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Home Notizie 2 Europe

Albania verso la candidatura all’UE

di Egli Haxhiraj
05 Dicembre 2009
in 2 Europe
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europa_albaniaÈ stato raggiunto un traguardo molto importante che implica “il riconoscimento e la fiducia dei seri sforzi dell’Albania e degli albanesi per raggiungere l’obiettivo dell’integrazione europea”. Sono state queste le parole con cui il Presidente della Repubblica Bamir Topi ha accolto le conclusioni approvate dal Consiglio dell’Unione Europea  nella sessione Affari Generali.

La decisione del Consiglio dell’UE arriva dopo la Domanda di Adesione, che il Premier Berisha congiuntamente al Presidente Topi e al Ministro dell’Integrazione Majlinda Bregu, ha formalmente consegnato lo scorso 28 aprile a Praga al Premier ceco Topolanek, il cui Paese deteneva la Presidenza di turno dell’UE.

Si può affermare senza  timore di essere smentiti che al processo di allargamento verso i Balcani Occidentali,  ha senz’altro giovato il venir meno di due barriere. In primo luogo, la ratifica del  Trattato di Lisbona entrato in vigore lo scorso primo dicembre. In secondo luogo, il superamento della Crisi Finanziaria che poteva avere gravissime conseguenze sull’economia reale e che grazie a misure straordinarie di intervento a livello nazionale ma anche di coordinamento a livello EU, si è riusciti a evitare e mitigare. Non c’è dubbio sulla duplice valenza della decisione. La prima di natura chiaramente politica. Basti pensare che la procedura decisionale del Consiglio nella sessione Affari Generali è l’unanimità, e ciò riflette una chiara volontà politica a non ostacolare l’Albania nel suo percorso verso l’adesione, consenso unanime per nulla scontato visto che il trattato di Lisbona prevede anche la consultazione dei Parlamenti nazionali. E le elezioni al Bundestag tedesco sarebbe stato secondo Frattini il motivo che ha portato a rinviare la decisione al 16 Novembre. La seconda invece prevalentemente  giuridica, si desume dal testo della Conclusione “ Il Consiglio ha deciso di applicare la procedura sancita dall’Art. 49 TUE. Di conseguenza la Commissione è sollecitata a sottoporre la sua opinione..”L’art 49 rappresenta il quadro giuridico dell’allargamento e prevede la procedura di Adesione all’Unione Europea, i requisiti fondamentali, i principi comuni agli stati membri ( tramite rinvio all’art 6.1 TUE), gli organi responsabili, i quorum decisionali, l’ordine cronologico delle fasi e gli atti da adottare. Le difficoltà a focalizzare tale procedura sono dovute anche alla prassi procedurale che si è venuta a delineare nelle ultime adesioni. Infatti, prima di applicare la procedura di adesione (ex art 49) alle richieste dei paesi dell’Est-Sudest Europa si è reso necessario un nuovo Framework  c.d. di pre adesione, in parte dovuto al enorme divario economico-politico-legislativo con gli stati membri, e in parte al fatto che il paese candidato deve essere in condizione di applicare la maggior parte della legislazione comunitaria dal primo giorno di adesione. In quest’ottica al fine di implementare i Criteri di Copenaghen (criteri politici, economici e l’Acquis) emergono nuovi strumenti di allineamento, come: Accordi di Stabilizzazione e Associazione, Partenariati Europei, IPA (aiuti finanziari) e i Programmi nazionali per l’Acquis. Strumenti già adottati e tutt’ora in vigore tra la CE, l’Albania e i Stati membri. La novità tuttavia sono i Rapporti di Progresso attraverso i quali la Commissione verifica annualmente i progressi ottenuti dall’Albania ed è ciò che conferisce loro effettività, intesa come capacità reale seppur indiretta di incidere nel nostro ordinamento.

Ogni paese che intende aderire all’Ue deve presentare formalmente la propria candidatura. L’Albania vi ha provveduto il 28 Aprile 2009 a Praga. Il Consiglio dell’Unione ha preso in considerazione  la domanda il 16 Novembre scorso, dando il via alla concatenazione delle procedure previsti dall’art 49. Il Consiglio ha chiesto esplicitamente alla Commissione di formulare un parere in merito alla sussistenza dei requisiti, determinante per l’assegnazione dello status. Questo significa che l’iniziativa è passata alla Commissione che già nel prossimo mese dovrebbe elaborare un Questionario di circa duemila domande, inerenti il livello di allineamento, le riforme e l’implementazione degli criteri di Copenaghen, nonché l’applicazione rispettivamente del A.

