I risultati preliminari delle elezioni parlamentari in Kosovo confermano come primo partito il PDK di Thaçi con il 33.5%, ma tutte le forze politiche denunciano brogli e irregolarità e il LDK richiede nuove elezioni.
Lunedì scorso, a ventiquattro ore dal voto, la Commissione Elettorale Centrale del Kosovo (CECK) ha comunicato i risultati preliminari delle elezioni parlamentari, placcando le polemiche dopo l’exit poll dell’ong kosovara “Gani Bobi” che dava in testa il Partito Democratico del Premier uscente Hashim Thaçi, con il 31% dei voti. Di fatto, il PDK si è confermato il primo partito con il 33,5%, seguito dalla Lega Democratica del Kosovo (LDK) con il 23.6%. Il Movimento VetëVendosje (VV), al suo primo debutto, si posiziona al terzo posto con il 12,2% dei voti, scavalcando l’Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) di Ramush Haradinaj che ottiene 10.8% e la Coalizione per il Kosovo Nuovo guidata da Behgjet Pacolli e formata da sette partiti che si ferma al 7.1%. Invece, le altre forze politiche non ce l’hanno fatta a superare la soglia di sbarramento del 5% per poter sedere in parlamento. Bassa l’affluenza alla urne. Dei 1,630,636 elettori hanno votato solo il 47,5%. I ventidue partiti delle minoranze che si sono presentati alle elezioni hanno ottenuto in totale il 7% dei voti. Diversa la posizione dei cittadini serbo-kosovari, la minoranza più numerosa, che hanno votato nel sud e boicottato al nord. Anche se nessuno ha superato del 5%, i partiti delle minoranze dovrebbero ottenere alcuni dei cento mandati, eletti secondo un sistema proporzionale con un collegio nazionale unico e liste aperte. Inoltre, li vengono garantiti dalla Costituzione kosovara altri venti seggi, di cui dieci vanno ai serbi, tre ai bosniaci, due ai turchi, e uno a ciascuna delle altre quattro comunità: gorani, rom, ashkali ed egiziani. Reazioni della prima ora
Dall’altro lato, è presto tradurre le percentuali dei voti ottenuti dai partiti in seggi. Per farlo bisogna attendere finché la CECK non comunicherà i risultati finali. E a quanto pare, ammesso che tutto vada bene, non arriveranno almeno fino a sabato per via dei ricorsi sulle irregolarità riscontrate durante il voto. Fatto che non ha eclissato la gioia del PDK e del suo leader Hashim Thaçi. Il Premier uscente ha annunciato la sua vittoria già domenica sera, definendola “il referendum dei cittadini per il buon governo del Kosovo”. Un discorso quello di Thaçi che ha messo in evidenza il ruolo guida del suo partito nel processo di integrazione europea del suo paese: “oggi ha parlato il Kosovo europeo, il Kosovo euro-atlantico. Le elezioni sono state anche un referendum per il futuro europeo… Il Kosovo ha parlato chiaro e all’unanimità, oggi abbiamo espresso la nostra volontà sulla strada dei valori europei”. L’uscita di Thaçi, non è piaciuto affatto agli altri partiti politici e soprattutto al LDK. Il suo nuovo leader Isa Mustafa, Sindaco di Prishtina, arrivato alla guida del partito storico kosovaro dopo aver sconfitto quello uscente Fatmir Sejdiu qualche settimana fa, aveva posto come obiettivo quello di battere il PDK, pena le sue dimissioni. LDK ha contestato l’exit poll di “Gani Bobi”, sostenendo di essere in testa e dimostrando come le irregolarità verificate in alcuni bastioni del PDK, possono incidere pesantemente sul risultato finale delle elezioni. I risultati preliminari gli hanno dato torto sull’exit poll, invece sull’incidenza delle irregolarità bisogna aspettare la conclusione dell’iter dei ricorsi. Ma la vera rilevazione di queste elezioni è stato il Movimento VetëVendosje guidata da Albin Kurti, da sempre contro il pacchetto Ahtisaari su cui si fondano le istituzioni attuali e le leggi fondamentali del Kosovo. Presentato alle elezioni come lista civica, con il 12,2% dei voti ottenuti è il terzo partito. Ma Albin Kurti non ci sta, perché il VV sarebbe la forza politica più danneggiata dalle irregolarità e i brogli verificati durante le votazioni. Irregolarità e brogli
Invano l’appello degli analisti kosovari di non trasformare le prime elezioni parlamentari gestite direttamente dalle autorità del Kosovo, in scenari verificati spesso nella vicina Albania. Sembra che la voglia di farsi eleggere e vincere ad ogni costo, in alcuni casi, abbia prevalsa sull’importanza di un processo elettorale dagli standard accettabili per uno stato ancora in via di riconoscimento come il Kosovo. Tutti le forze politiche principali, il PDK compresso, hanno denunciato brogli e pressioni di ogni tipo: militanti che hanno votato più volte, schede elettorali inserite in blocco nelle urne o distribuite fuori dai seggi elettorali, compravendita di voti, mancanza degli spray dal colore invisibile per marcare i votanti, malfunzionamento delle lampade portatili UV per verificare chi ha votato, pressioni e violenze su elettori, membri delle commissioni elettorali e osservatori dei partiti politici. Durante le conferenze stampa di questi tre giorni, VetëVendosje ha reso noto alcuni video che confermano le denunce avanzate sui brogli e le irregolarità. E non sono mancate accuse neanche tra i partiti serbi-kosovari: i leader del Partito Socialdemocratico serbo e della Lista Unita serba hanno accusato il Partito Liberale serbo di aver malmenato il Presidente del seggio elettorale a Shtërpcë e di aver comprato i voti a Gracanicë.
