Un accordo tra Serbia e Kosovo è possibile quest’anno ma non includerà sicuramente cambiamenti delle frontiere, come il primo ministro del Kosovo – Ramush Haradinaj – ha confermato in un’intervista.
Per il premier, infatti, un’ipotesi di questo tipo potrebbe far rivivere nei Balcani i vecchi demoni della guerra della fine degli anni ’90. L’idea che Serbia e Kosovo possano porre fine alla loro disputa attraverso uno scambio di territori, era sorta lo scorso anno suggerita dai presidenti di entrambi i paesi.
L’idea, tuttavia, è stata immediatamente criticata da cittadini, esperti politici e soprattutto da Haradinaj, assolutamente contrario ad uno scambio di territori con la Serbia. Da allora, i colloqui tra i due presidenti si sono fermati.
Le parole di Haradinaj
In un’intervista per Agence France-Presse dal suo ufficio a Prishtina, Haradinaj ha affermato che si può raggiungere un accordo tra i paesi, anche che quest’anno, ma ha ribadito che non ci sono possibilità che questo avvenga attraverso lo scambio di territori.
“I confini sono stati oggetti delle guerre passate.” – ha aggiunto Haradinaj, riferendosi al conflitto del 1998-1999 che ha effettivamente seperato il Kosovo dalla Serbia.
La forte opposizione di Haradinaj allo scambio territoriale, lo pone pubblicamente contro il presidente kosovaro, Hashim Thaci che – assieme al suo omologo serbo Vucic – aveva lanciato questa proposta.
La prospettiva di un ulteriore ridisegno dei confini ha scatenato forti critiche da parte degli attivisti per i diritti umani. Tuttavia, i diplomatici occidentali – soprattutto gli Stati Uniti – erano sembrati più aperti alla proposta rispetto al passato, quando il ridisegno dei confini balcanici era considerato tabù dopo il sanguinoso crollo della Jugoslavia.
Tariffe e colloqui
Un altro ostacolo chiave è rappresentato dalla tariffa del 100% che il governo kosovaro ha imposto sulle importazioni serbe a novembre, mandando in crisi le relazioni tra i due paesi.
Non a caso, ieri gli Stati Uniti hanno ribadito che questa tariffa venga immediatamente revocata. Nell’intervista ad AFP, Haradinaj ha detto che la tariffa è stata una risposta all’arroganza dei funzionari serbi, i quali avevano cercato di ‘sabotare’ i tentativi di Prishtina di unirsi all’Interpol.
Belgrado, infatti, ha realizzato una lunga campagna per escludere il Kosovo dalla principali organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU.
“Se i colloqui diventeranno seri, daremo una possibilità a quest’eventualità. Ma se la Serbia continuerà a dire che non riconoscerà mai il Kosovo, la nostra risposta sarà quella di non revocare mai la tariffa.” – ha concluso il premier.