Il 2 aprile al Parlamento UE, durante una seduta della Commissione Affari Esteri (AFET), si è trattato l’argomento dell’allargamento UE verso Est. A informare gli eurodeputati è stato il commissario all’Allargamento Johannes Hahn.
L’Unione Europea ha raggiunto l’apice di espansione nel 2013, con l’adesione della Croazia. In seguito al referendum del 2016 questo 2019 si dovrebbe avere la “Brexit”, l’uscita dall’UE del Regno Unito. Dal 1999 è aperta la prospettiva d’adesione per i paesi dei Balcani Occidentali (WB6, tra cui l’Albania), mentre si tratta una associazione rafforzata con altri sei paesi dell’Europa Orientale e del Caucaso nel quadro del Partenariato Orientale. L’avvicinamento sta diventando impervio e non si aspettano adesioni almeno fino al 2025. Le migliori possibilità di adesione sono per il Montenegro, seguito dalla Serbia. I due paesi hanno aperto i negoziati di adesione. La prospettiva e viva per l’Albania e la Macedonia del Nord. Rimangono lontane dalle prospettive di adesione Bosnia Erzegovina e Kosovo.
Il commissario Hahn ha informato gli eurodeputati che obiettivo strategico dell’UE nei Balcani e spazio ex-sovietico rimane la promozione dello sviluppo economico e dello stato di diritto. In questi paesi i redditi sono nettamente inferiori rispetto a quelli nei paesi UE. Nei primi anni ’90 (per esempio tra Ucraina e Polonia) si partiva da una base economica simile ma un divario è accresciuto col tempo a favore di paesi che sono aderiti nell’UE. Oltre al mancato beneficio di fondi UE allo sviluppo (fondi che hanno fatto tante fortune per paesi come Polonia o Ungheria), i paesi orientali hanno conosciuto conflitti etnici o intra-statali, da ultimo quello nell’Ucraina Orientale. Si necessitano forti investimenti per portarli a un maggiore livello di modernità e l’UE sembra interessata a procedere in quest’ambito.
Il commissario Hahn ha dichiarato di aver visto un progresso costante generale nei Balcani. Permane la problematicità delle relazioni Serbia – Kosovo, ma le parti dialogano invece di mirare alla violenza nel dirimere le controversie. L’UE media tra le parti perché la Serbia non riconosce l’indipendenza kosovara. Hahn ha sottolineato che la strategia UE sull’allargamento, presentata un anno fa, indica chiaramente che i nuovi membri non devono portare dentro l’Unione una volta aderiti conflitti bilaterali irrisolti. La Serbia sta già negoziando l’ingresso nell’UE, mentre il Kosovo è solo un potenziale candidato e attende la liberalizzazione dei visti (sulla quale il Parlamento UE si è espresso a favore).
Su Albania e Macedonia del Nord Hahn ha sostenuto che la Commissione UE raccomanderà al Consiglio UE di giugno di aprire i negoziati di adesione. L’UE – ha affermato – deve adempiere la sua parte di obblighi se i partner balcanici hanno adempiuto la loro, pena la perdita della sua credibilità. Ha aggiunto che l’Unione non deve farsi guidare dalle proprie paure in questo processo decisionale. Alla luce anche della ratifica dell’Accordo di Prespa con la Grecia – accordo che risolve la disputa quasi trentennale Atene–Skopje sul nome della repubblica ex-jugoslava – la Macedonia del Nord ha compiuto un deciso passo verso il traguardo dei negoziati. Se non si avrà l’apertura dei negoziati con Tirana, Skopje o tutte e due a giugno, il Consiglio Europeo riprenderà il tema a dicembre.
Il 23 – 26 maggio i paesi UE voteranno per il rinnovo dell’Europarlamento. Quattro candidati di nazionalità albanese si presenteranno di fronte agli elettori: Gerarta Ballo in Italia, Amet Gjanaj in Belgio, Adnan Dibrani in Svezia e Eda Gemi in Grecia. E’ molto probabile che gli euroscettici ottengano più seggi di quelli che hanno al momento al Parlamento, rendendo più difficoltoso l’allargamento europeo verso i Balcani Occidentali.
L’attuale clima politico-sociale nell’UE non aiuta la voglia di integrazione dei paesi balcanici. Particolarmente Francia, Olanda e Danimarca chiedono standard più alti nei riguardi dell’Albania, spaventati dalle notizie sulla criminalità, i richiedenti asilo e la forte influenza esercitata al loro interno dai partiti euroscettici. Il presidente francese Macron porta avanti l’idea che l’UE deve autoriformarsi prima di procedere a nuovi allargamenti. La Germania, invece, ha abbracciato la tesi di avviare i negoziati di adesione con Tirana e Skopje ma nel Consiglio Europeo vige la regola dell’unanimità nell’approvare le decisioni. Per quanto riguarda Montenegro e Serbia la data del 2025 indica solo una data possibile ma per niente certa riguarda l’adesione.
I vantaggi della adesione nella UE sono grandi per paesi come l’Albania, particolarmente nell’istruzione. Programmi educativi come Erasmus + rendono possibile ai giovani di effettuare una temporanea esperienza di studio all’estero, beneficiando di agevolazioni economiche. Le relazioni sono anche economiche, considerando che il 66% del commercio estero albanese avviene con l’UE. Dall’Unione provengono la metà degli investimenti diretti esteri in Albania (quasi 4 miliardi di euro).
Le statistiche dell’Eurobarometro indicano che il 70% degli albanesi ha fiducia nella UE e il 55% di essi sono legati all’Unione.
La seduta del 2 aprile è stata seguita, in qualità di visitatori, anche dai membri di un gruppo informale nato a Roma e denominato “Albanians for EU Forum”. Genesi del gruppo è l’incontro delle esperienze di alcuni giovani albanesi dotati del desiderio di aiutare la loro patria sulla via della integrazione nell’Unione Europea. Essi hanno studiato e vivono all’estero.
Obiettivo del forum da essi creato è quello di informare sul funzionamento della UE. All’interno del Parlamento Europeo hanno potuto incontrare gli eurodeputati attivi sul fronte balcanico Tanja Fajon, Fabio Massimo Castaldo e Eduard Kukan e ascoltare da loro incitamenti per influire sui politici albanesi a renderli coscienti dei valori della democrazia. Il Forum intende a promuovere ulteriori iniziative per avvicinare l’Albania sempre di più all’Unione Europea.
Autori
- Ela Daci – Economista, lavora come progettista sui fondi UE e NATO presso la Link Campus University di Roma.
- Gjergji Kajana – Pubblicista, è laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
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