Difficile stabilire l’estensione e la geografia di questi fenomeni, ma anche la coalizione delle ong kosovare “Demokracia në veprim”, impegnata nel monitoraggio delle elezioni, conferma quanto denunciato dalle forze politiche, aggiungendo altri dati di tipo tecnico: in molti seggi elettorali il tempo impiegato per l’operazione di voto è stato di un minuto e 35 secondi, quando la media doveva essere dai 5 ai 7 minuti; in diversi seggi, il totale dei votanti riporta la stessa cifra e in alcuni casi numeri pieni (300, 400, 500). Drenas e Skënderaj, roccaforti del PDK, sono due dei comuni in cui le contestazioni sono maggiori. Anche perché l’affluenza risulta quasi il doppio della media nazionale: a Skenderaj hanno votato il 93.68%, a Drenas l’86,94. Addirittura in alcuni seggi elettorali, secondo i dati di “Demokrazia në veprim”, avrebbero votato oltre il 100% degli elettori iscritti al Registro. LDK e VV: processo elettorale inaccettabile
Albin Kurti ha dichiarato martedì che “la concentrazione di tutte le problematiche relative alle irregolarità nei due comuni di Drenas e Skënderaj, ha come obiettivo il condono delle altre riscontrate in molti seggi elettorali in tutto il Kosovo”. Kurti ha definito il processo elettorale inaccettabile e i risultati che ne vengono fuori contestabili, appellandosi al fattore internazionale a “non spalleggiare il processo elettorale perché in questo modo sostiene le strumentalizzazioni e i brogli”. Sulla stessa linea, il leader del LDK, Isa Mustafa. Martedì, ha dichiarato che LDK contesta il risultato non solo a Drenas e Skënderaj ma anche in altri comuni. Secondo le indagini interne, il suo partito si sarebbe danneggiato per circa 50.000 voti. Invece, ieri sera, in un intervista per la tv albanese Top Channel, ha sostenuto che “le dimensioni delle irregolarità sono così enormi da compromettere il processo”e “la soluzione migliore sarebbe ripetere le elezioni”. Mustafa non ha risparmiato neanche “Demokrazia në veprim”che sarebbe diventato parte delle irregolarità, dal momento che domenica scorsa ha deciso di non continuare più con il conteggio parallelo dei voti, fermandosi al 51% di quelli scrutinati. Parole dure anche contro il fattore internazionale che “non sarebbe interessati alla democrazia in Kosovo, ma al sostegno di un governo fantoccio al suo servizio per mandare avanti i negoziati con la Serbia”.
Da parte loro, gli osservatori e le istituzioni internazionali presenti in Kosovo hanno dichiarato che le elezioni di domenica si sarebbero svolti in un clima principalmente tranquillo, tuttavia, evidenziando irregolarità e sollevando dubbi sulle votazioni in alcuni comuni. La stessa CECK, sotto i riflettori di tutti, nel
la riunione di ieri ha ammesso di aver riscontrato irregolarità in 63 seggi elettorali su 2,280.
Adesso sta al PZAP, il Collegio elettorale per i ricorsi, composto da un giudice della Cassazione e nove dell’Appello, dare il suo parere sui 171 ricorsi entro 72 ore dalla loro presentazione, termine che scadrebbe oggi pomeriggio alle 19.00. Sicuramente, il tempo è poco e il compito molto arduo, ma il PZAP ha già chiesto alla CECK, la documentazione elettorale per 22 seggi elettorali dei comuni di Drenas, Skënderaj e Deçan. E se i partiti non condivideranno le sue delibere, potranno sempre ricorrere alla Corte di Cassazione che entro 72 ore dovrebbe pronunciarsi.
Il nuovo governo
Nonostante le denuncie degli altri partiti, in particolare del VV e del LDK, mettano in cattiva luce il processo elettorale, il PDK avrebbe iniziato i negoziati per la formazione della coalizione governativa. In un’intervista rilasciata ieri all’Agenzia Reuters, Hashim Thaçi ha dichiarato che accetterà qualsiasi decisione della CECK, e sarà disposto a governare con tutti i partiti politici escluso VetëVendosja. Un’affermazione che delinea i scenari futuri della compagine governativa, dato che sia il LDK che il Movimento VetëVendosja avevano scartato da tempo eventuali coalizioni con il PDK. Secondo le indiscrezioni del quotidiano kosovaro Express, Thaçi avrebbe incontrato martedì dirigenti dell’AAK di Haradinaj e dell’AKR di Pacolli per parlare del nuovo governo. Entrambi i partiti, anche se hanno denunciato irregolarità, non si stanno esponendo come il LDK e il VV. Se Pacolli, ha dichiarato martedì di essere disposto a coalizzarsi con tutti gli altri partiti, l’AAK ha smentito per l’ennesima volta di volerlo fare con il PDK. Comunque vada, nella nuova coalizione ci saranno anche i partiti delle minoranze.
Importante che le elezioni non si macchino e che si crei un governo. Perché come sosteneva Arben Idrizi in un’editoriale del Express, domenica scorsa, considerato che l’integrazione europea è uno degli imperativi della comunità internazionale e della società kosovara, dalle elezioni verrà fuori un governo che dovrà portare avanti questo processo. Poco importa se non fa l’interesse comune o governa male.