Uta Ibrahimi è stata la prima albanese del Kosovo a scalare l’Everest e ora ha un nuovo progetto nel mirino: sta per intraprendere un primo tentativo di risalita della parete sud del monte ‘Lhotse’ attraverso una variante della rotta Jerzy Kukuczka, che prende il nome dal celebre alpinista polacco che morì proprio su quella rotta il 24 ottobre 1989.
Inizialmente i piani per la primavera erano diversi per Ibrahimi, la quale aveva previsto di raccogliere fondi per future spedizioni in questo periodo. Ci è voluta una telefonata personale di Hong Sung Taek, alpinista della Corea del Sud e esploratore di National Geographic, per convincerla.
Per il coreano sarà il sesto tentativo lungo la parete sud del monte ‘Lhotse’: nel 2017, fu ‘respinto’ a 200 metri dalla cima. Solo due squadre hanno scalato con successo quel versante della montagna: una spedizione russa composta da 18 membri nel 1990, e una squadra giapponese – guidata da Osamu Tanabe – nel 2006.
La difficoltà del percorso si trova principalmente nel muro di ghiaccio di 3.300 metri, con una pendenza a tratti quasi verticale. A questo va aggiunto il clima sempre tempestoso, così come il rischio di valanghe e caduta di massi.
Il Kosovo in cima al mondo
“Quando sono andata a scalare l’Everest, il mio allenatore e primo sostenitore, Xhimi Begeja, mi ha detto che la mia spedizione rappresentava qualcosa di molto più grande.
Il Kosovo è un piccolo paese, senza molta esperienza in alpinismo, per questo la spedizione non ha riguardato solo me, ma tutta la nazione. In Kosovo non abbiamo modelli di ruolo, soprattutto nell’arrampicata.
Nel 2016, quando andai all’ufficio dei permessi in Nepal per scalare l’Everest, il Kosovo non faceva parte dell’elenco dei paesi approvati. E’ stata la prima volta che la bandiera kosovara si trovava in cima al mondo.
Essendo donna, ho dovuto affontare tante sfide per raggiungere il mio obiettivo perché c’è l’errata concezione che scalare una montagna non sia una cosa da ragazza.
Fortunatamente ho incontrato Xhimi Begeja, che faceva parte della prima squadra albanese a scalare l’Everest e che voleva organizzare una spedizione con donne provenienti dal Kosovo e dall’Albania.” – ha detto Ibrahimi in un’intervista per Rock And Ice.
Ma un’altra sfida, forse più grande, la aspetta sul monte ‘Lhoste’:
“La via Kukuczka non è mai stata scalata ed è considerata una delle vie più difficili dell’Himalaya. Soprattutto nell’ultima sezione, dai tre ai quattrocento metri, stai solo salendo in verticale. È anche roccioso, il che lo rende più complicato perché si tratta di arrampicata mista.
Il rischio di valanghe è piuttosto alto, oltre a quello della caduta di massi. Tutte le persone che sono morte [su questa rotta] sono morte a causa di una valanga o di una caduta di sassi. L’ultima volta che Hong ha tentato questa rotta, è quasi morto a causa di una valanga!” – ha concluso Ibrahimi.