Piuttosto pragmatica, e oltretutto chiara nei suoi intenti, è stata la visita lampo di Franco Frattini svoltasi lunedì in Albania. L’alta diplomazia italiana è “sbarcata” a Tirana non solo per poter rinfrescare dichiarazioni di piena collaborazione tra governo albanese e Italia ma anche per delucidare diverse questioni rimaste in sospeso fra i due Paesi.
In vista dell’adesione alla NATO (data per certa nel marzo-aprile 2009), il governo di Tirana sta attuando riforme – ovviamente secondo i tempi della politica albanese – per la piena integrazione del Paese nell’UE. E’ tuttavia un processo lungo, difficilissimo anche per quanto riguarda il funzionamento dello stato di diritto, deficitario in generale in tutti i Balcani Occidentali.
Come la quasi totalità dei Paesi dell’area, anche l’Albania appare piuttosto insofferente delle politiche di ingresso e di visti che le diplomazie di Bruxelles impongono tramite le proprie rappresentanze consolari a Tirana. Pure in Albania, come nelle altre capitali dell’area, ottenere un visto verso l’UE, pur con tutte le riforme attuate ultimamente, rimane un successo comparabile alla vincita alla lotteria.
Questa tematica è stata la più toccata dagli incontri che il ministro degli Affari Esteri italiano ha svolto nella sua visita presso le più alte istanze governative a Tirana. Anche se le bufere politiche sono particolarmente violente negli ultimi mesi, Frattini non ha mancato di dichiarare il pieno appoggio che Roma sta dando ai tentativi del governo di Berisha per la approvazione delle riforme adatte ad una futura liberalizzazione del regime dei visti fra Albania e Paesi UE. «Berisha ha tenuto fede agli impegni con l’Europa» – ha sottolineato Frattini – «ciò apre la strada a risultati visibili e palpabili, a cominciare dalla liberalizzazione dei visti».
Anche se l’aspettativa da un incontro di tale alto livello era maggiore – sono stati firmati solo cinque accordi di collaborazione, abbastanza effimeri rispetto alle grandi tematiche dell’integrazione euro-atlantica dell’Albania –, il capo della diplomazia italiana ha detto che l’Italia rimane un grande sponsor di Tirana a Bruxelles. Lo stallo in cui attualmente si trova il processo di ratifica del Trattato di Lisbona tiene nell’empasse anche la liberalizzazione dei visti fra UE e Paesi terzi. Tuttavia Frattini ha promesso un iniziativa individuale da parte dell’Italia e altri Stati europei affinché la liberalizzazione dei visti con l’Albania inizi come processo “unilaterale” da parte di alcuni Stati per poi avere la definitiva approvazione dalla Commissione europea.
A differenza di altre viste ufficiali dove le promesse parevano più concessioni gentili, le dichiarazioni di Frattini hanno resi finalmente ben chiari alcuni punti fermi per la diplomazia italiana. Oltre a precisare quali siano le riforme interne, necessarie affinché Tirana possa avvicinarsi alla famiglia europea, i vertici della Farnesina hanno specificato ciò che l’Italia – e soprattutto la sua economia – più attende dal governo di Tirana. Detto brevemente i visti più liberi con l’Italia arriveranno dopo concessioni abbastanza significative da parte albanese per la politica energetica italiana. Quest’ultima intende trovare proprio in Albania quegli sbocchi strategici che il referendum negativo sul nucleare (1986) non ha permesso di identificare sul suolo italiano. «Abbiamo un grande interesse per le possibilità che l’Albania offre riguardo alla produzione del energia elettrica, cosa di cui l’Italia ha molto bisogno», ha detto chiaramente Frattini. E’ da tempo infatti che l’ENEL ha in riserbo diversi progetti da sviluppare in territorio albanese, fra i quali rientra la costruzione di almeno quattro centrali elettriche.
Sebbene, per tradizione storica, la penisola balcanica rimanga un groviglio di interessi non sempre concordanti, almeno sulla gestione delle risorse infrastrutturali pare che Roma si voglia muovere in modo non meno risoluto di altri concorrenti in area – l’Austria per esempio. La visita di Frattini non ha specificato i passaggi e i moventi particolari che porterebbero i due governi a collaborare – cosa che dovrebbe venir definita dalla vista imminente di Berlusconi a Tirana –, ma almeno ha definitivamente precisato i punti cardinali di tale collaborazione.
La presenza della piccola-media impresa italiana è preponderante in Albania rispetto agli altri investimenti esteri. Forse a partire anche da questo fattore, durante l’ultima campagna elettorale, il Popolo delle Libertà aveva promesso una politica “albanese” per il fabbisogno italiano in materia di energia elettrica. La visita di Frattini è in tal senso l’attuazione di tale promessa, fatto che i governanti albanesi – desiderosi di essere sempre più vicini a Roma – devono tenere ben presente. Troppe volte i politici di Tirana s’erano abituati ad essere richiamati da parte degli Europei soprattutto su questioni di democrazia e riforme nella politica interna. Stavolta è un po’ diverso, e le occasioni che si presentano appaiono ben più concrete. Per le autorità di Tirana è un ammonimento affinché capiscano che la via verso Bruxelles non è fatta solo di concessioni ma anche di veri e propri scambi di interessi. In questo senso, essa è fatta anche di scelte importantissime per tracciare la politica estera di questi Paesi piccoli, ma a quanto pare fondamentali per lo sviluppo italiano.
Fonte: Il Legno Storto