Comunicati domenica sera i risultati definitivi delle elezioni politiche anticipate del 12 dicembre scorso, ma per la loro certificazione bisogna attendere i termini previsti per i ricorsi, cioè al massimo lunedì prossimo.
La Commissione Elettorale Centrale del Kosovo ha comunicato domenica sera i risultati definitivi delle elezioni anticipate del 12 dicembre scorso. Dei 100 seggi del Parlamento kosovaro eletti con il sistema proporzionale con collegio nazionale unico, 95 vanno ai partiti albanesi e 5 ai partiti delle minoranze etniche. Il Partito Democratico del Kosovo guidato da Hashim Thaçi avrà 34 deputati (224,339 voti ossia il 32.11%); la Lega Democratica del Kosovo di Isa Mustafa 27 deputati (172,552 voti ossia il 24.69%); il Movimento VetëVendosje di Albin Kurti 14 deputati (88,652 voti ossia il 12.69%), l’Alleanza per il Futuro del Kosovo di Ramush Haradinaj 12 deputati (77,130 voti ossia l’11.04%) e la Coalizione per il Kosovo Nuovo guidata dal partito AKR del magnate Behgjet Pacolli 8 deputati (50,951 voti ossia il 7.29%). Due i partiti albanesi che non superano la soglia di sbarramento del 5%. Il partito Forca Nuova si ferma al 2.17% con 15,156 voti e la Lega Democratica della Dardania al 2.14% con 14,924 voti.
Ai 5 seggi ottenuti con il sistema proporzionale dai partiti delle minoranze vanno aggiunti anche i 20 riservatoli per costituzione. Ai partiti della minoranza serba vanno 13 seggi: 8 deputati ai liberali indipendenti (Samostalna Liberalna Stranka), 4 alla Lista unita serba (Jedinstvena Srpska Lista) e 1 ai democratici (Srpska Demokratska Stranka Kosovo i Metohije). Altri 5 seggi vanno ai partiti della minoranza bosniaca: 3 alla coalizione dei bosniaci “Vakat”, 1 al Partito Democratico Nuovo (Nova Demokratska Stranka) e 1 al Partito bosniaco per l’azione democratica (Bošnjacka Stranka Demokratske Akcije Kosova). Invece dei 7 seggi rimanenti, 3 vanno al Partito democratico dei turchi (Kosova Demokratik Türk Partisi), 1 al Partito democratico degli ashkali (Partia Demokratike e Ashkanlive të Kosovës), 1 all’Iniziativa democratica degli egiziani (Iniciativa e Re Demokratike e Kosovës), 1 al Partito unito dei rom (Partia Rome e Bashkuar e Kosovës) e 1 all’Iniziativa civica dei gorani (Gradanska Inicijativa Gore).
Nelle elezioni del 12 dicembre scorso hanno partecipato il 45,29% degli elettori. I più votati sono i leader dei due partiti maggiori: il Premier in pectore Hashim Thaçi ha ottenuto 160,850 voti, invece il leader del LDK Isa Mustafa 130,213 voti. Seguono Fatmir Limaj, Vice Presidente del PDK e braccio destro di Thaçi, con 75,689 voti, il leader del Movimento VetëVendosje Albin Kurti con 58,467 voti e il leader dell’AAK Ramush Haradinaj, attualmente detenuto presso il Tribunale dell’Aja, con 54,713 voti. Tra i più votati rientra anche Uke Rugova, figlio del leader storico della resistenza kosovara Ibrahim Rugova, eletto con la lista che porta il nome del padre tra le file dell’AAK di Ramush Haradinaj. Il leader del AKR Behgjet Pacolli ha ottenuto solo 29,294 voti, posizionandosi dietro ad altri deputati dei due partiti maggiori. Invece il deputato che ha preso meno voti è Albert Kinolli del Partito unito dei rom: solo 393.
Come dichiarato dalla Presidente della CECK, Valdete Daka, per certificare i risultati definitivi bisogna aspettare anche i termini per i ricorsi. Ieri al Collegio elettorale per i ricorsi (PZAP) ne sono stati presentati 22 da diversi partiti e il PZAP dovrebbe deliberare entro 72 ore dalla loro presentazione. Contro le delibere di quest’ultimo si potrà ricorrere entro le 24 ore alla Corte Suprema del Kosovo che ha altre 72 ore in disposizione per dare il suo verdetto. In altre parole, se il PZAP e la Corte Suprema non accolgono qualche ricorso che può riaprire la partita, al massimo entro lunedì sera si dovrebbero certificare i risultati.
Le elezioni del 12 dicembre
Le elezioni anticipate del 12 dicembre sono risultato della crisi di governo aperta alla fine di settembre 2010 con le dimissioni del Presidente kosovaro Fatmir Sejdiu. La Corte Costituzionale del Kosovo ha stabilito che il Presidente aveva violato la Costituzione mantenendo sia la carica di Presidente della Repubblica che quella di Presidente del suo partito, la Lega Democratica. Sejdiu ha dato le dimissioni e a metà ottobre il suo partito è uscito dal governo, rompendo la coalizione con il PDK di Thaçi. Dopo Sejdiu ha lasciato anche la Presidenza del LDK e al suo posto è stato eletto il professore Isa Mustafa, sindaco di Prishtina.