S.

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A e dell’Accordo sugli scambi Commerciali. Domande di cui la Commissione conosce già il responso ma che sottopone al richiedente al fine di verificare il grado di preparazione del Governo Albanese. Del Questionario conosciamo l’importanza grazie all’esperienza degli altri stati ora candidati come la Croazia e la Macedonia. Di vitale importanza è la qualità delle risposte ma anche il tempo impiegato a rispondere. Infatti, già in vista della decisione del Consiglio la nostra Pubblica Amministrazione ha intrapreso una serie di misure volte ad affrontare la sfida. Le istituzioni albanesi con il Ministero dell’Integrazione Europea (MIE) in prima linea hanno annunciato che al processo di compilazione del Questionario parteciperanno 45 istituzioni pubbliche e 450 funzionari dello stato.  Inoltre è previsto un’aumento considerevole del budget 2010 a disposizione del MIE. Il coordinamento sarà attuato da alti funzionari a livello ministeriale. Il MIE nel frattempo ha riorganizzato la propria struttura al fine di monitorare e coordinare le delicate operazioni di: esame delle domande, formulazione, analisi e approvazione delle risposte, traduzione e consegna alla Commissione. L’intera fase di compilazione dovrebbe esaurirsi in un anno, ed è questa la media nei Balcani. Fa eccezione la Croazia, l’unico stato ad aver impiegato sei mesi.

Sulla base delle risposte pervenute da Tirana, la Commissione  dovrà elaborare un Parere Analitico ed  emettere una Raccomandazione da comunicare al Consiglio dell’UE. Successivamente sarà il Consiglio che prendendo atto dell’opinione positiva della Commissione conferirà lo Status di paese candidato all’Albania.

L’esperienza croata è non solo un prezioso aiuto per l’Albania ma anche un modello di successo da seguire. Il grado di preparazione e di allineamento erano tali che il Consiglio ha fissato la data di apertura dei Negoziati a soli 4 mesi dall’assegnazione ufficiale della Candidatura. La Croazia è ad oggi nella fase più tecnica e lunga prevista dall’art 49 TUE. I Negoziati di Accesso dureranno tutto il tempo necessario a garantire un livello ottimale di allineamento e armonizzazione legislativa. In questa fase la Commissione prepara per il candidato un quadro di negoziati (Negotiating Framework). Sostanzialmente, la legislazione Comunitaria (acquis) viene suddivisa in 32-35 Capitoli, ognuno dei quali rappresenta un determinato corpus legislativo identificato per materia. I negoziati consistono in dieci passaggi obbligatori per ogni singolo capitolo. I benchmarks invece sono dei criteri di riferimento ottimali che debbono essere soddisfati per poter ottenere l’apertura e/o la chiusura provvisoria dei capitoli, questo spiega anche la lunga durata dei negoziati. Dopo la chiusura definitiva dei capitoli i risultati dei negoziati vengono incorporati nella bozza del Trattato d’Adesione, che deve essere approvato all’unanimità dal Consiglio dell’Unione previo un parere conforme del Parlamento Europeo. A questo punto il Trattato una volta firmato deve essere ratificato nei paesi membri in conformità delle loro norme costituzionali.

Dunque la strada verso la piena adesione e ancora molto impegnativa, e anche se molti si chiedono quando arriverà quel giorno ciò dipende solo da quanto siamo disposti a lavorare per cambiare il nostro paese. Bisogna auspicarsi che tutte le forze politiche in campo si adoperino per varare le riforme ora più che mai necessarie. Ci sono dei momenti nella storia di ogni paese che richiedono un senso delle istituzioni e una grande presa di responsabilità. Naturalmente la maggioranza  governa e  l’opposizione fa l’opposizione ma questo esclusivamente all’interno del  parlamento, perché su temi come questi  non si può e non si deve essere divisi ma urge ritrovare un largo consenso e  proposte  bi-partisan. Le crisi politiche sono fisiologiche in ogni paese ma allo stesso tempo la loro risoluzione entro i confini istituzionali delineati dalla nostra costituzione è una grande prova di civiltà e di democrazia al pari delle elezioni parlamentari.

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Argomenti: AlbaniaBamir TopiUnione Europea

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