Il governo del Kosovo riferisce l’intenzione di impedire al primo ministro serbo, Ana Brnabić, di entrare nel paese dopo i suoi commenti “razzisti” su Prishtina.
Nell’escalation di tensione dei giorni scorsi, il ministro degli esteri kosovaro Behgjet Pacolli ha accusato il capo del governo serbo di commenti “disgustosi e inaccettabili” riferendosi alle frasi pronunciate dal premier serbo durante la consegna del rapporto della Commissione Europea sui progressi a Belgrado.
“Fin quando sarò ministro degli esteri del Kosovo, non permetterò che il primo ministro serbo, Ana Brnabić, entri in Kosovo data la sua ideologia razzista contro il popolo kosovaro.” – ha scritto Pacolli su Twitter.
Le dichiarazioni incriminate
Mercoledì, parlando ai giornalisti a Belgrado, Ana Brnabić si è espressa così scatenando le reazioni in Kosovo:
“La mia paura è che dobbiamo affrontare la peggior tipologia di populisti, persone che provengono letteralmente dal bosco. Alcuni di loro sono terroristi che hanno commesso atrocità durante la guerra del Kosovo.” – ha dichiarato senza fornire argomentazioni alla sua tesi.
La premier serba non si è scusata nei giorni seguenti per le sue dichiarazioni, alle quali non ha aggiunto ulteriori spiegazioni. Anche per questo, di conseguenza, dal Kosovo non sono tardate reazioni, in particolare dal presidente Hashim Thaçi:
“Il linguaggio razzista utilizzato dal primo ministro della Serbia, un paese che ha commesso un genocidio e pulizia etnica in Kosovo, è un ulteriore prova dell’odio patologico dell’attuale governo serbo nei confronti dei cittadini del Kosovo.” – ha detto il presidente kosovaro
L’intera situazione è arrivata in una settimana in cui le tensioni tra i due paesi erano aumentate a causa degli sconti tra polizia kosovara e cittadini serbi della zona nord del Kosovo. Scontri provocati dal raid ordinato dalla procura kosovara e finalizzato al contrasto della criminalità organizzata (tra cui anche agenti di polizia e doganieri).
Kosovo-Serbia: reazioni a catena
L’operazione della polizia kosovara è stata considerata una sorta di provocazione dai serbi della zona settentrionale del Kosovo, i quali hanno risposto creando disordini a cui sono susseguiti scambi di colpi di arma da fuoco.
Ciò nonostante, quello che preoccupa maggiormente è – come sostiene ‘Internazionale’ – la reazione di Belgrado: il presidente Vučić, infatti, ha messo in allerta l’esercito e ha inviato una colonna di blindati verso il Kosovo, promettendo di “proteggere il nostro popolo in caso di grave minaccia”.
I fragilissimi rapporti tra Kosovo e Serbia si sono nuovamente incrinati lo scorso novembre quando il governo kosovaro ha imposto dazi sulle merci importate dalla Serbia per il 100% del loro valore. La decisione arrivò come conseguenza della mancata entrata del Kosovo nell’Interpol, che per il governo kosovaro fu il risultato delle pressioni dei serbi, contrari all’iniziativa.
La situazione diplomatica tra i due paesi potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, considerate le dichiarazioni del presidente Hashim Thaçi su una possibile riunificazione con l’Albania:
“Se l’Unione europea continuerà a isolare il Kosovo, si prenderà in considerazione la possibilità di iniziative istituzionali o di un referendum sulla riunificazione con l’Albania.
Ciò potrebbe avvenire con l’adozione di una risoluzione in parlamento o con un referendum in Kosovo e in Albania. Se la Ue non vuole accogliere due Stati albanesi con due bandiere, allora che accolga una sola bandiera.” – ha dichiarato Thaçi.
Immediate le dichiarazioni di risposta del presidente serbo, Aleksander Vučić, che – ai microfoni dei giornalisti a Loznica, nella Serbia occidentale – ha così commentato un’eventuale riunificazione tra Albania e Kosovo:
“La Serbia saprà rispondere in modo serio, responsabile e determinato se dovesse essere indetto un referendum per un’unificazione fra Kosovo e Albania.“
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