Le elezioni del 12 dicembre sono state anche le prime politiche gestite interamente dalle autorità kosovare. Una sfida che purtroppo la politica kosovara non è riuscita a vincere perché le elezioni sono state caratterizzate da brogli e irregolarità palesi che hanno portato al riconteggio del 40% delle schede elettorali e al rivoto il 9 gennaio i cittadini di 5 comuni: Skenderaj, Drenas, Deçan, Malisheve, Lipjan e il 23 gennaio quelli di Mitrovica. Inoltre, i partiti principali albanesi, la Lega Democratica in testa hanno dichiarato più volte di non voler riconoscere le elezioni perché il processo si sarebbe compromesso a tal punto che l’unica soluzione sarebbero le elezioni nuove. La rivelazione di questa tornata elettorale è stato il Movimento VetëVendosja di Albin Kurti, da sempre impegnato per una maggiore sovranità e contro l’implementazione del pacchetto Ahtisaari su cui si fondano le istituzioni attuali dello stato kosovaro. Il Parlamento sarà il banco di prova per questo movimento cittadino di giovani kosovari anche se con i suoi 14 seggi sarà in opposizione.
Le trattative per il nuovo governo
Ormai anche la formazione della coalizione governativa dovrebbe essere questione di giorni. Ma Hashim Thaçi non si scompone. Ha dichiarato ieri di “voler aspettare anche la certificazione dei risultati definitivi” e da qualche settimana ripete la stessa frase “sarà una coalizione allargata a tutte le etnie e a molti partiti”. Di una cosa è sicuro: “il partito che ha vinto le elezioni con un risultato convincente è il Partito Democratico del Kosovo”. In verità ha solo 7 deputati in più rispetto al LDK, e sarebbe anche in minoranza se gli altri partiti albanesi unissero i voti. Invece il leader del LDK Isa Mustafa ha ribadito di non voler entrare in coalizione con il PDK ma “di stare in opposizione”. “La nostra priorità sarà il buon governo del Kosovo, in modo da incentivare lo sviluppo economico del paese e superare i problemi. Non possiamo farne parte, ma è necessaria che venga garantito il buon governo e dobbiamo ancora dare il nostro giudizio sulle elezioni”. Il LDK continua a mantenere una posizione ambigua sul riconoscimento delle elezioni: Mustafa ha dichiarato che si esprimeranno dopo la certificazione dei risultati e che il suo partito si impegnerà ad ogni costo per garantire un governo fondato sul voto legittimo.
Tante le indiscrezioni sulla nuova coalizione governativa. Escludendo il LDK e il Movimento VetëVendosje, potrebbero far parte della coalizione governativa oltre ai partiti delle minoranze anche l’Alleanza per il Futuro del Kosovo di Haradinaj e l’Alleanza per il Kosovo nuovo del milionario Behgjet Pacolli. Sembra che Pacolli punti alla carica del Presidente della Repubblica, altrimenti non se ne fa niente. In verità, il suo partito in queste elezioni ha perso voti. Dei 8 deputati della coalizione di partiti che guidava, solo 5 appartengono al suo. Un po’ poco per ambire la carica più alta dello stato, anche se c’è da dire che Pacolli è stato molto attivo nel processo di riconoscimento internazionale del Kosovo, riuscendo ad ottenere anche risultati. Dall’altra parte, i suoi 8 voti fanno gola al PDK sia per non dipendere solo da quelli dei partiti delle minoranze in Parlamento, sia se non raggiunge l’accordo con l’AAK.
Dal canto suo, l’AAK di Haradinaj, secondo i media kosovari, punterebbe alto: vogliono la carica del Primo Ministro. Con i loro 12 deputati possono fare la voce grossa. Per di più, si vocifera che altri 3 deputati del LDK potrebbero unirsi alla Lista “Ibrahim Rugova” che fa capo all’AAK. Ma il fratello di R
amush Haradinaj, Daut Haradinaj, eletto deputato in queste elezioni, domenica scorsa, in un intervista per il quotidiano kosovaro “Bota Sot”, ha continuato a sostenere che “non ci sarà nessuna coalizione con Thaçi” e che il suo governo al massimo governerà per un anno e si andrà di nuovo alle elezioni.
Se come non bastassero i paletti dei potenziali alleati minori, Hashim Thaçi dovrà essere molto attento nel scegliere i ministri tra le file del suo partito. La Comunità internazionale gli ha suggerito vivacemente di non nominare più personaggi sotto inchiesta o accusati di corruzione e altri affari illegali. Una cosa è certa: Thaçi punta di costituire il nuovo governo prima del terzo anniversario dell’indipendenza kosovara il 17 febbraio prossimo.