka, UNMIK as an International Governance in Post-war Kosova: NATO’s Intervention, UN Administration and Kosovar Aspirations, Logos-A, 2003, p.144.
[5] KFOR è un commando di Peacekeeping sotto l’egida NATO che è stato concepito per dare sostenibilità all’intervento umanitario del 1999 e mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico nel piccolo Stato. Di stanza nel paese dal 1999, i suoi poteri sono stati assorbiti gradualmente dalla Polizia e dalle Forze di Sicurezza del Kosovo trasformate di recente in esercito regolare.
[6].Eulex è una missione civile che è stata lanciata nel 2008 con Decisione del Consiglio Europeo nel quadro della Common Security and Defence Policy con il fine di supportare le istituzioni di Rule of Law del Kosovo e vigilare sulla implementazione della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza Onu. La missione è spesso finita sotto il loom mediatico per casi di corruzione, deficit democratico e di trasparenza nonché di impunità (https://www.dailymail.co.uk/news/article-2845548/British-fraud-hunter-exposes-EU-staff-anti-corruption-unit.html)
[7] Una settimana prima del giorno elettorale una nutrita lista di accademici, intellettuali e attivisti da tutto il mondo ha fatto un endorsement pubblico auspicando la vittoria di VV. Tra le personalità più prestigiose spiccano Slavoj Zizek,
[8] http://web.peacelink.it/kossovo/appelli/kurti_brovina.html
[9]Un dialogo effettivo richiede alcune precondizioni che secondo Kurti sono essenziali. Il movimento “Vetëvendosje” ritiene inoltre che il riconoscimento internazionale può avvenire solo a seguito dell’inoltro di richieste preliminari nei confronti di Belgrado tra le quali: scuse ufficiali per le oltre 10 000 vittime civili, 400 massacri, 20 000 donne violentate, circa 700 000 rifugiati di guerra, 120 000 case bruciate da parte della Serbia in quanto paese fautore della guerra. La riconsegna degli otre 1600 scomparsi, pagamento delle riparazioni, riconsegna del fondo sovrano e del fono pensionistico nonché la piena reciprocità politica si aggiungono alla lista delle richieste avanzate da Kurti e i suoi. Si legga Gezim Visoka, Shaping Peace in Kosovo: The Politics of Peacebuilding and Statehood, Springer, 2017, p.124.
[10] Si veda https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/05/16/milosevic-rugova-via-libera-al-dialogo.html
[11] Il filosofo Agon Hamza ritiene che il problema tra i due paesi non nella mancanza bensì nell’eccesso di dialogo. Hamza, identifica nella natura dei contenuti il movente del fallimento dei contatti tra i due governi e – continua Hamza – in una relazione complicata come quella tra Belgrado e Prishtina – è d’obbligo mantenere una certa distanza per non piegarsi alla cosiddetta ideologia dei negoziati che implica un continuo via vai nei tavoli delle trattative per poi lasciare la situazione in stagnazione permanente. Si veda:
[12] Haradinaj, è stato uno dei comandanti di UCK durante la guerra di liberazione, è già stato premier negli anni 2000 poi citato in giudizio per crimini di guerra dalla Corte Internazionale per i Crimini in Jugoslavia dell’Aia per essere quindi assolto definitivamente nel 2012.Si veda il comunicato della sentenza http://www.icty.org/en/press/haradinaj-balaj-and-brahimaj-acquitted-retrial
[13] L’esordio di Vetëvendosje a Tirana è avvenuto a inizio maggio 2019, rispettando il “marchio di fabbrica” con accesi scontri con la polizia durante la contestazione alla visita del presidente serbo Aleksander Vucic e del Presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik, ospiti per il vertice filoeuropeo Brdo-Brijone tenuto quest’anno in Albania. Si legga: https://balkaninsight.com/2019/04/09/kosovos-Vetëvendosje-opens-albania-branch-for-nation-unification/
[14] In particolare il Movimento VV si ispira al pensiero di Ha-Joon Chang, docente di Economia dello sviluppo a Cambridge e consulente di Nazioni Unite e Banca Mondiale. Chang e’ considerato un economista eterodosso, la sua infatti costituisce una voce di dissenso in seno alla comunita’ egemonica degli economisti moderni e ricorda quelle di John K. Galbraith e Joseph Stiglitz.
[15] Fonte: Agenzia delle Statistiche del Kosovo http://ask.rks-gov.net/media/4800/statistikat-e-tregtise-se-jashtme-2018.pdf
[16] https://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri-2018/
[17] Il Movimento e tuttavia noto alla comunità accademica, in particolare in Toscana. Nel 2012 infatti, esponenti di VV sono stati ospiti in una conferenza sulla società civile albanese, promossa dal Gruppo Studentesco Albanese MILOSAO di Pisa mentre, nel 2014 una delegazione dell’Università di Pisa fece visita alla sede di Prishtina durante un viaggio di studio nei luoghi della memoria della guerra del Kosovo.